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I tre pianeti personali:Mercurio,Venere,Marte

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view post Posted on 25/9/2017, 21:22     +1   -1
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I tre pianeti personali:Mercurio,Venere,Marte



di Lidia Fassio

Mercurio



La lettura di un tema natale è cosa complessa e affascinante; vedere come si sono incontrate le varie energie e che tipo di miscela organizzata ed intelligente ha avuto luogo è una di quelle esperienze che ogni volta riescono a farmi pensare che Dio esiste proprio perché lascia cogliere la Sua essenza nell’ordine sottostante a tutte le cose, tra cui l’informazione binaria che si manifesta nella lettura degli archetipi planetari con la sua simultanea rappresentazione psichica e somatica, presente, seppur in maniera impalpabile, in qualunque realtà e in qualunque istante la si osservi.
I tre pianeti personali sono così chiamati perché accompagnano l’Io nella sua lenta e graduale strutturazione e crescita, dal momento in cui questa istanza inizia a formarsi (6-7 mesi) per tutta la durata della vita. Questo significa che LUNA e SOLE riflettono il nucleo centrale della nostra personalità; nucleo dotato di una parte ricettiva e sensibile ad energia yin (LUNA), e di una attiva e dinamica ad energia yang (SOLE) che si appoggia nel suo continuo divenire alle tre funzioni archetipiche rappresentate da MERCURIO, VENERE e MARTE che collaborano per orientarsi ed inserirsi a pieno titolo nel consorzio umano e per conquistare ciò che serve alla crescita e all’affermazione della personalità nel mondo esterno.
Senza il lavoro diligente e silenzioso e la presenza intelligente e costante di questi tre collaboratori, la personalità non potrebbe avere vita autonoma e non potrebbe sviluppare e riflettere le componenti fondamentali che possono essere riassunte in:

1. Fattori cognitivi, che dipendono dalle informazioni che si percepiscono, da come vengono catalogate, organizzate e memorizzate per formare le nostre conoscenze delle persone, delle cose e dell’ambiente esterno, e separarle da ciò che avviene nel mondo interno. In pratica rappresentano lo scambio che prende vita sotto forma di “comunicazione” a molti livelli.

2. Fattori affettivi, che si strutturano attraverso le sensazioni “gradevole” e “sgradevole” che l’individuo prova nei confronti delle persone o delle cose e dell’ambiente con cui entra in contatto e con cui dà vita a relazioni. In questa intima interazione il bimbo scopre il desiderio, il senso di piacere personale e il senso di valore; qualità che forniscono la base per la futura autostima, il senso di benessere e per le scelte che farà.

3. La disponibilità all’azione, ossia la capacità di affermazione di sé, ma anche il grado di motivazione che si riesce a raggiungere e che sarà determinante nei confronti della possibilità di difendere le proprie idee e i propri valori nel mondo. In pratica si tratta della volontà personale che farà da motore interno alla conquista della padronanza di sé e di ciò che si desidera ottenere dal mondo esterno; in ultimo, servirà alla difesa del proprio senso di integrità fisico e psichico.

In pratica, Mercurio, Venere e Marte sono i vassalli di Sole e Luna nel delicato processo di riconoscimento di sé e di adattamento al mondo esterno; essi lavorano incessantemente per darci un’ identità elastica e per affermarla nei confronti degli altri e del mondo.
Fatta questa premessa, vorrei precisare che i tre pianeti agiscono in successione nella formazione della personalità e sono in stretta interdipendenza oltre che in collaborazione, nel senso che Venere non potrà svolgere la funzione di “scelta” se prima non si è potuta avvalere di Mercurio per condensare tutte le informazioni necessarie alla valutazione e al riconoscimento di ciò che piace e di quali sono i valori prioritari per l’individuo, così come Marte non potrà affermare sé stesso né muoversi per conquistare ciò che vuole se prima Venere non ha individuato e scelto quello per cui vale la pena di lottare. Senza la capacità discriminatoria di Mercurio, Venere non riuscirà a formarsi una propria scala di valori e, senza valori personali, la vita perde di forza e di direzione e Marte sembrerà non essere ispirato nella sua possibilità di conquista e di affermazione.
Ecco allora che diventa importante riuscire a leggere con precisione il significato di questi tre archetipi, perché rappresentano qualcosa di profondamente autentico per la persona che, se non è in contatto con questi principi interni, non sarà neppure in contatto con la propria vera personalità e si sentirà vuota, non vera e senza reali motivazioni. Poter lasciar intravedere ad un consultante che cosa potrebbe attirare e riattivare la sua attenzione, i suoi desideri ed intenti, significa ridare stimolo alla sua voglia di conoscersi, così come essere in grado di spiegare che cosa può gratificare il senso di piacere e di “benessere” personale ad un consultante che continua a fare scelte insoddisfacenti significa in qualche modo aiutarlo a cogliere la sua “ghianda” e sostenerlo nel difficile percorso di ritrovare quelle parti di sé che sembravano perdute; significa ridare vigore alla personalità e liberare energie prima intrappolate, senza le quali Marte non potrà mai avere un’azione efficace finalizzata ad una conquista gratificante. Marte è il guerriero dell’Io-Sole, ma senza un reale supporto degli altri due pianeti personali sembrerà non trovare il “RE” per cui lottare e diventerà dispersivo, senza una vera meta che porti ad una vera autorealizzazione. Marte è un’energia indifferenziata che deve trovare direzione e scopo, altrimenti disperderà la sua forza senza mai riuscire a concentrarla.

Per questo, in un tema natale è fondamentale riuscire a leggere questo piccolo nucleo di pianeti che sono quanto c’è di più vero e di più in contatto con il Sé. Riuscire a ricucire tale contatto – qualora sia stato perduto – significa ritornare nella propria direzione di crescita e sfruttare i transiti per ritrovare ciò che si è perduto, allargando al tempo stesso le frontiere della personalità, integrando via via nella coscienza ciò che prima sembrava essere escluso.
Usare l’energia dei tre pianeti personali significa aiutare l’Io a scoprire quale è il progetto del Sé e a realizzarlo giorno dopo giorno.
Ecco perché quando andiamo a fare la lettura di un tema natale non possiamo prescindere da una attenta analisi di questi tre signori che sono la base portante del senso “personale”, di ciò in cui noi ci riconosciamo e che definiamo “Io”. Quando noi diciamo “io sono così”, stiamo definendo una serie di capacità e qualità che sono state integrate nella nostra personalità cosciente e che rappresentano ciò che per noi è “dentro le frontiere” dell’Io; è però importante comprendere che sono proprio i pianeti personali a mettere a fuoco ed individuare pian piano ciò che poi la coscienza integra e fa proprio.
Questa è anche la ragione per cui, se Mercurio e Venere hanno blocchi nel tema natale, sarà ben difficile che Marte possa operare in modo costruttivo per un allargamento della personalità, e questo indipendentemente dagli aspetti che riceverà, perché non sarà ispirato dalla conoscenza e dalla selettività analitica di Mercurio, né dalla capacità di valutazione e di scelta di Venere, suoi insostituibili compagni di viaggio. Sarà quindi molto importante fare un’analisi accurata di questi tre pianeti quando ci accingiamo a interpretare un tema natale perché questi ci possono fornire, tra le altre cose, un’accurata lettura delle difficoltà che un soggetto può aver incontrato nella formazione della personalità e questo potrà esserci utile per meglio comprendere e superare gli ostacoli che si sono frapposti tra le reali potenzialità e ciò che invece si riesce ad esprimere.

Farò di seguito una sintesi delle funzioni di questi tre pianeti e di quali possono essere i motivi celati dietro all’inibizione e al blocco della loro naturale modalità di espressione e delle eventuali compensazioni che possono essere nate come iniziale difesa, ma che poi hanno rafforzato il blocco. In questa prima parte tratterò Mercurio e nel secondo articolo tratterò Venere e Marte.

Primo pianeta personale, vicinissimo al nostro Sole, non se ne può allontanare più di 28° e questo già ci dà la misura della sua portata in termini di necessità per il nostro Io.
Mercurio è il simbolo più ricco in assoluto, esattamente come nel Mito Hermes era il Dio che aveva più funzioni e più appellativi; si presentava come il più eclettico.
Nella costruzione del nostro Io la funzione mercuriale si incarica di mettere confini visibili tra il mondo esterno e quello interno: infatti, la divisione tra soggetto e oggetto è di estrema importanza nel riuscire a formare quel “senso di realtà” che, oltre a permetterci di orientarci nel mondo esterno, ci fornisce anche una serie di regole e di convenzioni che ci danno la possibilità di scambiare informazioni con gli altri partendo da premesse comuni, permettendoci di discriminare e separare ciò che arriva dall’interno e quindi dal nostro mondo soggettivo da ciò che invece arriva dal mondo esterno.
Questa capacità di differenziare e discriminare è anche la base per la formazione della personalità che, dal momento in cui si raggiunge, comincia anche a vedere il mondo in modo polarizzato: un sopra e un sotto – un bianco e un nero – un dentro e un fuori – un buono e un cattivo. La polarizzazione è un’espressione tipica dell’apparire della coscienza; l’inconscio si caratterizza infatti per l’unità, mentre i processi di divisione nascono dalla differenziazione dell’Io dall’unità iniziale.
Usando le capacità di questo pianeta si possono differenziare e catalogare tantissime informazioni che dovranno poi essere coordinate, elaborate, organizzate e messe in memoria; tuttavia, il massimo dell’ecletticità Mercurio la esprime nel suo simbolo di “percezione intellettiva”. Mercurio coglie, afferra il mondo esterno attraverso gli organi di senso e lo porta all’interno sotto forma di vari input che verranno decodificati ed interpretati, e questa organizzazione passa attraverso la fitta rete del sistema nervoso che rende possibile la grande comunicazione e il mettere in relazione. Il simbolo di comunicazione va dunque inteso come la grande possibilità che Mercurio ci offre di prendere informazioni dall’esterno, portarle all’interno, convogliandole fino al centro elaboratore che le confronterà e vaglierà e produrrà risposte sempre più appropriate e sofisticate da riportare all’esterno. Faccio un esempio banale: se i nostri sensi percepiscono “freddo”, allora questa sensazione verrà condotta dalla funzione in questione fino al nostro elaboratore centrale che la decifrerà e darà una risposta adatta a rispondere al problema (nel caso specifico potrebbe essere “mettere un golf” oppure “ripararsi”, ecc.).
A noi sembra facilissimo tutto ciò, ma imparare a coordinare il tutto, per un bambino, richiede tempo, associazione di idee, costruzione di collegamenti, interpretazione di messaggi in codice e traduzione di risposta attraverso l’azione. E’ proprio il simbolo mercuriale a permetterci questa impeccabile sequenza che ci consente di trovare sempre nuovi adattamenti atti a garantire un maggior inserimento nel mondo circostante; creare nuove connessioni è esattamente quello che accade anche a livello fisiologico nel nostro cervello che crea nuove tracce, ampliando e perfezionando le possibilità di contatto e di scambio di informazioni e di stimoli.
Se Mercurio non funziona, perché è bloccato nel tema da aspetti particolarmente difficili, possiamo sospettare che durante la delicatissima fase evolutiva preposta a strutturare queste potenzialità il bambino si è trovato a vivere qualcosa di pericoloso o di difficile ed è, per così dire, corso ai ripari trovando un adattamento che finirà per essere invece un “adeguamento” che, nel tempo, comprometterà in modo più o meno evidente alcune delle funzioni che potenzialmente avrebbero potuto svilupparsi in modo più semplice ed efficace. Nell’infanzia, la mente mercuriale – che è la parte sinistra ed è quella che si occupa del pensiero logico causale, che analizza, confronta, filtra, seleziona e poi memorizza le informazioni – ha bisogno per formarsi di una grande collaborazione da parte del mondo esterno: infatti, quando un bambino inizia a ingoiare informazioni (il periodo per intenderci è quello che va da un anno ai due anni e mezzo), se queste gli vengono date errate, oppure gli vengono confutate le capacità sensoriali di vedere, sentire e percepire, o se ci sono sollecitazioni troppo difficili da decodificare in maniera chiara per la sua età e la sua maturità, o se, per converso, non ci sono sollecitazioni di sorta perché l’ambiente è privo di stimoli intellettivi, l’Io nascente inizierà a sentirsi minacciato dalle sue stesse sensazioni e percezioni, oppure sarà deluso e frustrato dalle non risposte e metterà in atto meccanismi di difesa sofisticatissimi, che opereranno per proteggere il bambino in quel particolare periodo della vita, ma che inevitabilmente andranno ad influire sulla futura capacità di analisi, di selezione, sulla percezione e sull’adattamento, fino a contaminare la capacità di procedere ad un “esame di realtà” vero, il che interferirà sulle capacità di socializzazione, apprendimento e sulla futura industriosità.

