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IL LINGUAGGIO ASTROLOGICO DELLA DEA, Di: Mariagrazia Pelaia

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-Antares-
view post Posted on 1/9/2010, 09:33     +1   -1




IL LINGUAGGIO ASTROLOGICO DELLA DEA
Mariagrazia Pelaia

Un altro emblema degno di interesse che può spiegare la scelta del toro (e
probabilmente, in origine, della vacca) come simbolo di rigenerazione associato
all'utero è il cosiddetto bucranio, ovvero il teschio dell'animale: esso è
sorprendentemente simile alle raffigurazioni anatomiche dell'apparato genitale
femminile (Linguaggio della Dea, fig. 411, p. 265). Astrologicamente, una delle
attribuzioni compiute da Lisa Morpurgo per Proserpina in analogia con la
funzione corrispondente dell'opposto Plutone (testicoli == seme maschile) è quella
con l'utero e le ovaie == seme femminile. Dunque, o nel Neolitico si aveva una
sensibilità archetipica affine a quella della nuova visione astrologica
morpurghiana, o si possedeva nella sua interezza un sistema zodiacale che è
stato recuperato dalla studiosa con la forza e la volontà di una logica indomabile
e puntigliosa. Quello che mi fa ipotizzare che l'elaborazione del sapere astrologico
possa risalire all'età neolitica, tuttavia, è l'ossessione figurativa della spirale,
considerata simbolo del divenire, della trasformazione e della ciclicità, spesso
collegata al serpente (simbolo di saggezza): la stessa figura che dorme nel cuore
della simbologia del codice zodiacale decifrato da Lisa Morpurgo, nella struttura
del dna, nella forma delle galassie, nelle produzioni mandaliche dell'inconscio...
Secondo me l'astrologia è il sapere al femminile tout court (e sotto le sue eclassate
spoglie di arte divinatoria questa scienza attira soprattutto le donne, sia nelle
vesti di studiose che di consultanti), sopravvissuto miracolosamente alle censure
e ai dileggi di migliaia di anni di patriarcato. Questo spiegherebbe anche le ire
cieche della parte più retriva dell'establishment scientifico-patriarcale nei suoi
confronti (e non per nulla è stata scacciata dalle università europee in piena età
marziana).
E come mi propongo di esaminare in un saggio a parte vi è una forte risonanza
fra simbologia zodiacale e culto lunare della Dea Bianca che Robert Graves (La
dea bianca, Adelphi, 1992; l'originale risale ai primi anni Sessanta) ha ricostruito
facendo i "raggi X" ai miti e alla letteratura dell'antichità mediterranea e celtica.
Scrive Marija Gimbutas: «Abbiamo conoscenza di processioni di animali come
simboli del tempo ciclico grazie all'onnipresenza dello zodiaco astrologico. Lo
zodiaco che conosciamo è molto antico, ma la tradizione di vortici e processioni di
animali che stimolano i moti del tempo lo è ancora di più. [...] Gli animali
raffigurati in marcia in serie di cinque o più, o che girano attorno a un centro,
sono noti dai dipinti vascolari dell'antica Europa, dalle incisioni minoiche su
sigilli e dai bassorilievi nei templi maltesi. ... Le femmine degli animali compaiono
accanto ai maschi... Il raddoppio dei sessi probabilmente ne raddoppia la forza»
(p. 302). Questo porta subito alla mente il complesso sistema zodiacale che dà
origine al nostro sistema solare: esso prevede due sistemi denominati A e B, uno
patriarcale e uno matriarcale, ciascuno formato dalla sovrapposizione e
fecondazione reciproca di uno zodiaco femminile e uno maschile.
L'antenato neolitico dello Zodiaco (ovvero dal greco Zodion, probabilmente 'Strada
degli animali') e la rappresentazione sessualmente sdoppiata di ogni animale alla
sua base, costituisce una vivida immagine plastica per tradurre la
sovrapposizione dello Zodiaco maschile e femminile ricostruita da Lisa Morpurgo.
