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Nuova luce sui Piceni

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view post Posted on 12/6/2017, 23:20     +1   -1
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Una necropoli scoperta in provincia di Fermo può svelare nuovi particolari su usi e costumi dell'antico popolo italico

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Venti sepolture, parte di una necropoli picena del VI secolo a.C., sono state rinvenute lo scorso febbraio a Torre di Palme (FM), durante gli scavi per un gasdotto.

Tra le tombe nobiliari di quella che probabilmente era una famiglia allargata di guerrieri è emersa una deposizione femminile accompagnata da un corredo di rara ricchezza. La donna, adagiata su un letto di pietre con tracce di legno (nella foto), doveva essere stata una figura di alto rango anche in ambito rituale, forse una sacerdotessa. A suggerirlo è la presenza di una bacchetta d’osso decorata tra gli oggetti del corredo funebre.

Gli ornamenti del corredo funebre, centinaia di oggetti tra cui un "anellone" piceno in bronzo forse simbolo di fertilità (il tutto già rimosso dagli archeologi al momento dello scatto), sono di tale ricchezza da far ritenere che la donna avesse un ruolo speciale nella comunità.

«Lo studio della necropoli e degli oggetti di questa figura di spicco fornirà nuovi e importanti dati sui Piceni», commenta Giorgio Postrioti, archeologo della Soprintendenza delle Marche. È infatti solo in parte conosciuta la struttura sociale di questa civiltà preromana, ma grazie allo scavo accurato e alle tecnologie usate nelle fasi di restauro ed analisi, l’archeologa Laura Foglini - responsabile dello scavo - è convinta che si potranno ricavare dati utili a comprenderla meglio.

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La perfetta dentatura della donna, qui fotografata nella prima fase di scavo, prima della rimozione del corredo, fa pensare che consumasse cibi cotti e che gli ornamenti del corredo funebre fossero stati in realtà oggetti cosiddetti “da parata”, indossati cioè solo in occasioni speciali.

A partire dal VI secolo a.C. la deposizione dei defunti avveniva ponendo il corpo sul fianco destro e le gambe flesse, con il corredo vascolare e una parte degli altri oggetti collocati ai piedi. Tra i manufatti rinvenuti anche un gran numero di rocchetti da filo, testimonianza delle attività domestiche svolte in vita dalla donna, dunque probabilmente proprietaria di un telaio.

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Tra le altre testimonianze rinvenute nella sepoltura, l’anellone piceno in bronzo a quattro nodi posto sul corpo della donna. L'oggetto, che si rinviene solo in alcune sepolture femminili, doveva essere portatore di un significato ancora non chiarito nel dettaglio, ma che si ritiene di poter interpretare come legato all’ambito della fertilità.

Il vago di ambra che gli archeologi ripuliscono e le altre centinaia di oggetti che componevano il corredo funebre della defunta rappresentano un perfetto manuale di storia picena.

“Ogni oggetto che scoprivamo andava a comporre un quadro e suggeriva la presenza di altri specifici reperti che sarebbero andati a completarlo, e così è stato”, ricorda l’archeologa Laura Foglini.

Molti dei manufatti, gioielli e vasi sono stati rinvenuti in ottime condizioni di conservazione. Il territorio marchigiano è storicamente ricco di ritrovamenti archeologici piceni, ma “è essenziale che, come in questo caso, lo scavo venga affrontato in modo estremamente accurato e con le adeguate tecnologie fin dalle prime fasi del ritrovamento”, afferma l’archeologo Giorgio Postrioti, della Soprintendenza delle Marche.

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Gli archeologi ritengono che il vasellame rinvenuto nelle tombe potrebbe rivelare altre sorprese, come nel caso di questa grande olla al cui interno potrebbero essere ancora conservati dei semi nascosti tra i sedimenti di terra. Inoltre, alcune piccole tracce lasciano intravedere possibili residui di pittura, forse tracce di decorazioni antiche che un accurato restauro potrebbe riportare in luce.
Prima di rimuovere gli oggetti e gli scheletri dalle sepolture, gli archeologi ricostruiscono nel dettaglio la scena effettuando rilievi, illustrazioni e fotografie.

Il cranio della defunta sarà sottoposto a scansione laser e ricostruzione facciale. Oltre a dare un volto alla donna è certo che dalle indagini emergeranno rivelazioni molto interessanti.
La necropoli vista dall’alto mostra segni distintivi di sepolture avvenute in periodi diversi tra loro. In alto a sinistra, le tombe sono scavate a distanze e posizioni equidistanti, il che lascia supporre che il decesso di questo gruppo sia avvenuto in un lasso di tempo non molto ampio. Nella parte destra, le fosse sono asimmetriche e con profondità differenti, il che fa ipotizzare che le tombe siano state scavate con intervalli più ampi, anche di diversi anni, quando forse non si ricordava più l’esatta posizione delle prime sepolture.
Per mantenere integro lo stato di conservazione di alcuni oggetti in ferro e bronzo, molto fragili, è stato applicato sul posto un consolidante chimico, completamente reversibile in fase di restauro.
Anche lo scheletro rinvenuto in questa sepoltura apparteneva ad una donna, e quasi altrettanto ricca. E’ molto difficile comprendere quali fossero i legami di parentela di questo gruppo, ma senza dubbio i corredi funebri testimoniano un alto grado di nobiltà.
Il corredo posto nelle sepolture era ricco di vasi artigianali in ceramica. In questo caso, prima di procedere alla pulizia e all’estrazione, si possono notare, ancora ricoperti di terra, una ciotola con ansa semilunata, delle piccole ollette e il kantharos, tipica forma vascolare del periodo piceno.

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fonte nationalgeographic
 
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