Procederò con alcuni esempi chiarificatori.
La percezione lavora braccio a braccio con la funzione attenzione: entrambe sono mercuriali ed operano insieme in perfetta sintonia. Se osservate un bambino dai 12 ai 24 mesi avete la chiara rappresentazione di come queste due funzioni siano attive. Il bimbo è sollecitato da tutto ciò che accade attorno a lui: è curioso, vivace, pronto e rapido nel cogliere i collegamenti tra le varie cose, però si appoggia al mondo degli adulti per capire, chiede spiegazioni, vuole sapere il perché delle cose, vuole capire in che modo una cosa può entrare in relazione con un’altra, trovare un nesso logico, vuole comunicare le sue scoperte e le sue conclusioni. In questa fase il bambino scopre anche il suo impatto con l’esterno: capisce che lui è un protagonista sul palcoscenico del mondo e che ogni suo comportamento può avere effetti su quello degli altri e modificare la scena. E’ in questa fase che scopre il “pensiero causale” ovvero comprende che ad ogni sua azione corrisponde una reazione da parte del mondo.

La funzione Mercuriale sul piano psicologico è analoga a quella delle sinapsi che creano in continuazione ponti e collegamenti che lasciano scorrere l’informazione lungo tutti i canali del sistema nervoso, portandola da una parte all’altra del nostro corpo: se però le spiegazioni che arrivano sono insufficienti, oppure sono poco chiare o addirittura contrastanti, l’Io del bambino si troverà in stallo perché non saprà come decifrare e tradurre ciò che gli arriva dall’esterno e di conseguenza non saprà dare risposte appropriate.
In situazioni di estrema gravità, ad esempio nelle famiglie molto caotiche, il bambino riceve spesso informazioni molto contrastanti; gli vengono dette cose che poi vengono negate o disattese, oppure con frequenza le sue stesse percezioni vengono rifiutate e considerate sbagliate con la conseguenza di non essere più sicuro di ciò che vede o sente, altre volte gli si danno due informazioni opposte contemporaneamente (comunicazione a doppio messaggio). Praticamente il suo sistema di percezione-comunicazione diventa un dedalo in cui egli non sa trovare una via di uscita soddisfacente.

Astrologicamente parlando, se abbiamo nel nostro tema natale un quadrato tra Mercurio e Plutone, siamo potenzialmente dotati di una percezione psichica fantastica, intensa, capace di cogliere anche sfumature molto più sottili (ad esempio ciò che non viene detto e non viene palesato ma che aleggia nell’aria e la contamina), ma è altrettanto probabile che quando eravamo piccoli ed abbiamo provato a riferire ciò che “sentivamo e capivamo”, qualcuno ci abbia fatto capire chiaramente che ciò non era vero, oppure che era molto meglio non rivelarlo all’esterno. In queste condizioni – che sono tra le più difficili per la nascente percezione di un bambino – la funzione stessa, più che una potenzialità sembra quasi diventare un problema; ciò nonostante, nel caso di Mercurio-Plutone, il bambino è come se percepisse che questa funzione può essere fondamentale per la sua sopravvivenza psichica, perché fornisce in ogni caso una capacità di anticipare ciò che si muove nell’ambiente, ma al tempo stesso imparerà che ciò che si vede e si sente dovrà sempre essere custodito gelosamente dentro di sé, e che soprattutto non è mai opportuno lasciar trapelare all’esterno ciò che si pensa veramente.
Tutti noi che ci interessiamo di astrologia conosciamo perfettamente la capacità di Mercurio-Plutone di trattenere all’interno pensieri, sensazioni ed intenzioni e sappiamo anche che chi ha questo aspetto può giungere a falsare letteralmente la comunicazione, cercando di sfruttare a proprio vantaggio la capacità di cogliere i risvolti sotterranei, le contraddizioni e le incongruenze altrui, ma sappiamo anche che questo aspetto può dare una vera e propria falsazione della realtà interna con problemi che possono andare dalla difficoltà a cogliere i propri reali pensieri, bisogni ed intenzioni, fino alla negazione di una parte di verità e di percezione che l’Io considera dannosa e quindi nasconde, trasforma e devia, fino al punto di portare all’esterno qualcosa di completamente diverso da ciò che si è all’interno, e tutto questo spesso in modo totalmente inconscio.
In effetti, le persone che hanno questi aspetti hanno bisogno di “ripulire” i loro schemi psichici e i loro meccanismi di comunicazione poiché in caso contrario si trovano quasi sempre a fare i conti con situazioni contorte e ambigue in cui i travisamenti e i meccanismi manipolatori sono all’ordine del giorno, sia subiti che inflitti.
Questo perché Mercurio simboleggia tutti i livelli di comunicazione, quella verbale che passa attraverso la parola (verbalizzazione); quella tra interno ed interno che mette in comunicazione parti diverse di noi (esplicitata bene da Jung con la sua descrizione della funzione “psicopompo” in cui Mercurio-coscienza è il Dio che può oltrepassare i confini e spazia nell’inconscio e nel superconscio per trasportare alla luce i contenuti e farli diventare visibili); e, in ultimo, ciò che passa a livello di percezione e di scorrimento di informazioni tra l’esterno e l’interno e viceversa. Quando Mercurio è leso ed ha qualche aspetto di blocco dobbiamo pensare che qualcosa nella funzione percettiva e nella comunicazione-scorrimento di informazioni di quella persona non sarà perfetto e ci saranno delle problematiche; la natura, o meglio la colorazione di queste problematiche sarà data dal pianeta con cui Mercurio è legato e dalla qualità dell’aspetto.

Nel caso di rapporti tra Mercurio e Nettuno, invece, la situazione sarà molto diversa da quella precedente: qui infatti non si tratta di negare o di falsare la realtà, ma di eluderla, di evadere da essa, di cercare altri territori a livello di mente per non restare imprigionati da ciò che si considera inaccettabile, noioso, triste e limitante. Qui, l’intrepido e curioso Hermes si trova a contatto con il volatile, intangibile e fantastico Nettuno che non vuole stare dentro la realtà, o meglio neppure vede la realtà ordinaria poiché Nettuno è il pianeta che ci spinge a cercare altre vie, altre forme di percezione, più sensibili, extra-sensoriali. Nettuno è colui che vuole accendere dentro di noi forme di percezione stra-ordinarie e che non crede – come invece fa la mente – che esistano solo le cose visibili e tangibili: quando va a toccare Mercurio, cerca di distoglierlo, di farlo andare al di là del mondo della mente e della normalità che trova piccolo, insignificante, ristretto e grigio. I bambini che hanno aspetti Nettuno-Mercurio faticano a conoscere il confine tra realtà e fantasia, tra ciò che sembra reale e ciò che invece è immaginato e sognato e questo fa sì che la loro mente venga spesso “rapita”, come se venisse condotta in un luogo in cui il sogno, l’illusione e la fantasia possano agire indisturbate senza subire i limiti della materia.
Ecco dunque che un bambino che vive una realtà inaccettabile comincerà ad usare questa modalità di fuga; comincerà a sconfinare trovando l’altra parte del proprio mondo interno molto più interessante e stimolante e, spesso, perderà contatto con il limite, per cui a volte riferirà agli adulti situazioni o percezioni che questi considereranno non vere, illusorie, prive di verità. Molto spesso questi bambini vengono considerati “bugiardi” a totale sproposito, poiché non è di questo che si tratta bensì di incapacità di discriminare tra il reale e il virtuale. Se la situazione di difficoltà permane a lungo e si fa più pressante il bisogno di difendersi dalla realtà, il bimbo potrebbe anche arrivare a non voler più rientrare nei limiti e quindi a fare con-fusione tra i due mondi, quello personale con le fantastiche sollecitazioni, in cui tutto è possibile e tutto può essere trasformabile e adattabile, e quello esterno, in cui la realtà è invece rigida, noiosa e inaccettabile, finendo per confondere gli elementi del primo e del secondo, sovrapponendoli.
Anche sulla percezione, nel caso di rapporti tra Mercurio e Nettuno possono agire meccanismi di difesa che portano il soggetto a non cogliere ciò che non piace e che annoia, o ciò che fa paura o si considera inaccettabile. Qui Nettuno può provvedere andando a dirottare l’attenzione in entrata, per cui diventa anche molto difficile – quando poi si è adulti – comprendere cosa non si percepisce, quali sono le zone d’ombra su cui la nostra attenzione scivola via, spesso prima ancora che noi ce ne rendiamo conto. Questo è il caso molto comune nei bambini ansiosi (Mercurio-Nettuno è sempre frutto di una mente ansiosa, inquieta, incapace di rimanere ferma sulle cose e incapace di muoversi nel mondo della praticità), che preferiscono zone in cui sia meno presente il contatto con la realtà che è inquietante.
Più spesso Mercurio-Nettuno sembra portare la mente in una condizione di assenza forzata, in cui il bambino sembra essere “sulle nuvole”, incapace di essere presente a ciò che sta accadendo nella realtà. Nettuno produce in Mercurio quei fenomeni che si chiamano di “allucinazioni positive”, nel senso che spinge fino vedere e sentire ciò che non c’è usando l’immaginazione e il mondo della fantasia (molto comune è il caso dell’amico immaginario).
Mercurio-Nettuno è una mente che ha grandi potenzialità nel percepire ciò che è più elevato, ciò che non è ordinario e ciò che può usare canali di comunicazione più creativi: percepisce sensibilità, senso artistico, è una mente empatica che vuole trascendere i confini della mente razionale e si predispone ad usare altri canali anche per comunicare come la danza, la musica, l’arte, la spiritualità, ma quando si è piccoli è difficile inserirsi in un contesto, soprattutto se è limitato.
Questo ci fa capire che la consapevolezza (ciò che entra nell’Io) a volte viene totalmente anticipata dal filtro che va ad agire sulle informazioni in entrata, dirottandole verso l’inconscio, prima ancora che operi un sistema di selezione cosciente. Mercurio ha anche la funzione di sintonizzazione. In effetti, noi tutti siamo attratti preferenzialmente da ciò che ci interessa e tendiamo ad orientare in quella direzione la nostra attenzione mentre facciamo fatica a concentrarci su argomenti che non ci piacciono; a maggior ragione questo accadrà ai bambini che sono attratti da ciò che li stimola e che li diverte. Questa è una delle ragioni per cui la scuola dovrebbe essere divertente e stimolante, poiché la noia è ciò che fa deviare immediatamente l’attenzione.

