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L'ostacolo che si frantuma, il tema del piacere e del dolore

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view post Posted on 25/6/2009, 13:14     +1   -1
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Imperatrice della bambagia!

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di Redazione NSA.TV - Camilla Ripani

In questa intervista, affrontiamo con Pascal il tema del piacere e del
dolore: due aspetti ineluttabili della vita, le cui modalità di
manifestazione dipendono da fattori culturali e sociali nonché dal proprio
percorso personale. Ed è anche possibile che il piacere si trasformi in
dolore, e viceversa...

- Piacere e dolore: due aspetti della vita…

Il dolore non è altro che l’espediente che la natura e il cosmo hanno
escogitato per indicare la via sbagliata dal punto di vista fisico,
psicologico, ecc. Il piacere, invece, è il mezzo che sempre cosmo e natura
usano per indicare che la via intrapresa è probabilmente quella giusta.
Queste sono le prime due condizioni metafisiche, parlando in generale.

Ovviamente bisogna definire piacere e dolore, infatti non sempre uno o
l’altro rispondono ad una “Morale Naturale” poiché posso provare piacere nel
mangiare un kg di cioccolato come posso provare dolore nel fare una cosa
giusta se sono saturo ad esempio di risentimento. Un conto sono le verità
generali, naturali, oggettive e un altro quelle deviate, compensative e
quindi soggettive.

Il piacere ha varie sfaccettature e gradi, può essere quello di una carezza,
della gola, del ricevere uno sguardo, fino ad arrivare all’epifania
dell’orgasmo, e oltre: si pensi al tantra yoga dove l’orgasmo è continuo
cioè si è in un incessante stato di amore con le cose. Si guarda una
tazzina, il movimento delle foglie…e si ha un senso erotico. …e quando dico
erotico mi riferisco ad Eros, il Dio Esiodeo della creazione, analogo agli
Elohim Ebraici, quindi erotico sta per Divino!

- Cosa ne pensa del fattore culturale e religioso?

Le religioni e le società ci hanno trasmesso il valore del dolore inteso
come espiazione delle colpe, le prime; come prova di forza, le seconde.
Quindi, per entrambe il dolore è mezzo di elevazione, e questo è terribile:
una concezione paradossale prodotta e coltivata attraverso i secoli, per
tutta una serie di motivazioni errate e manipolatorie.

Un aspetto si ritrova nel sadomasochismo, che è più diffuso di quello che
sembra. In genere si parla di quest’ultimo solo nella sua versione sessuale,
la più comica e iconografica. Ma in realtà, il sadismo e il masochismo si
estendono ben oltre il campo della sessualità, approfondendo le loro radici
negli aspetti emotivi e mentali più comuni e ordinari della vita quotidiana…
il piacere di dare o ricevere dolore, è molto diffuso e posso dirlo per la
mia esperienza di terapeuta.

- E’ un desiderio dello star male?

Esattamente. In questo troviamo il senso di colpa, l’azione dei traumi
educativi, per cui si cerca il dolore come espiazione, come una sorta di
purificazione, lavaggio. Per il Sadico è invece rivalsa, vendetta,
ipertrofia e, nei casi più estremi, scollamento dalla realtà.

- Ci sono altri fattori, oltre a quelli culturali?

Il fattore culturale è certamente quello più significativo.

Per infliggersi un dolore e una punizione che non sia il frutto di un
intervento culturale, l’uomo deve compiere un’azione estremamente negativa,
e trovarsi di fronte al dolore che ciò provoca. Allora può nascere in lui un
senso severo di autopunizione.

Tuttavia bisognerebbe prendere in considerazione anche il fattore karma, in
quanto ciò che ci troviamo a vivere di Qua è il prodotto di ciò che abbiano
intessuto molto prima attraverso le nostre azioni.