Questo lontano richiamo neolitico rende suggestiva l'ipotesi che quello giunto a
noi sia il relitto mutilato di uno strumento una volta perfetto e parlante, o
quantomeno di un sapere integro che si è disperso lasciando qui e là tracce enigmatiche, sfuggite magari a iniziati perseguitati. «Nei dipinti vascolari, gli
animali possono appartenere a un vortice a sua volta parte di un disegno
vorticoso più ampio», scrive Marja Gimbutas, e più avanti descrive in particolare:
«Questo fregio è il circolo interno di un'ampia composizione quadrangolare con
quattro circoli più piccoli posti a ognuno dei punti cardinali» (p. 302). In questo
mandala neolitico si associano in modo suggestivo i richiami zoologico-zodiacali
con lo schema quaternario della riproduzione dei sistemi planetari. Motivi
ricorrenti e ossessivi dell'arte neolitica sono spirali opposte (costituite da falci di
luna e teste di serpente) e vortici organizzati in cornici quadrangolari. Le spirali
sono «intese a stimolare il processo del divenire» (pag. 293) e i «segni a vortice
sembrano assicurare un agevole passaggio da una fase alla successiva» (p. 295).
A cosa altro alludono i vortici del processo esaltatorio, se non alla messa in moto
di un processo vitale che coinvolge un intero sistema planetario?
Si può dire che nel Neolitico si celebravano i moti levogiri e destrogiri in cui è
organizzata la vita nell'universo e che escono elegantemente dai grafici zodiacali
decodificati nella cui circolarità uroborica giacciono impliciti e invisibili, come lo
spartito muto di una sinfonia dimenticata. I disegni riprodotti alla pag. 297 del
Linguaggio della Dea, sono estremamente vicini allo schema planetario
quadripartito degli Zodiaci morpurghiani. La figura 470, che illustra un piatto
ornato con un doppio vortice levogiro-destrogiro, evoca visivamente il vortice dei
moti esaltatori, solo che Lisa Morpurgo aveva rinunciato all'ipotesi dei sistemi
matriarcali destrogiri... Questo piatto potrebbe però suggerire altri spunti di
ricerca in questo senso (un'ipotesi: un sistema quadripartito destrogiro opposto a
quello levogiro, ovvero il nostro. Del resto i fisici sono arrivati con l'ultima Teoria
del Tutto di Edward Witten all'ipotesi di un universo a undici dimensioni…). La
fig. 471 riproduce disegni quadripartiti con un cerchio centrale circondato da
quattro cerchi o occhielli contenenti dei simboli. Uno di questi è il seme doppio: e
cioè, due emisferi staccati e contrapposti, proprio come ogni Zodiaco
dialetticamente spaccato in due metà... Fantasticare su queste immagini
neolitiche alla luce delle ipotesi "fantazodiacali" di Lisa Morpurgo è davvero
emozionante: la scoperta di un filo logico teso fra Eone del Cancro ed Età della
Luna potrebbe essere il segnale di una rinascita e di un rinnovamento della
selenica scienza astrologica. E a proposito di scienza, abbiamo riservato per
ultima l'indagine della simbologia astrologica di Saturno, che pure ha lasciato
cospicue tracce nel corredo ornamentale e negli usi sacrali e funerari di questa
civiltà neolitica insediata nella Vecchia Europa prima dell'arrivo degli indoeuropei.
Per ultima, perché Saturno nel nostro tradizionale zodiaco patriarcale è
considerato un pianeta maschile, pur essendo esaltato nel segno dell'alternativa
al femminile per eccellenza, ovvero la Bilancia. Il Saturno che qui prenderemo in
esame è quindi l'alternativa al Sole, in quanto stella del sistema a maschile:
ovvero l'Atena stella guida del sistema b femminile. Con Saturno ci distacchiamo
da una simbologia connotata in senso più sessuale (così come il Sole non
simboleggia nessuna parte dell'apparato genitale maschile, pur costituendone la
"quintessenza" a livello psicologico e riassumibile nelle qualità del nostro muscolo
cardiaco) e troviamo a livello anatomico una associazione con le ossa (e i denti), in
quanto parti più resistenti e durevoli del nostro organismo. Statuette note come
"nudi rigidi", che facevano parte dei corredi funerari, erano scolpite nell'osso. E le
ossa compaiono nella simbologia della Dea rilevata da Gimbutas, che la definisce
colei «che uccide e rigenera», caratterizzata da uno «stretto legame tra il tipo di
tomba, la Vecchia strega, le ossa secche e la morte della natura in inverno» (op.