Ci sono però anche situazioni ancora più gravi che possono intervenire sulla nostra organizzazione della percezione e dello scorrimento delle informazioni; il meccanismo della rimozione infatti opera in modo potente e va letteralmente ad impedire che alcune cose vengano mantenute nella consapevolezza. Qui non si tratta di distorcere, di falsare o di eludere, ma si tratta di bloccare nell’inconscio qualcosa che viene considerato dal Super Io troppo doloroso per accedere alla coscienza.
Con le quadrature di Mercurio-Saturno ci possiamo trovare di fronte ad una serie di problemi che spesso vengono catalogati in maniera impropria come “cognitivi” e “comunicativi” mentre, più semplicemente, ci troviamo di fronte a bambini che hanno avuto pochi stimoli: questo aspetto è sempre sinonimo di un ambiente poco stimolante, poco comunicativo, in cui era impossibile un confronto con altri bambini e quindi anche la socializzazione; molte volte è un ambiente bloccante perché restrittivo, in cui dominano persone che creano distanza e che sono autoritarie e questo può aver spinto il bambino a chiudersi in sé stesso e a non rivolgersi verso un esterno che comunque non è né premiante né stimolante. Con questo aspetto, in situazioni disperate, è possibile che le difese siano andate anche molto più in là, fino a limitare la propria capacità di percezione, poiché considerata dannosa e portatrice di sofferenza. Spesso accade che vengano segnalati dalle scuole bambini con “ritardi cognitivi” che in realtà hanno semplicemente dei blocchi nella percezione che solo col tempo, se non curati, possono diventare veri problemi cognitivi; sono bambini che hanno paura ad aprirsi e ad imparare perché hanno subito troppe frustrazioni ponendo domande che cadevano nel vuoto poiché l’ambiente esterno non era per nulla ricettivo ma solamente punitivo e castrante.
Mercurio-Saturno quasi sempre è simbolo di una rimozione di fatti e spesso anche di periodi della propria infanzia legati ad esperienze dolorose che non potevano essere affrontate e comprese nell’età in cui si sono verificate.
Nelle famiglie molto deprivanti, i bambini hanno sovente questo aspetto e, nel caso, il Super Io agisce da vero e proprio censore salvaguardandoli da ricordi che non potrebbero far altro che aggiungere sofferenza a sofferenza. La rimozione produce una sorta di “trance” che ha un effetto ovattante sulle funzioni sensoriali indesiderate: letteralmente impedisce di sentire e di vedere alcune cose (è una percezione selettiva che taglia direttamente a monte le informazioni); purtroppo, però, nel tempo diventa un vero impedimento ad accedere ad alcuni campi della vita.
Questo aspetto produce anche la sensazione di non essere sufficientemente dotati a livello intellettivo, mentre in realtà è stato l’ambiente restrittivo e poco incoraggiante rispetto alla voglia di comprendere e di comunicare ad aver prodotto questo effetto che è esclusivamente dovuto al blocco e all’impossibilità di scambio e alla conseguente incapacità della mente di spaziare in ogni direzione. Mercurio-Saturno chiude la mente in compartimenti stagni, la ancora alla realtà e la blocca in una sorta di rigidità; questi saranno i problemi da superare.
Anche l’astrologia ci ricorda in questi casi che quello che ci protegge ad un certo punto ci imprigiona; se abbiamo un Mercurio-Saturno quadrati nel nostro tema, bisognerà che ricontattiamo ciò che abbiamo dovuto “mettere da parte” e che riprendiamo pian piano la nostra voglia di conoscere, di spaziare, di socializzare e di comunicare: tutti campi di azione su cui Saturno può aver posto un veto.

Naturalmente questo è solo uno dei tanti simboli su cui Mercurio ha la sua signoria; un altro che rientra sempre nell’ambito della capacità di “mettere in relazione” consiste nella potenzialità di trasferire i messaggi e gli ordini dalla zona superiore alle zone che poi devono interpretarli e metterli in atto. E’ il caso del movimento che richiede la mediazione di Mercurio che deve convogliare gli input dalle zone del cervello preposte e trasferirli – come impulsi nervosi – fino ai muscoli e agli arti che dovranno poi farli diventare vere e proprie “azioni”.
Questa semplice funzione ci porta però a ripensare come non vi possa essere possibilità di autonomia e di vita adulta e matura senza il movimento: in effetti, quello che ci consente di sentirci padroni di noi stessi è l’abilità a rendere efficace un pensiero manifestandolo con l’azione: in poche parole, l’intenzione della nostra psiche dovrà diventare azione concreta perché il mondo possa vederla. E’ proprio dell’età mercuriale collegare sensazioni ed emozioni all’azione intenzionale ed essere quindi in grado di tradurre in pratica ciò che prima era solo un desiderio. Un bambino non potrà mai sentire la propria forza e il proprio senso di potere personale fino a quando non acquisirà attraverso la locomozione la possibilità di collegare intenzione e azione.

Mercurio rappresenta in ultimo anche gli schemi della nostra mente razionale, quelli che formano ciò che consideriamo la “mentalità” che in un certo senso simboleggia il modo in cui abbiamo organizzato le informazioni e quali sono i fondamenti di base. Mercurio rivela anche e soprattutto come funziona la nostra mente; se è rapida, veloce e curiosa, o se è conservatrice, tradizionalista, rigida, flessibile, aperta al nuovo, anticonvenzionale, fantasiosa e sognatrice, oppure matematica e schematica.
Dalla lettura di Mercurio e della terza casa – che è la sua particolare sfera di azione – possiamo riuscire a vedere come una personalità acquisisce informazioni, come le cataloga e le organizza, come le memorizza e le rende disponibili ai confronti futuri, come le riporta all’esterno sotto forma di parola scritta o parlata, però possiamo anche capire se siamo socievoli o se invece siamo schivi o timidi, se abbiamo paura di comunicare e siamo barricati e difesi, in che modo apprendiamo e che tipo di attenzione abbiamo e, in più, come entriamo in comunicazione con noi stessi, con le varie parti di noi e se abbiamo la possibilità di unire la parte inconscia con quella conscia attraverso le aperture che la mente consente.
La lettura di Mercurio nel tema natale ci lascia intendere quali sono le cose che ci interessano, cosa ci stimola e che cosa è che può mantenere la nostra mente allegra, vivace ed efficiente; quale è la sfera della vita in cui siamo più adattabili, più giocosi, più capaci di essere sincronici e di cogliere le opportunità che la realtà ordinaria ci porta; dove siamo inventivi e brillanti, ed anche dove siamo più predisposti a mostrare le nostre capacità manuali e dove siamo contenti di mantenere un contatto con il nostro bambino interiore.

Venere



Il secondo pianeta personale è Venere: anch’esso vicino al nostro Sole (Mercurio e Venere sono i due pianeti che si trovano tra la Terra e il Sole) può allontanarsene al massimo di 45°. La funzione di Venere riguarda espressamente la costruzione dei fattori affettivi, parte importantissima per l’Io, fondamentale tappa nella vita infantile per giungere alla strutturazione di un senso di autostima personale, di un sano rapporto con sé stessi e con gli altri (armonizzare e relazionare) e di una capacità di riconoscere i valori interni che costituiranno i parametri individuali su cui si innesterà la capacità di scegliere.
Tutte le potenzialità che questo pianeta ci offre derivano dalla semplice e magica parola “affetto” (1) che è ciò che orienterà e dirigerà la vita fino a divenire “scelta”. In psicologia questa parola assume un’importanza straordinaria poiché sono proprio gli affetti vissuti sotto forma di bisogni, desideri e sentimenti che spingono il bambino ad entrare in relazione con qualcosa di esterno che, provvedendo a soddisfare i suoi bisogni, crea le basi per una gratificazione.
La prima esperienza di “relazione” avviene nel bambino proprio attraverso questa funzione. L’incredibile sequenza di sorrisi, abbracci, di contenimento e rassicurazione che la madre fornisce al suo bambino sarà lo straordinario impianto che fornirà un’idea di relazione come di un “voler partecipare e voler scambiare” con un altro essere umano.
Venere è il pianeta che permette di essere attratti dal mondo esterno e quindi di non restare fissati su di sé (insieme a Mercurio ha il domicilio primario in un segno d’Aria, elemento che ricorda il bisogno vitale di relazionare e scambiare): rappresenta la possibilità di rompere il guscio narcisistico, indispensabile premessa per rivolgere lo sguardo altrove; è la prima esperienza di interazione e seduttività che il neonato sperimenta cercando risposte ed accoglimento che stimolino il desiderio di stare in intimità con un “oggetto” a lui esterno.
E’ provato che i comportamenti seduttivi adulti sono costruiti sulla falsariga di questi primi approcci. I preliminari amorosi sono identici a quelli messi in atto nella prima parte della vita. Dice Freud nel Compendio di psicoanalisi: “occupandosi del corpo del bambino, la madre diventa la sua prima seduttrice ed essa fungerà da prototipo per tutte le successive relazioni amorose di entrambi i sessi”. Senza un adulto adorante e quasi corteggiante il bambino potrebbe non provare mai l’eccitazione di abbandonarsi alle relazioni umane e potrebbe restare fissato nella fase narcisistica.
Proprio attraverso Venere noi iniziamo invece a sperimentare quel contatto umano profondo da cui scaturirà il desiderio di entrare in comunione con altre persone.
Il simbolo venusiano a volte viene scambiato con quello lunare: in realtà, Venere rappresenta l’incontro con la parte del piacere e della gratificazione che giungono dalla relazione e alimenterà la strutturazione di quella funzione psichica che chiameremo “capacità di amare e di entrare in relazione”, mentre la Luna fornisce holding – protezione e nutrimento emotivo – creando quel senso di attaccamento che porterà a trovare dentro di sé la capacità di contenere le emozioni, di proteggerci dalle situazione distruttive (interne ed esterne) e di imparare a dar vita e far crescere. La Luna è molto legata al bisogno di radicamento e alla creazione di una situazione emotiva stabile in cui poter poi far nascere e crescere qualcosa che dia anche un senso di continuità alla vita. Venere è la modalità con cui abbiamo sperimentato la relazione e l’amore, ma è anche il senso di umanità condivisa e la voglia di scambiare con altri.
Venere deve spingerci nell’età adulta a cercare nelle relazioni, qualsiasi esse siano, il senso di condivisione e di cooperazione, premesse indispensabili alla vera costruzione di un senso sociale che prenda in considerazione gli altri come esseri aventi uguali opportunità ed uguali diritti pur essendo tra loro molto diversi (passaggio dalla Bilancia all’Acquario e dalla settima alla undicesima casa). Importanti studi su ragazzi problematici e con comportamenti antisociali hanno dimostrato che da piccoli hanno subito gravi privazioni e non hanno mai ricevuto quel calore, quel piacere, quel senso di accettazione e di partecipazione necessario per diventare membri del consorzio umano.
Quando il bambino scambia sorrisi con le prime figure di accudimento comincia anche ad esprimere le proprie preferenze verso alcuni soggetti invece di altri; questa è la fase in cui si concentra in modo assolutamente privilegiato sulle persone piuttosto che sugli oggetti inanimati. Attraverso Venere il bambino viene “sedotto” dal viso della madre, dal suo corpo, dal suo modo di toccarlo e di tenerlo; più avanti sarà sedotto da suoni, da parole, da idee, da profumi, da tutto ciò che gli permetterà di scoprire sé stesso e gli altri e di appagare il desiderio e il bisogno di realizzare le proprie aspirazioni. In effetti Venere non è solo la grande seduttrice amorosa: possiamo considerare venusiano (e attrattivo) tutto ciò che ci piace e che, pertanto, vorremmo portare nella nostra vita. Così, da adulti, attraverso questo simbolo, ci innamoreremo non solo di persone, ma anche dell’arte, della musica, della filosofia e di tutto ciò che stimola il nostro desiderio di conoscere purché questo sia il riflesso di qualcosa che è anche dentro di noi e che una volta conquistato aumenterà il nostro senso di valore personale e di gratificazione.
Venere è importantissima per la formazione dell’Io perché è proprio dalla sperimentazione dell’interazione basata su abbracci, sorrisi, sulla reciproca voglia di stare insieme che il Sé permetterà all’Io di sentire che esiste perché è in relazione con l’altro. Da questi primissimi scambi nasce l’idea di essere parte di una comunità (Venere in seconda casa) e, dalle innumerevoli sensazioni che investono il neonato nella sua relazione più importante, nasce l’idea che si possa trovare un’armonia affettiva; da qui impariamo i fondamenti rudimentali dei rapporti umani ed approcciamo l’idea che noi occupiamo solo una parte di mondo, perché l’altra è occupata da altri e che il senso di armonia nasce dalla possibilità che noi e gli altri possiamo relazionare.
Ricordo che anche nel Mito di Adamo ed Eva, la percezione della “caduta” (fuoriuscita dal Paradiso Terrestre) deriva dalla rottura della relazione con Dio. Essere in relazione significa specchiarsi negli occhi di qualcuno, significa esistere.