Alcuni pensano che, una volta morti, potranno risolvere tutti i loro nodi,
che capiranno e supereranno quello che ora non riescono ad affrontare. In
realtà, non è proprio così, perché quello che cerchiamo in questa vita, lo
cercheremo anche in quell’altra, e se perdiamo tempo ed energia in questa
vita, lo stesso accadrà nell’altra. Quello che viviamo oggi, non diverrà
oggetto di argomentazioni metafisiche nell’altro mondo. Tendiamo così a
protrarre il nostro karma. Ovviamente sono considerazioni molto generali; in
questo campo l’eccezione, il soggettivismo e la variabile sono parola
d’ordine.

Una delle piaghe più brutte di cui si legge spesso sui giornali è ad esempio
quella degli stupri. Una tale esperienza è estremamente dolorosa per chi la
subisce, tuttavia, il karma ci “spiega” che la vittima in qualche modo si
rese autrice a sua volta di un esperienza simile, per natura e intensità, e
che entrare in contatto con questo genere di consapevolezza è la modalità
scelta per comprendere la natura di ciò che in un altro tempo, similarmente,
si è compiuto; chiudere il cerchio insomma.

- Cioè se si vive un forte trauma è perché si sta affrontando in qualche
modo le conseguenza di quanto immesso nella propria vita, magari in un altro
tempo?

Eppure non è l’unica via... possiamo infatti scegliere se espiare col dolore
o meno. Un dittatore, di default, non passerà la sua prossima vita in un
campo di concentramento: se il suo spirito si ravvede, può nascere
riformatore e compensare il male che ha fatto attraverso altrettante “opere
edificanti” – come diceva Giordano Bruno. Il Karma non condanna, è causa ed
effetto, sta all’Uomo, alla sua capacità di Perdonare o Perdonarsi, la
scelta della modalità dell’effetto.

- Il concetto di “karma” non appartiene alla nostra cultura…

Non c’è molta comprensione dei meccanismi del karma, è ancora qualcosa che
non appartiene alla consapevolezza dell’uomo attuale. E se non lo
comprendiamo di Qua, non lo faremo neanche di Là. Questo non perché le
"Guide di lassù” siano poco benevoli, ma perché si lascia che l’umanità
cresca ed evolva, c’è libero arbitrio e le interferenze sono minime. Molto
minime. Quindi, quello che non capiamo in questa vita, non lo capiremo solo
perché poi lasciamo il corpo fisico. Si legga in proposito L’Uomo che piantò
il Chiodo di Daniel Meurois-Givaudan.

Se, ad esempio, ora abbiamo bisogno del senso di colpa, forse abbiamo ancora
bisogno di provare il dolore che ne deriva, per capire di cosa si tratta…
come un bambino che brucia i pantaloni ad un compagno per fare uno scherzo,
e non si rende conto del dolore dell’ustione finché non lo prova su di sé.
Per capire, deve sentire a sua volta, e purtroppo questa è la modalità
seguita maggiormente… la vittima non perdona, il carnefice non comprende. È
il nostro attuale livello evolutivo.

- Piacere e dolore possono trasformarsi l’uno nell’altro?

Se il piacere è vero, forte, intenso, come un piacere mistico, estatico, di
una sessualità trascesa… può portare dolore. Questo perché quel piacere è
un’energia tale da modificare la struttura preesistente, e ciò può indurre
un dolore nervoso - il dolore della modificazione. In questo senso, il
piacere può diventare dolore.

Ma anche il dolore può diventare piacere, soprattutto quando è tale da
riuscire quasi ad annientarci, a metterci all’angolo, sicché produce una
modificazione anch’esso. Ecco allora che in un forte dolore possiamo
liberarci addirittura dall’incubo che ci sta attraversando, che può essere
il dolore stesso o i motivi che l’hanno provocato, o addirittura riuscire a
far emergere la nostra parte più alta... Producendo quindi piacere, il
piacere guerriero del superamento, dell’ostacolo che si frantuma, il piacere
ad esempio della Libertà che ne deriva.
 
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