cit. pag. 211). Gli ingressi alle tombe erano solitamente allineati con il passaggio
lunare al solstizio d'inverno. Tuttavia tutti questi simboli sono sempre connessi a
simboli della rinascita. Viene in mente la Loba, mitica creatura di un racconto
messicano splendidamente evocato da Clarissa Pinkola Estes (Donne che corrono
con i lupi) che draga un fiume alla ricerca di ossa, soprattutto di lupi, e poi
quando ha ricostruito uno scheletro vi soffia sopra e lo riporta in vita. Oppure il
teschio infiammato di Vassilissa, depositario di saggezza unita ad intuizione,
tesoro custodito dalla terribile Baba Jaga.
Le ossa saturnine nell'archeomitologia neolitica e nel folklore dell'umanità sono
quindi fedeli compagne della Dea: in questa rappresentazione archetipica
possiamo riconoscere il Saturno ormai "Saturnia" dei sistemi zodiacali B.
Un altro simbolo saturnino insistente nella cultura neolitica dell'antica Europa è
quello della pietra: gli ortostati, i cerchi di pietre, le pietre della fecondità, i
menhir... In particolare, i cerchi di pietra, o henge, dell'area anglo-scozzese sono
sempre connessi all'acqua, sia perché includono una fonte nel loro centro o
perché comunque sono collegati a fonti d'acqua. Il simbolo saturnino della pietra
si trova dunque associato all'elemento femminile per eccellenza, quello dell'acqua,
tradizionalmente governato dalla Luna, alchimista cosmica di tutto quanto è
liquido. È come se nella cultura prepatriarcale neolitica Saturno lasciasse una
traccia della sua vera natura... Se consideriamo che la Grande Dea del Neolitico è
sempre la stessa nelle sue varie epifanie di Dea Uccello, Dea serpente,
Dispensatrice di vita e di morte, Colei che uccide e rigenera ecc. ritroviamo tutte
queste caratteristiche nell'Atena greca, dea della sapienza, accompagnata da una
civetta o da un serpente. La simbologia del serpente è multiforme: forza vitale,
simbolo seminale, epitome del culto della vita su questa terra. Come afferma
Marija Gimbutas: «La Dea era, in tutte le sue manifestazioni, il simbolo dell'unità
di tutte le forme di vita esistenti nella Natura. Il suo potere era nell'acqua e nella
pietra... Di qui la percezione olistica e mitopoietica della santità di tutto quanto è
sulla Terra”.
Quella cultura [cioè quella neolitica, N.d.A.] si deliziò dei prodigi naturali di
questo mondo. Il suo popolo non produsse armi letali né costruì fortificazioni...
(...) Fu, quello, un lungo periodo di notevole creatività e stabilità, un'epoca priva
di conflitti. La cultura di quel popolo fu una cultura dell'arte». Abbiamo in questo
lontano ricordo storico la prefigurazione dell'alternativa Bilancia, con i suoi totem
di pace e amore contrapposti alla cultura zodiacale dominante arietina di guerra e
odio che ha funestato la lunga storia del nostro pianeta. Ma questa è già materia
per un nuovo saggio, in cui esploreremo questa dialettica attraverso il prisma di
una brillante sociologa americana, Riane Eisler, che fa una lettura estremamente
zodiacale della cultura umana, riassumibile nella dialettica "società della
dominanza" contrapposta a "società della partnership", come dire Ariete opposto a
Bilancia...



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