I bambini iniziano fin dalla nascita a legare nella memoria fenomeni e sentimenti e lo fanno attraverso il senso del gusto molto ben sviluppato che reagisce istintivamente alle sollecitazioni mostrando con chiarezza di preferire una cosa piuttosto che un’altra, la voce della mamma a quella di altri, il profumo della madre a quello di altre persone e una pappa dolce invece di una salata. Il gusto personale nasce dalla sensazione “piacevole o spiacevole” che fa sì che il bambino accolga o respinga in modo immediato ed istintivo. E’ il primo e fondamentale codice binario su cui imposterà una serie di scelte basate sull’attrazione: “ciò che mi piace lo voglio portare a me perché mi procura sensazioni di benessere, mentre ciò che non mi piace lo voglio tenere lontano da me perché mi crea disarmonia e malessere”.
Una delle tematiche più frequenti a livello psicologico è la diffusa sensazione di non conoscere in modo chiaro ciò che si desidera, cosa piace veramente, e questo produce insoddisfazione che alimenta il bisogno di compensare il vuoto interno attraendo a sé surrogati che non faranno altro che aumentare il senso di svalutazione perché non conducono ad alcuna gratificazione. Venere è parte del “principio di piacere” e quando noi siamo in linea con questo archetipo proviamo gratificazione in ciò che facciamo, desideriamo o amiamo, e ciò aumenta il nostro senso di identità. Possiamo dire con maggior precisione che ciò che ci piace è ciò che valorizziamo; ciò che non ci piace ci lascia indifferenti perché non ha valore per noi .
Il senso di valore ha bisogno di costellarsi nel bambino attraverso gesti, tenerezze e cure che lo facciano sentire amato e, appunto, valorizzato; in una parola deve essere accettato e deve avere la sensazione di piacere e di essere importante per chi si occupa di lui.
Non c’è modo di formare qualcosa a livello psicologico se prima non lo sperimentiamo fisicamente attraverso un’altra persona; proprio dal riflesso che la madre rimanda al suo bambino nascerà quella prima impressione di sé, quel primo senso di valore e di stima personale che sarà il substrato su cui il bambino imparerà a valutare ciò che ha di fronte e ciò che conta per lui (valutare significa letteralmente “dare un valore” ). Senza una relazione e un contatto fisico stabile e duraturo con una figura importante, il bambino non svilupperà neppure un buon rapporto con il corpo e, a quel punto, il piacere di entrare in relazione intima con un’altra persona sarà perduto a livello profondo, così come sarà perduto il rapporto con il proprio corpo.
Senza aver sperimentato l’idea di essere importante e di piacere alla figura di riferimento, il bambino si sentirà senza valore e, in seguito, non solo non si valorizzerà, ma non saprà neppure valorizzare gli altri e questo influirà in maniera negativa sulla sua futura capacità di scegliere e di avere rapporti di scambio affettivo. E senza avere valore diventerà impossibile strutturare “i valori” personali che sono i parametri che aiutano a orientarsi nelle scelte.
Venere, dal suo domicilio primario in settima casa ci ricorda che le relazioni sono basate su gusti personali, su scelte razionali e sulla capacità di valorizzare prima sé stessi e poi gli altri, e sono mosse dal desiderio di superare il senso di separazione che l’Io sperimenta, cercando punti di condivisione con le persone che ci piacciono, che amiamo e con le quale desideriamo entrare in un rapporto di reciproco scambio e condivisione. In questo Venere è inconfondibilmente diversa dalla Luna che invece ricerca sempre la fusione emotiva sperimentata nella diade madre-bambino; Venere imposta relazioni paritetiche e pertanto necessita che entrambi abbiano acquisito il senso di separazione e cerchino spazi di condivisione. Venere rappresenta cosa noi intendiamo come “amore”, ma questa parola non avrebbe alcun senso se non fosse stata sperimentata nell’infanzia sotto forma di abbracci, di calore, di desiderio di scambio e di interazione.

Purtroppo però, se nella primissima parte della vita, quando il bambino cominciava a manifestare i suoi gusti, i suoi bisogni e i suoi desideri, questi non sono stati rispettati o peggio ancora, se ha avuto la sensazione che fossero “sbagliati”, l’Io avrà lavorato per rimuoverli, falsarli e sostituirli con altri accettati da chi si prendeva cura di lui.
Questa è una delle motivazioni per cui, da adulti, possiamo trovarci a conquistare ed attrarre persone e situazioni che poi non ci stanno bene, da cui o in cui non ci sentiamo valorizzati e non riusciamo a scambiare nulla o non troviamo gratificazione alcuna. Ogni volta che facciamo una scelta “sbagliata” abbiamo una sensazione di malessere interno, quasi di svuotamento, ed è allora che dobbiamo riflettere su quelli che sono i nostri gusti, i nostri valori, sul perché attraiamo a noi ciò che non ci piace e che, di conseguenza, sembra toglierci valore anziché aumentarlo.
Se i nostri gusti sono stati messi in scacco o alterati, saranno stati sostituiti da gusti di altre persone che avremo fatto nostri ma, proprio per questo, percepiremo la sensazione di non verità e fedeltà con il nostro interno profondo. La cosa più grave verrà però perpetrata ai danni del nostro senso di identità poiché non sapremo con precisione cosa vogliamo e il più delle volte finiremo per essere poi orientati da chi ci sta intorno.
Per poter scegliere abbiamo bisogno di una scala di valori personale ed abbiamo bisogno di razionalità; questa è la motivazione per cui Venere è un pianeta di Aria poiché tutto quello che la riguarda deve giungere da un atto cosciente: l’amore stesso deve basarsi su una scelta ed una valutazione contrariamente all’innamoramento che è una pulsione che deriva direttamente dall’inconscio e che spinge alla riproduzione (casa quinta).
Nel mito di Afrodite ci sono alcuni punti interessanti da analizzare a livello psicologico per meglio capire questo archetipo. Afrodite sceglieva sempre, non era mai scelta: era lei che sfoggiava il portentoso cinto magico che la rendeva irresistibile agli occhi di chi desiderava conquistare; tuttavia, per colpire il cuore dell’altro e far scattare la scintilla dell’amore e la voglia di relazione, doveva rivolgersi ad Eros, poiché era lui che possedeva le frecce ed era lui l’unico che poteva lanciarle. Questo significa che tra il momento della vista dell’altro e quello dello scatenarsi del desiderio che prelude al sentimento, deve passare del tempo che, a livello simbolico, rappresenta lo spazio di “riflessione” in cui entrano in gioco la valutazione e la ragione.
L’amore – ci dice il mito – esige riflessione; senza una necessaria valutazione delle reali capacità di accettazione di sé e dell’altro, non si passerà mai dallo stato di innamoramento a quello di amore e mai si arriverà ad una vera relazione adulta.
Ecco perché Venere è un pianeta personale, perché ha a che fare con la conoscenza e con la coscienza: amare, attrarre l’altro significa aumentare il senso di conoscenza di sé poiché ciò che ci attrae è ciò a cui diamo valore ed è il riflesso di qualcosa di nostro che possiamo scoprire attraverso la relazione. Se c’è corrispondenza tra l’interno e l’esterno noi avremo gratificazione, aumento dell’autostima e senso di benessere e di identità; se invece ciò che attraiamo e portiamo a noi non ci gratifica significa che l’interno e l’esterno non corrispondono e che stiamo ancora valorizzando qualcosa che non ci appartiene, che magari viene valorizzato dalla società ma che non corrisponde ai nostri valori personali i quali, di conseguenza, saranno svalutati e denigrati.
A livello affettivo, se abbiamo introiettato l’amore in modo ambiguo, falsato, o se lo abbiamo legato in qualche modo alla sofferenza, all’umiliazione, al sacrificio o alla violenza, il nostro senso di integrità e di valore sarà tradito e ciò che intenderemo come “amore” sarà una brutta copia contrabbandata per buona; questo, purtroppo, ci porterà ad attirare persone che non solo non ci piaceranno e non ci gratificheranno, ma ricaveremo un senso di svalutazione, di non avere il diritto ad essere amati ed accettati e tutto questo azzererà il nostro senso di autostima .
Il potere seduttivo di Venere è un gioco sottile e prezioso poiché ci spinge verso atteggiamenti e qualità che ci attraggono e di cui l’altro è assolutamente ignaro in quanto appartengono a noi; tuttavia saranno proiettati sull’altro che diventerà l’inconsapevole complice del nostro bisogno di conoscenza. Spesso si attiva attraverso lo sguardo, al punto che Platone parlava dell’amore come della “malattia degli occhi” poiché – secondo lui – l’amore scatta quando si stabilisce un legame tra la forma interna e la forma esterna ovvero tra l’immagine di una figura amata ed interiorizzata a suo tempo e il suo risuonare improvviso all’esterno. Tuttavia, se l’immagine interna è deteriorata quello che accadrà all’esterno sarà altrettanto deteriorato ed ecco perché questo pianeta personale – più di altri – utilizza il meccanismo della proiezione che consente di rimettere in scena un certo tipo di relazione che avrà il solo intento di riportare alla luce l’immagine interiorizzata dell’amore e della relazione, permettendoci di riparare i nostri gusti personali e il nostro senso di valore.
In astrologia, analizzando il simbolo di Venere nel segno e nella casa in cui si trova possiamo farci un’idea precisa delle cose che possono piacere a quella persona e che dovrà portare nella sua vita per sperimentare incremento di benessere e di autostima.
A Venere si associa anche quella zona della nostra psiche che è preposta alla solidarietà, alla cooperazione e all’altruismo: la prima testimonianza letteraria in cui si parla di altruismo è il poema di Gilgamesh scritto in sumero intorno al 2200 a.C.; esso narra le grandi gesta di Gilgamesh per ritrovare il fedele compagno Enkidar nell’Oltretomba e per riportarlo a nuova vita. Con la nascita delle grandi religioni si afferma anche l’idea dell’altruismo come base sociale da contrapporsi alla pura competizione. Eccles – biologo del cervello – sostiene che a livello cerebrale le aree destinate all’affettività e alla solidarietà nel corso dell’evoluzione si sono di molto ampliate rispetto a quelle preposte all’aggressività.

Buoni aspetti di Venere nel nostro tema natale ci rimandano ad una relazione sana in cui ci siamo sentiti amati, valorizzati ed accettati e in cui è stato possibile creare un buon senso di fiducia personale e di autostima: questa sarà la premessa importante per cercare e creare relazioni in cui sentirsi bene e scambiare ciò che si è e si ha; infatti, chi ha introiettato l’amore attraverso una relazione valida e rispettosa dei desideri e dei gusti personali permettendo di sentirsi amato in quanto “persona a pieno titolo”, non sarà mai attratto da situazioni che possano sminuire il valore e ancor meno da situazioni in cui l’amore diventi, per qualche deformazione, sinonimo di masochismo, di vittimizzazione o di strani giochi di potere.
Una Venere molto lesa nel tema natale ci rimanda a una sensazione di non amore, di non valore e di non accettazione e questa modalità diventerà il radar con cui cercheremo le relazioni e l’amore ed è per questo che, rimettendo in scena situazioni simili, si avrà la possibilità di ridefinire i propri confini, valori e il senso di sé: solo questo potrà condurre alla reale condivisione di spazi affettivi ed intimi con un’altra persona mantenendo il proprio senso di integrità e di armonia interna.
Non possiamo dimenticare che la parola amore non esiste se non comprende libertà personale, valore e integrità: in una parola l’individualità propria e dell’altro.
Leggendo il simbolo di Venere nei suoi rapporti con gli altri pianeti possiamo comprendere quale immagine si è introiettata e quale tipo di relazione è presente nell’inconscio e, di conseguenza, cosa si attirerà nella vita. Se Venere è legata da aspetti dinamici, le prime relazioni sono sempre difficili e non soddisfacenti.
Due pianeti in particolare simboleggiano problematiche precoci e bisogno di rimarginare ferite prima di poter raggiungere la possibilità di amare ed essere amati.


Rapporti Venere-Saturno

Se nel nostro tema natale c’è un rapporto tra Venere e Saturno, a maggior ragione se è un rapporto dinamico, significa che nella nostra psiche il concetto di affetto e di amore si è legato a quello di sacrificio, di senso del dovere e, spesso, di non desiderio o di rifiuto.
Significa che il bambino ha percepito un senso di dis-armonia nel delicato rapporto iniziale con la figura di riferimento. Saturno tende a mostrarci la zona in cui ci sono i nostri punti più fragili e più deboli e quando tocca Venere indica che le difficoltà sono state vissute nella prima grande relazione, per cui entrare in intimità e in contatto con gli altri sarà sempre una cosa difficile, che tende ad essere vissuta con disagio, con paura, in modo rigido e poco accogliente.
Dietro a Saturno ci sono paure del rifiuto, paura di sperimentare frustrazione, paura di avere nuove delusione e, sempre, bassa autostima.
Con Venere-Saturno la figura di riferimento sembra distante, incapace di decodificare i bisogni del bambino, probabilmente per una difficoltà personale, per una non dimestichezza con le carezze, gli abbracci, le coccole: come se questo fosse qualcosa di negato e di non appreso a suo tempo e di impossibile da passare.
Il bambino con questo aspetto imparerà presto che per essere amato dovrà dare prova di fare delle cose, di essere buono e di prendersi delle responsabilità; con Venere-Saturno non esiste l’amore “incondizionato” ed anche il corpo sembra rispondere in maniera fredda e rigida nonostante il grande desiderio e la grande fame di affetto che si cela al suo interno.
La paura di essere feriti e rifiutati tende a prendere la meglio sul bisogno di darsi, di concedersi e di scambiare e questa è la ragione per cui si ripeterà uno schema che ben si conosce e che porterà ad un circuito difficile e doloroso: “ho bisogno però ho paura; non mi concedo perché temo di essere ferito e rifiutato; sono freddo e distante, vengo lasciato o rifiutato; aumento il senso di paura”. Fino a che non si arriverà a capo di questo circuito di dolore e sofferenza che induce a chiusura e riserbo, non ci sarà modo di trovare gratificazione in amore, perché tutto viene minato dalla paura e dal rifiuto che impediscono di entrare in un clima di intimità.
Non possiamo dimenticare che Venere è un pianeta attivo: il suo domicilio Bilancia ci ricorda una energia Yang per cui l’amore è una forza che spinge verso qualcosa che si desidera, è un movimento di tutto l’organismo che genera apertura e crea contatto; chiudersi, ritrarsi e trattenere (tematiche indicate in modo inequivocabile dal meccanismo di difesa saturniano) non hanno nulla a che fare con il piacere, ma sono indicatori di ansia, di paura e di dolore.
Saturno è il simbolo attraverso cui introiettiamo i principi morali esterni, il senso delle regole e del limite che forgeranno la struttura del nostro Super-Io; se questo è eccessivamente rigido, quando si trova in relazione a Venere, ne scaturisce uno schema mentale inibito e negativo in cui il simbolo del piacere viene associato a qualcosa di proibito o di sbagliato e questo conduce ad un conflitto tra il piacere e la morale e tra i due si verifica una scissione. Qualcosa di moralistico a livello collettivo entra nel mondo personale ad impedire che il piacere venga vissuto in modo sereno e tranquillo. Con Saturno l’amore finisce per far coppia con parole tipo dolore, sacrificio e senso del dovere; ed è per questa ragione che, nel tentativo di evitare la parte spiacevole del conflitto, si finisce per evitare anche il piacere.
Chi ha Venere-Saturno ha anche seri problemi di autostima e su questi dovrà lavorare per imparare a sentirsi “meritevole” d’amore; questo schema cementato in profondità obbliga a cercare relazioni in cui non vi è parità e in cui si cercherà di compensare con il “fare” ciò che si ha paura di non “essere” o di non “dare” su altri piani.
L’amore è essenzialmente armonia e se questa non viene trovata all’interno, difficilmente potrà essere trovata all’esterno. Amare significa anche “uscire dal limite” e chi ama cerca di proiettarsi fuori dagli schemi abituali; chi ama è pieno di energia, di creatività: l’amore è la fonte che ci porta al di là di ogni diversità, e che ci permette di ritrovare quella forza di attrazione che prima era immagazzinata nella psiche. Con Venere-Saturno l’energia invece è tenuta in scacco dalle paure, dalle inadeguatezze e dai limiti, ma per amare bisognerà scavalcare tutto ciò e spingersi “oltre”, sperimentando il concedersi e il donarsi.
Se pensiamo alla posizione di Venere come signora della casa settima, possiamo anche azzardare l’idea che l’amore sia l’energia che ci spinge fuori dalla “mediocrità” della sesta casa; dopo aver sperimentato limiti, necessità, adeguamenti e paure, arriva l’amore vero che ci traghetta in un’altra dimensione di noi stessi, per renderci liberi.


Rapporti Venere-Plutone

I rapporti tra Venere e Plutone sono straordinariamente complessi perché troppo spesso hanno alla radice della relazione un senso di tradimento e di ambivalenza. In questi rapporti “amore e potere” si sono legati indelebilmente. Quando si era molto piccoli si è sperimentata la relazione con modalità distruttive: la sensazione di essere totalmente in balia della persona che si prendeva cura di noi non era piacevole, era carica di angoscia, di timore, di paura di essere abbandonati e distrutti. Con Plutone si parla sempre di separazione, di perdita, di lutto; è il pianeta che ci ricorda che dobbiamo separarci dall’abbraccio simbiotico iniziale.
Venere e Plutone sono simbolicamente i due signori dell’asse seconda/ottava e, nonostante la simbiosi e il sogno di fusionalità perdurino a lungo dentro di noi, sarà inevitabile vivere la separazione per raggiungere la differenziazione. La relazione simbiotica deve dunque passare attraverso una separazione che porterà alla capacità di tollerare la frustrazione della distanza e della separazione; senza questo non si può sperimentare amore e non può esserci relazione perché non c’è Venere, ma c’è ancora e solo la Luna. Con Venere-Plutone, la fase di separazione non è stata semplice, ci si è sentiti feriti, angosciati e manipolati, non rispettati nei bisogni più profondi; spesso ci si è imbattuti in difficoltà che davano sensazioni di abbandono e di paura di distruzione, fino ad arrivare al senso di impotenza, a volte all’abuso, e pertanto ci si è strutturati a percepire i sentimenti altrui, soprattutto quelli negativi, cercando in questo modo di esorcizzare la paura mettendo in atto fantasie di onnipotenza.
Le paure non sono simili a quelle saturniane, qui si tratta di pulsioni di morte poiché si riescono a catturare i sentimenti ambivalenti che strisciano nella psiche delle persone che sono accanto e questo mette in scacco la fiducia in sé stessi e negli altri, mentre la vita sembra infilarsi in un tunnel di precarietà ed insicurezza: se la persona che si occupa del bambino è ambivalente, ed ama e odia contemporaneamente, il bambino che sente quest’alternarsi di stati d’animo opposti non potrà far altro che fantasticare di controllare ogni sentimento ed emozione per non rischiare di diventare vittima. Questo conduce da adulti a non potersi più lasciar andare dal punto di vista psicologico; non ci si può abbandonare perché si teme di essere traditi… (troppo forte è ancora la ferita: con Plutone sono difficili le riparazioni perché si è accumulata rabbia inespressa che, nel tempo, è diventata rancore); in questi casi le relazioni sembrano campi di battaglia in cui si vive una potente intensità a livello fisico, ma non ci si concede a livello psichico, come se questa sfera rimanesse vigile per poter prevenire qualsiasi segnale di allontanamento o di tradimento. Il non concedersi e il non aver fiducia conduce inevitabilmente alla perdita e all’abbandono e al ripetersi della situazione che si vuole controllare e ed evitare. In realtà, questa modalità di agire all’interno di una relazione porta inevitabilmente al tradimento di sé e, infatti, ciò che andrà riparata è proprio la fiducia personale affinché restituisca la possibilità di contare su risorse proprie, che non possono essere “perdute” poiché non dipendono dall’altro.
L’altra modalità di risposta di una Venere Plutone è quella della manipolazione e seduzione; se il bambino è stato vittima di invischiamenti e manipolazioni e non è stato rispettato nella sua integrità e nei suoi confini, da adulto si difenderà usando e, spesso, sfruttando il magnetismo e la seduttività (soprattutto quella sessuale) per arrivare ad avere potere sull’altro in modo da poterlo avere in pugno. In questo caso si rimette in piedi l’antica tragedia in cui dare e togliere erano sempre agiti dalla stessa mano e in cui il potere dell’altro consisteva nel negarsi e nel non garantire ciò di cui il bambino aveva bisogno per sopravvivere facendogli sperimentare frustrazione e totale senso di impotenza. Da adulto, questo soggetto può arrivare a non amare mai, a controllare e manipolare l’altro, abbandonandolo quando sente il bisogno di dare di più.
Plutone ha il difficile compito di far perdere all’Io il senso di onnipotenza e questa è l’unica vera opportunità di trasformazione (vero e proprio simbolo legato a Venere-Plutone); per arrivare a questo dobbiamo vivere appieno la passione nella relazione (2). Il punto è che la trasformazione avviene per lo più nella sofferenza: infatti, insieme all’amore si sperimenta anche il lutto e l’impotenza.
Chi ha Venere-Plutone, se non passa questa fase di catarsi che lo porti al perdono, non sperimenterà l’amore perché questo può nascere solo se si sono ripulite le emozioni e le pulsioni. L’Io successivamente deve andare oltre l’innamoramento e la fusione (entrambi troppo carichi di idealizzazioni e di illusioni) per entrare in una relazione psichica; se però è troppo fragile e teme di misurarsi con la frustrazione, non crescerà e si comporterà come colui che “seduce e abbandona”, in cui tutto rimane a livello fisico e strumentale.
Con Venere-Plutone si è sperimentata una fase di “separazione dalla figura materna” in modo drammatico, vissuto come un vero e proprio abbandono in cui ci si è sentiti morire perché senza strumenti e senza potere; da adulti, bisognerà ritornare su quel lutto rivivendolo attraverso un’altra perdita, carica di intensità e di rancore in cui si dovranno affrontare tutti i sentimenti infantili ancora seppelliti ed inesplorati. E’ questo materiale inconscio che porta alla paura di arrivare fino in fondo e alla messa in atto di un comportamento coercitivo in cui si seduce, si conquista, si rende impotente l’altro, dopo di che lo si abbandona per evitare di mettersi totalmente in gioco a livello psichico.
Plutone richiede il superamento di questo limite. Occorre capire che l’esperienza di perdita non è tanto rivolta all’oggetto amato quanto ai confini dell’Io che, attraverso il proprio abbandono e il lasciarsi andare diventano labili al punto da permettere che la relazione intima possa ripristinare, a livello psichico, l’unità e la fiducia perdute a suo tempo.
Con Venere-Plutone, non basterà arrivare all’unità fisica (ottenibile con il rapporto sessuale) ma si richiederà un’unità molto più potente a livello psichico ed emotivo, altrimenti ci sarà uno spreco di energia che non condurrà a nessuna trasformazione ma solo allo svuotamento di sé.
Per concludere, Venere Plutone ci mette di fronte alla nostra vulnerabilità psicologica che nasce da un’autostima scarsa da ricercarsi in una profonda ferita nell’anima. La seduzione – significato molto venusiano – deve cercare il confronto e solo allora diventa il preludio alla relazione vera in cui vi è la trasformazione con il conseguente riconoscimento di sé e dell’altro.

L’amore, così come Venere lo intende, produce una spinta alla crescita con una modalità estremamente interessante: prima ci illude di trovare l’uguale a noi all’esterno, poi pian piano ci conduce verso le differenze (prima esterne e poi interne) e così ci aiuta a ritrovarci e a completarci, usando la relazione con un altro essere con l’intento di condurci gradualmente ad un vero senso di partecipazione al mondo, unica possibilità per ritrovare il senso di totalità perduto. E’ un ritorno all’armonia in piena consapevolezza e in piena libertà.
Venere attraverso l’amore ci seduce e, illusoriamente, ci allontana da noi stessi, mentre in realtà, proprio attraverso lo specchio dell’altro, ci traghetta nel nostro mondo interno e ci fa scoprire quella parte di noi che risuona nella proiezione e che deve essere risvegliata (in questo Venere è un principio di conoscenza per l’Io); in seguito, opera per riportarci – sempre attraverso l’amore e la relazione – a quel senso di partecipazione al mondo, alla specie e all’universo.
L’Io attraverso Venere vive l’esperienza di un Tu che dovrà poi diventare un Noi.

Marte



La definizione più semplice che possiamo dare del pianeta Marte può essere: “il guerriero che combatte per i principi del Sole” e questo perché Marte è il pianeta psicologicamente più vicino al Sole; infatti, dei tre pianeti personali è quello che si mantiene in più stretto contatto di collaborazione perché ha il compito di rendere operativa l’energia del Sole attraverso azioni finalizzate alla conquista e alla difesa personale. Il Sole ha un gran bisogno di intendersi con questo principio perché è l’unico che può mettere a frutto i progetti con azioni dirette ed efficaci; è proprio Marte che conquisterà ciò che il Sole ha in testa ed è in questo modo il nostro Io cresce, si muove nell’ambiente ed acquisisce il concetto di forza e di capacità di penetrare nel mondo.
Dopo la fase di discriminazione – legata al pianeta Mercurio – e quella di desiderio e di scelta – legata all’archetipo di Venere – Marte diventa l’elemento che può procedere alla conquista di ciò che prima era solo un pensiero; è Marte che mette il Sole in condizione di trasformare le intenzioni in azioni ed è sempre Marte che fa da anello di congiunzione tra gli intenti del Sé (rappresentati da Plutone) e le intenzioni dell’Io conscio.
Per questo i tre pianeti dell’energia maschile in un tema natale rappresentano la grande forza che si attiva dal nostro potenziale creativo interno (Plutone), trova una meta e uno scopo attraverso l’Io (Sole) e diventa azione cosciente e causativa attraverso Marte, che rende concreti ed evidenti le intenzioni dei primi due pianeti.
Marte è il pianeta che darà il senso di “forza personale”; non vi è modo per un bambino di arrivare a provare forza e potere personale se non ha la possibilità di passare dal desiderio e un’intenzione psichici ad un’azione finalizzata e concretizzabile nel mondo.
Il campo della nostra vita dove troviamo Marte è quello in cui sperimentiamo la potenza e la forza e per questo è un punto estremamente importante del nostro tema natale: è lì che combatteremo le nostre battaglie più grandi per comprendere e portare a termine il progetto solare; è l’area dove ci saranno conflitti, sfide, battaglie tese all’affermazione e all’autonomia; lì avverranno tutti quei processi che sono legati alle varie fasi di separazione che dobbiamo affrontare per portare a termine in maniera concreta ed efficace quello che il Sé ha in serbo per noi e che l’Io deve cogliere affinché il tutto diventi parte del nostro progetto conscio.
Marte si trova domiciliato nelle tre case dove siamo chiamati ad operare un taglio dal collettivo per andare verso un’individualità ed un’autonomia: in prima casa si fa carico del taglio del cordone ombelicale che permette la vita fisica in modo indipendente; in ottava casa il taglio è psicologico e permette l’uscita dalla simbiosi materna grazie alla prima strutturazione di un Io che rappresenta la nostra nascita psicologica; in decima casa saremo chiamati a tagliare con il nutrimento e il senso di protezione ed avvolgimento della famiglia, ma anche con i valori ricevuti se questi ci rendono incapaci di assumerci la responsabilità della nostra vita.
Per questo, soprattutto le combinazioni Sole-Marte e Marte-Plutone sono sempre estremamente delicate, perché se noi abbiamo un Sole poco sviluppato, simboleggiante un Io che fatica ad orientarsi nel mondo interno ed esterno oppure abbiamo un Io che non è a contatto con l’essenza interna del Sé anche Marte avrà le sue difficoltà, perché non riceverà né l’ispirazione né la luce del Luminare, né la capacità di cogliere le vere intenzioni che giungono dal profondo. Questo significa che non ci saranno azioni vere ed intenzionali guidate da un Io che ha un ideale che deve illuminare tutti gli altri componenti.
Marte è sostanzialmente il vassallo del Sole, il “campione” (Lancillotto), che deve difendere i principi personali, ma al tempo stesso anche quello che il Sole (Re) desidera – è il campione che si batte perché il suo Re riesca ad affermare e conquistare ciò in cui crede e i principi da cui è ispirato; però se è leso è come se ci fosse un’impossibilità di comunicazione con questo Re, per cui Marte non sa esattamente quali siano i suoi valori e principi e non riuscirà ad individuare quale strada deve intraprendere. Se Marte è molto stressato nel tema natale, con molte probabilità non ha direzione, combatte alla cieca perché non è ispirato dal suo Re-Sole-Io e non sa dove dirigere l’energia, né individuerà facilmente gli scopi per cui combatte. Il risultato sarà sempre quello di una grande frustrazione dovuta ad obiettivi che non si riescono a centrare perché non sono chiari, non sono illuminati dal Sole, e l’individuo avrà sempre la sensazione di disperdere tante energie senza che vi siano risultati accettabili.
Se il Sole non riesce a dare le sue direttive a Marte, possiamo avere anche buone capacità di lotta e di conquista nonché di difesa, ma non sapremo orientarci e dirigere in modo chiaro la nostra forza. Se abbiamo Marte bloccato da aspetti dinamici, significa che per qualche motivo la nostra energia e la nostra forza non riescono ad uscire in maniera chiara e diretta, per cui a volte non riusciremo a contattarla per niente, e rimarrà bloccata all’interno facendoci vivere un senso di frustrazione e di impotenza, oppure avremo la sensazione di combattere a vuoto o di impiegare troppa energia laddove non sarebbe necessario; entrambe le condizioni non ci permetteranno di sviluppare un senso di forza personale.

Di tutti i pianeti, Marte è il più complesso in assoluto, anche perché ha un rapporto diretto con il corpo e lavora attraverso il sistema emotivo, o meglio è il miglior conduttore delle emozioni perché rappresenta il sangue, che – da un punto di vista psicosomatico – è appunto l’equivalente delle emozioni tant’è che il verbo “emozionare” significa letteralmente “agire sul sangue” e tutto quello che si muove dal sistema limbico viene direttamente convogliato dal sangue.
Oggi che conosciamo in modo chiaro il funzionamento dei “neuropeptidi” possiamo comprendere molto meglio di un tempo questo sofisticato meccanismo di relazione tra i contenuti emessi sotto forma di sostanze chimiche dal sistema limbico e il loro trasferirsi attraverso il sangue in tutto il nostro corpo. I neuropeptidi, che vengono considerati dalla loro scopritrice Candace Pert delle vere e proprie “molecole di emozioni”, sono sostanze chimiche che il nostro cervello secerne a seconda del tipo di umore che stiamo sperimentando; queste sostanze sono in grado di modificare sensibilmente l’umore, ma anche i sistemi biologici tra cui il sistema immunitario.
A tutt’oggi conosciamo decine di neuropeptidi relativi al controllo e all’espressione delle emozioni, il che significa che a seconda di come reagiamo a certi avvenimenti il nostro cervello secerne sostanze in linea con il nostro stato d’animo e la cosa più sorprendente è che questi “farmaci” vengono pompati dal cervello direttamente nel sangue in cui fluttuano e navigano andando a cercare e poi a aderire alla superficie di tutte le cellule corporee in cui si sono posizionati specifici recettori predisposti ad accogliere il neuropeptide giusto, esattamente come una chiave che entra solo nella sua serratura. In questo modo le nostre cellule si modulano chimicamente sulla base delle nostre emozioni esattamente come un’idea collettiva dà origine ad una serie di reazioni che influenzeranno buona parte degli individui di una società.
Questo meccanismo viene considerato un vero e proprio sistema informativo che viaggia attraverso il sangue e che mette in comunicazione non solo i grandi sistemi presenti nel nostro corpo, ma soprattutto mette il sistema psiche-soma.

Possiamo dire un’altra cosa molto interessante di Marte che riguarda il suo sistema energetico, considerato “attivo” mentre in realtà è molto re-attivo (almeno nella prima parte della vita).
Non è un caso che uno dei miti greci più accreditati voleva Marte figlio di Era ma non di Zeus, quindi figlio di sola madre. Ares nel mito greco nasce per partenogenesi di Era, senza intervento maschile, e questo, da un punto di vista psicologico e simbolico, sembra ricordarci che Marte, pur essendo un principio di affermazione atto a spingere l’identità maschile nel mondo, ha un’energia che possiamo definire “femminile”, nel senso che “viene agito” dall’inconscio e necessita di lungo tempo prima che impari ad “agire” secondo la volontà dell’Io.. La sua modalità energetica è reattiva, il che significa che ci vuole molto tempo prima di portare Marte ad essere attivo.
Questa è una definizione che spesso fa rizzare i capelli alla modalità classica di intendere Marte, perché ovunque si legge che Marte è il pianeta più attivo, più diretto: in realtà Marte non è mai diretto ma è impulsivo, il che significa che segue i dettami dell’impulso (inconscio) al di fuori della volontà e della legge dell’Io e deve, nel tempo, arrivare ad essere attivo (seguire quindi i dettami della coscienza) cosa che si potrà ottenere solo dopo la fase Scorpione (a questo proposito è interessante il viaggio che descrive Alice Bailey nelle 12 fatiche di Ercole come stadi attraverso cui Marte deve passare per evolversi e mettersi al servizio dell’Io).
Quando supera la fase Scorpione/casa ottava, Marte può essere agito direttamente e non più re-agito, nel senso che non risponde più in modo compulsivo a Plutone come nella prima parte dello Zodiaco, ma lo stimolo passa attraverso la coscienza e può cominciare ad essere trattenuto e controllato – prima fase per giungere poi a padroneggiare i nostri istinti e le nostre pulsioni – e questo grazie all’intervento di Mercurio (esaltato in Scorpione).
Da quella fase in poi il Sole dovrebbe essere in grado di conoscere e di gestire molto bene ciò che si muove all’interno e Marte, di conseguenza, dovrebbe prepararsi ad affrontare la propria esaltazione in casa decima (Capricorno), fase in cui la combinazione con Saturno ed Urano fa di questa energia una vera e propria forza interiore in grado di lavorare per un progetto ed una meta che sia individuata dall’Io.
Il cammino delle dodici case è simbolicamente un viaggio personale con tutti gli stadi di crescita; lo stadio in cui dobbiamo imparare a gestire bene sia le emozioni che l’istinto è quello di casa ottava, dove tutto quello che arriva dalle zone inconscie, primitive e fuori controllo di Plutone, viene portato alla coscienza da quel fantastico messaggero e traghettatore che è Mercurio; di conseguenza fra la spinta di Plutone e la reazione di Marte comincia ad esserci uno spazio di “riflessione” che consente all’Io di trattenere e discriminare prima di agire. Prima di questa combinazione è molto difficile per Marte “agire” veramente. In effetti anche la terminologia che usiamo quando parliamo di Marte è indicativa: noi diciamo: “abbiamo reagito a…”; “siamo stati provocati da…”, e questo vuol dire che non siamo NOI – intendo “noi” con la nostra volontà cosciente – perché se siamo stati provocati vuol dire che non abbiamo la padronanza di quello che ci succede dentro; vuol dire che qualcun altro dall’esterno riesce ad attivare ciò che dovremmo essere in grado di attivare soltanto noi stessi
Indubbiamente la rabbia è l’emozione marziana in assoluto più complessa, ma ve ne sono anche altre che creano imbarazzo perché sono difficili da padroneggiare: pensiamo alla passione o alla gelosia che richiedono un’interconnessione tra Marte e Venere. Noi abbiamo molta più facilità a padroneggiare altre emozioni, mentre quelle marziane sembrano sfidarci più prepotentemente dall’interno pretendendo reazioni assolutamente istintive.
Marte è un pianeta che occupa appunto alcuni dei simboli considerati tabù nella nostra società: affermazione, sesso, difesa, rabbia… la stessa aggressività sembra essere un tema di difficile gestione poiché vi è un’aggressività normale e come tale sana ed utile, rivolta alla difesa personale, ma vi è anche un’aggressività pericolosa che tende invece alla sopraffazione degli altri.
E’ chiaro che noi tutti siamo portatori di aggressività poiché abbiamo bisogno di salvaguardare la nostra vita e, indubbiamente, Marte – unitamente a Plutone – è il pianeta più predisposto alla nostra difesa personale e a tutto ciò che concerne la sopravvivenza ed è per questo che è legato a doppio filo al grande regno dell’istinto, perché nella prima parte della nostra vita noi sopravviviamo proprio grazie al nostro istinto che ci accompagna fino a quando non siamo in condizione di provvedere da soli ai nostri bisogni. Marte si è collaudato in migliaia di anni di storia: dallo stadio animale in poi, fino ad arrivare ad oggi, è stato responsabile della nostra salvezza ed ha aiutato Plutone nella salvaguardia della nostra specie. E’ chiaro che tutta la prima parte della nostra vita è caratterizzata da una parte istintiva predominante e addirittura prepotente, ed è proprio quella che tende a salvaguardarci in qualsiasi tipo di condizione; se un bambino viene abbandonato sarà proprio il suo istinto aggressivo, la sua rabbia, il suo pianto, il suo urlare che potrà salvargli la vita… siamo dunque strutturati in modo da invitare gli altri ad occuparci di noi.
Nella seconda parte della vita – simbolicamente da quando cominciamo ad agire la nostra volontà personale e la nostra capacità di scelta – la funzione di Marte si modifica sensibilmente. La stessa struttura dello Zodiaco suggerisce questo cambiamento poiché mentre nella prima parte, dalla casa prima alla casa sesta, noi abbiamo come primo pianeta Marte e come secondo pianeta Venere, seguiti da Mercurio, nella zona sopra l’orizzonte noi abbiamo esattamente il contrario, prima Venere poi Mercurio e infine Marte, il che vuol dire che potenzialmente, o simbolicamente, abbiamo una predisposizione a questo grande cambiamento, come se la corteccia cerebrale ad un certo punto della nostra storia potesse padroneggiare la parte istintiva e decidere, dopo aver scelto, quale strategia mettere in atto, impedendo all’istinto di “re-agire” in modo automatico.

Un’altra importante funzione di Marte è quella di essere responsabile di buona parte della nostra salute fisica e psichica e questo lo fa cominciando a collaborare con il nostro obiettivo finale mettendosi definitivamente al servizio del Sole. Infatti, nella prima parte della vita, pur collaborando con il nostro Sole, Marte mantiene una sua prepotente indipendenza per cui, nelle situazioni di grande complessità, quelle in cui noi potremmo essere a rischio, Marte agisce secondo schemi istintivi rapidi, efficaci ed infallibili, tesi a difendere l’intero sistema; mentre nella seconda parte della vita Marte rientra nei ranghi, smette di essere un “soldato di ventura” e comincia a seguire i dettami dell’Io e le modalità che quest’ultimo sceglie di usare.
Ed è così che lo Zodiaco ci informa che ad un certo punto della nostra vita sviluppiamo la potenzialità di dirigere la nostra aggressività, di canalizzare la nostra rabbia, di usarla quando ci serve e non a sproposito, abbiamo la capacità di agire e non di reagire, di non essere provocati ma di provocare – e per “provocare” si intende la potenzialità di far accadere le cose, perché se non siamo in grado di far accadere non potremo mai sentirci forti e potenti. Marte ci dà modo di capire se abbiamo o non abbiamo una forza personale, ma se la sua energia non è coordinata dalla coscienza dell’Io, non riusciremo a contenere la parte istintiva e questo diverrà pian piano una frustrazione perché non ci dà modo di essere sicuri di possedere la forza che di padroneggiare ciò che accade nella nostra vita. Questo significa che non siamo in una fase di azione: per azione si intende infatti qualche cosa di cosciente, mentre quando veniamo agiti da impulsi che vanno dove vogliono loro non siamo nella condizione di poter agire.
Saremo in condizione di poter agire quando sceglieremo il comportamento più adatto per arrivare a realizzare ciò che vogliamo.

Indubbiamente Marte ha delle qualità che non sono facili da maneggiare. Un tempo Marte e Saturno erano considerati i due malefici, e anche Marte era considerato “nefasto”. Questa è indubbiamente una visione che non ha niente a che vedere con quella psicologica. A livello psicologico non c’è niente di cattivo, significa che quello che abbiamo dentro c’è, esiste e se c’è ha una ragione di essere e se noi troviamo una eccessiva aggressività, un Marte agito in maniera violenta (quando cioè Marte funziona in maniera autonoma) allora significa che a monte qualcosa non è andato per il verso giusto, perché gli esseri umani sono tutti dotati di una capacità di difendersi, ma non è vero che questa debba automaticamente sconfinare in una capacità di offendere.
Quand’è che abbiamo forza? Quando abbiamo la certezza che di fronte a qualsiasi situazione sappiamo agire bene, con proprietà e con il mezzo e l’efficacia giusta; certo non può essere definita forza imbracciare un bazooka per uccidere una formica… quando si usa troppa forza vuol dire che non c’è padronanza, non c’è coordinazione, e questo rende insicuri. Marte è la forza, ma deve essere dosata rispetto a ciò che si ha di fronte. Se si reagisce con troppa enfasi vuol dire che non si è forti ma si ha paura! Vuol dire che una pseudo-forza sta coprendo una paura immensa di non potercela fare.
Forza e paura sono due cose strettamente connesse che si istaurano nell’infanzia attraverso un meccanismo primitivo e semplice, ma molto conflittuale: doversi difendere per sopravvivere ma allo stesso tempo doversi affermare per non sentirsi impotenti, voler avere quello di cui si ha bisogno, sapendo che – essendo dipendenti da altri – non li si può sfidare più di tanto, perché altrimenti si rischierebbe di perdere tutto.
Gli studi di Lorenz sull’aggressività portano alla conclusione che l’aggressività nella normalità non è diretta alla distruzione degli altri, ma è diretta alla difesa personale. Quando questa passa dalla difesa personale alla distruzione o alla sopraffazione altrui, allora si è entrati in un altro campo, quello in cui ci sono bisogni di rivendicazione, bisogni di potere per cui siamo già nel campo di Plutone…

Agli essere umani fa piacere provocare qualcosa. Se pensiamo di non provocare nulla da nessuna parte, cresciamo in un modo stentato, abbiamo la sensazione di non essere forti. E’ importantissimo per un individuo sentirsi capace di produrre, di far accadere qualcosa nel mondo. Se il nostro raggio di azione viene costantemente limitato dall’esterno, ci sentiamo frenati nella nostra vitalità e a volte possiamo anche cadere in depressione. Noi siamo portati istintivamente ad allargare i nostri confini e a rifiutarli se invece ci vengono imposti dall’esterno. Se questo possiamo farlo con un proposito determinato e non ostile, allora parleremo di affermazione, se invece dobbiamo farlo con un’aggressione, allora parliamo di sopraffazione.
E’ importante capire che la prima importantissima funzione di Marte ha a che fare con la definizione dei confini personali. La seconda funzione è la difesa dei nostri confini, che spesso passa attraverso la rinuncia alla dipendenza o alla protezione. Questa difesa è anche molto gestuale; basta osservare quando si è aggrediti a come si tende ad allungare le mani. Questo simboleggia, nel linguaggio del corpo, spingere in lontananza l’altro, che da un lato è una difesa, ma è anche una ridefinizione di confini nuovi. Quando spostiamo un limite si creano nuovi conflitti, proprio perché spostando i nostri confini dobbiamo rinegoziarli con qualcun altro: è chiaro che tendiamo a volerli spostare un po’ più avanti, e di conseguenza urtiamo contro il confine di quello che sta dall’altra parte. Questo è un momento in cui bisogna di nuovo delimitare. La reciproca delimitazione di sé rappresenta un processo dinamico tra le persone: se c’è molta flessibilità questo funziona bene, senza moltissimi traumi, se invece non c’è flessibilità… si arriva al conflitto.
Nelle famiglie in cui c’è un adolescente, il problema più grande riguarda proprio i confini, perché l’adolescente comincia a smontare uno per uno quelli posti dai genitori: dall’abbigliamento, agli orari, a come si mangia, tutto viene messo in discussione. C’è un confine al giorno da rimuovere. Questo sbaraglia tutto l’assetto familiare, che magari è andato avanti per dieci anni in modo rigido e senza grandi traumi; all’improvviso c’è un trauma al giorno. Questa è una fase dove spesso entra tutto in crisi, e se c’è poca elasticità la famiglia salta e tutto verrà rimesso in discussione. Se invece c’è elasticità, si fanno discussioni e mediazioni ma si riesce a “tenere”.
Ci accorgiamo di quanto questo tema sia importante solo quando qualcuno viola i nostri confini, mentre è più difficile accorgerci quando violiamo i confini altrui; quando questo accade sono gli altri a segnalarcelo. Ci sono però parecchie violazioni quotidiane, persone che si avvicinano troppo, che invadono e fanno irruzione nei confini altrui; ci sono confini nelle parole, nei pensieri, nei nostri segreti, ogni area della vita ha dei confini e Marte governa su tutti ed ha il compito di difenderli.
Diventiamo furiosi e distruttivi quando dobbiamo realmente abbattere dei confini ed abbiamo molta paura; quanto più abbiamo paura tanto più esprimiamo rabbia ed aggressività come uniche forme per tenere a bada gli altri. Urlando forte cerchiamo di fare in modo che gli altri rimangano a casa loro. Un nuovo il senso di fiducia ritornerà quando avremo stabilito un nuovo confine.
Chi crede in sé e sa di poter provocare qualcosa sa anche dove sono i suoi confini, e in realtà non ha bisogno di distruggere nulla. Se invece ha paura di non provocare nulla diventa furioso, oppure mette dei confini rigidissimi, che sono la corazza protettiva visibile. La corazza è indubbiamente un confine ben difeso, ma è anche un’impossibilità di spostarlo, perché imprigiona dentro ad un limite e non permette di allargarlo.
I confini hanno quindi un ruolo molto importante nell’educazione dei bambini, e per porli ci deve essere una dinamica costante tra la resistenza e l’attacco.

La rabbia
Parlando di Marte bisogna affrontare anche la tematica della rabbia, dei suoi significati e del ruolo che essa ha nella nostra sopravvivenza.
Marte è sicuramente quell’istanza che permette la difesa, che viene attuata all’esterno attraverso due sistemi. La difesa fisica viene innescata dal dolore e dalla paura, che sono le due emozioni che fanno scattare il bisogno di difenderci. Il dolore fisico serve a farci capire che qualcosa sta aggredendo il nostro corpo; da un punto di vista psichico il dolore è estremamente legato al meccanismo dell’ansia. Dolore fisico e dolore psichico, al loro apparire, fanno scattare la rabbia e lo fanno per difenderci. Significa che per imparare a conoscerci bene, siccome Marte è in assoluto il pianeta più vicino al Sole-Io, quello che ha lo scopo di difenderne l’integrità, dobbiamo imparare a seguire la nostra rabbia; anziché odiarla come la peste, dobbiamo imparare a riconoscerla, ad accettarla per poi riuscire a decodificare che cosa è e che cosa vuole sottoporre alla nostra attenzione e, infine, giungere a trasformarla.
Non esiste altra strada, poiché l’unico processo di trasformazione della rabbia deve prima passare attraverso la sua accettazione, non c’è altra possibilità. Occorre poterle dare voce, e ci saranno fasi nella vostra vita in cui la rabbia dovrà uscire: qualunque situazione psicologica si voglia trasformare, prima dovremo affrontare la rabbia che si stipa tra noi e la situazione psicologica in questione.
La rabbia però è anche l’emozione che viaggia più vicino al nostro vero essere. Il Sole è il nostro cuore, e ciò che sta più vicino al nostro cuore è Marte, che difende la nostra identità – il nostro cuore – usando la rabbia come mezzo per comunicarci cosa c’è che non va. Vuol dire che ogni volta che sentiamo la rabbia siamo molto vicini a noi stessi e questa emozione sta difendendo qualche cosa che è nostro, profondamente ed intimamente nostro. Se il meccanismo funziona bene noi sentiamo la nostra rabbia e sappiamo che è scattata per qualche motivo, sentiamo frustrazione, dolore, perché ci hanno pestato i piedi, ci hanno dato un calcio, ci hanno feriti… oppure, ci hanno dato un calcio psichico, o hanno pestato i nostri diritti, la nostra integrità, o hanno bloccato ed impedito di agire la nostra volontà: lì ci arrabbiamo tantissimo. Ci arrabbiamo anche quando qualcuno preme contro la nostra volontà, quando ci impedisce di dire o fare quello che vogliamo, costringendoci a trattenere o a modificare all’esterno le nostre intenzioni interne.
Marte è la volontà personale e come tale è in stretta relazione con quello che noi vogliamo, è il nostro volere. Qui dobbiamo fare una distinzione, perché spesso il volere è confuso in maniera prepotente con il dovere: nei processi educativi ci hanno volutamente confuso il significato delle due parole, mentre il nostro volere è esattamente quello che vogliamo fare, ed è mosso sicuramente da un desiderio, da una pulsione, da una spinta interna che richiede gratificazione. Nella prima parte della vita ci sono grandi pulsioni e il bambino cerca di andare immediatamente verso il soddisfacimento di qualche cosa che vuole, che desidera. Il dovere è invece qualcosa che riguarda il pianeta Saturno ed ha a che fare con i nostri compiti, con ciò che la psicologia riconosce nel Super-Io.
Man mano che cresciamo abbiamo bisogno di maggior autonomia, maggior libertà di azione, maggiore intraprendenza e vogliamo avere uno spazio più grande dentro il quale muoverci e affermarci: Marte è il pianeta che ci spinge ad andare avanti, a conquistare più spazi per l’Io e in questo senso può collaborare con Saturno sul piano dello stabilire ogni volta quale è il nuovo “limite personale”. Marte, che culmina in decima casa con Saturno, ha a che fare con l’autonomia, con la forza morale interna che ci permette di stare in piedi con le nostre gambe; ma ha anche a che fare con la difesa della nostra identità, della nostra integrità e, per far questo, deve conoscere lo spazio entro cui può muoversi ed agire.
Questo vuol dire che il nostro territorio, fisico o psichico, ha un limite “personale” che deve essere difeso da ogni intrusione esterna. Quand’è che si sprigiona la nostra rabbia? Quando ci sentiamo limitati, confinati dentro uno spazio angusto che ci priva di nostri bisogni profondi, allora sentiamo la necessità di conquistare più indipendenza e più libertà, allargando il nostro territorio, difendendolo quando è necessario e quando non viene rispettata la nostra volontà.
Il limite può condurre a riconoscere la regola, senza questo non è possibile. Nei processi educativi i limiti devono essere chiari; ed è così che il bambino impara che c’è uno spazio personale ed uno che appartiene ad altri, che esistono delle regole che dovranno valere per lui e per gli altri: si orienta e capisce fino a dove si può spingere. Marte deve conoscere fino a dove può arrivare e fino a dove può difendere le sue cose. Noi impariamo a gestire Marte nella relazione che abbiamo con l’autorità, non abbiamo altri strumenti per imparare a usarlo. Vuol dire che il bambino, non appena comincia ad affermare la propria volontà, impatta con o contro la volontà degli altri. C’è la volontà del bambino, c’è la volontà della mamma, c’è la volontà di tutti quelli che stanno attorno. E’ un gioco di volontà. Il bambino comincia ad affermare il suo volere e a volte va bene mentre a volte va male, però attraverso questo gioco sottile tra ciò che gli viene permesso e ciò che gli viene negato impara a riconoscere dove sta il proprio limite, fino a dove gli è consentito spingersi e dove invece diventerebbe pericoloso o controproducente. Il limite è la base necessaria per arrivare alla regola, non ci sarà possibilità diversa.
Questo vuol dire che Marte è strettamente legato sia alla gratificazione che alla frustrazione. E noi sappiamo usare bene la nostra aggressività se il bilancio frustrazione/gratificazione è in pari. Se riusciamo ad avere delle gratificazioni – in pratica se riusciamo di tanto in tanto a vincere – allora riusciamo anche a tollerare la frustrazione quando alcune cose non ci sono permesse. Se questo bilancio non è in pari avremo un rapporto difficilissimo con l’aggressività, perché si oscillerà tra la sensazione che tutto sia dovuto e l’impossibilità di avere gratificazioni.
Uno dei problemi giganteschi di molti giovani e non più giovani, è il non saper tollerare la frustrazione che è un ingrediente fondamentale per poter arrivare a centrare una meta. Se si deve realizzare qualche cosa nel futuro, occorre tollerare la frustrazione dell’attesa agendo direttamente ed efficacemente senza poter vedere il risultato nell’immediato, proiettandolo invece nel futuro. Non solo, tollerare la frustrazione vuol dire anche tollerare quelle fasi in cui si prova una rabbia tremenda perché il mondo pone dei limiti al fare ciò che si desidera. Come si impara a tollerare questo? Vedendo altri che tollerano questi momenti, nel bambino. Se ci siamo confrontati con un genitore che non sapeva tollerare il nostro urlare e la nostra rabbia, probabilmente neppure noi saremo in grado di tollerare sentimenti simili. Tollerare vuol dire sostenere, vuol dire pensare che la rabbia altrui non distruggerà, vuol dire non-reagire, ma pensare prima di agire. Quando una persona urla, probabilmente desidera in qualche modo una nostra reazione; se pensiamo che i comportamenti altrui sono anch’essi tendenti a far scaturire delle reazioni, se una persona ci minaccia, sta gridando o vuole una rissa sicuramente ci sta provocando, o meglio sta cercando di far accadere qualcosa che sblocchi la situazione. Tollerare la frustrazione vuol dire non farsi provocare, vuol dire tenere ciò che è personale sotto controllo e non alla mercè dei desideri o bisogni dell’altro.
Per riuscire a tollerare un altro che provoca bisogna saper prima di tutto tollerare i nostri sentimenti ambivalenti che spesso sembrano metterci in croce. Quando un genitore urla o minaccia, dentro si scatenano due sentimenti contrastanti: da un lato un sentimento affettivo, perché si è dipendenti dal genitore, dall’altro un sentimento di odio, perché mentre urla lo si considera un tiranno. Questi due sentimenti sono molto contrastanti, perché per l’Io è molto difficile capire e tollerare che colui che si ama può anche essere odiato, soprattutto quando il genitore ci sta punendo dicendo di farlo per il nostro bene…
Imparare a tollerare tutto questo dentro di noi, sentire questa doppia situazione per cui da un lato si dipende mentre dall’altro si ha bisogno è molto difficile, soprattutto quando si è piccoli e non vi è forza. Quando si è adulti ci si trova ancora in questa situazione per cui a volte si è presi in una dinamica lacerante quando la persona da cui dipendiamo per qualche motivo (emotivo, di sicurezza…) é la stessa persona che vorremmo uccidere. Con la differenza che da adulti potremmo anche agire, mentre il bambino ha solo una fantasia.
Questo è quanto viviamo quotidianamente; ad esempio quando discutiamo con un amico e, non appena la discussione si fa più animata, scatta questa dinamica perché da un lato gli vogliamo bene, ma dall’altro ci sta facendo arrabbiare terribilmente, e quindi saremo tirati tra la voglia di insultarlo ferocemente – possibilmente per farlo star zitto – e la voglia di continuare la relazione con questa persona, perché gli vogliamo anche bene. Tollerare è una di quelle imprese in cui moltissimi adulti falliscono, tuttavia, se non siamo diventati capaci di tollerare quello che ci accade dentro, non tollereremo neanche fuori.

Per concludere, Marte è importantissimo e rappresenta anche il legame che abbiamo con la nostra vitalità; essere scollegati da Marte significa non poter vivere, significa non riuscire ad affermare le proprie idee, la propria volontà e senza volontà si entra in un territorio di dipendenza e di sudditanza. Marte è anche l’avamposto del nostro sistema immunitario, quelle truppe di assalto che entrano in funzione non appena qualcosa di “estraneo” entra nel nostro corpo: è sostanzialmente addetto a riconoscere il Sé dal Non-Sé; senza un buon collegamento con Marte le nostre difese si attenuano e possiamo andare incontro a tematiche difficili; tipici sono gli aspetti di lesione Marte-Nettuno che spesso rappresentano “malattie autoimmuni” in cui la confusione nettuniana va a ledere proprio le capacità di Marte che anziché combattere contro ciò che è estraneo, combatte contro i nostri stessi tessuti.
Non poter esprimere apertamente Marte significa anche andare incontro a problemi di autolesione: Marte è il maggior responsabile di problemi fisici quali piccoli incidenti, infiammazioni, ulcere, ernie, tutti simboli di qualcosa di interno che vuole esplodere e che viene in qualche modo trattenuto. Nei processi infiammatori molto importante è il contenuto energetico che preme per trovare un canale di espressione; l’infiammazione ci porta a pensare al calore che deve far esplodere qualcosa all’interno. A Marte si legano però anche i meccanismi di autofrustrazione che portano a desideri inconsci di punizione: spesso lussazioni, fratture, incidenti quali tagli, piccole lesioni sono dovuti a reazioni incontrollate a cui fa seguito un meccanismo potente di punizione.
Anche la pressione sanguigna è molto soggetta a tematiche marziane: nei soggetti a pressione alta è interessante il rapporto tra il bisogno del sangue-emozioni di esprimersi e il contenimento o il restringimento dei vasi che frenano e che rallentano il flusso.
In ultimo, da un punto di vista psicologico Marte può essere la causa primaria dello scatenamento delle dinamiche di depressione: infatti questa patologia – secondo l’interpretazione junghiana – si lega ad una energia psichica imprigionata che non trova canali per uscire all’esterno e liberarsi. Vi sono però anche teorie che vedono nella depressione una modalità di aggressione passiva in cui la rabbia viene agita contro di sé producendo però un forte impatto sull’ambiente circostante che, in qualche modo, è costretto a sentirsi in colpa per il disagio che vive il depresso.

fonte convivio astrologico
 
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view post Posted on 26/9/2017, 08:36     +1   -1
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E' interessantissimo e mi ritrovo molto negli aspetti che hai citato!

Grazie Impe :wub:
 
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Di nulla cara...sono contenta ti sia stato utile.
 
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grazie mille x la tua descrizione il mio mercurio e bellissimo nel mio tema astrale possiedo mercurio nella 3 casa dove il dio regna sovrano nel segno acquario ascendente scorpione plutone in scorpione nella casa xiia pesci
 
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