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| Gentile Blacklotto
Da educatore saprà benissimo che ci sono casi e casi, e che l'educatore è in possesso di determinati strumenti e opera in determinati campi, lo psicologo è in possesso di altri e opera in altri determinati campi, e che fra le due figure è importante che l'una non sconfini nel campo dell'altra, in quanto l'operato è molto diverso. Da educatore, saprà benissimo che ci sono casi in cui l'operato di queste due figure si sovrappone, o meglio ne nasce una collaborazione, una somma produttiva e funzionale, altri in cui l'educatore è meglio si faccia da parte, o operi seguendo attentamente alcune indicazioni dello psicologo di riferimento della persona per evitare aggravamenti o danni suscitati inintenzionalmente, in buona fede, e altri ancora in cui lo psicologo non è in effetti necessario che venga chiamato ad operare, e basta il buono operato e l'umanità dell'educatore per far del bene alla persona. In merito a ciò di cui parlavo qua, non sono casi di insicurezza, profonda o lieve che sia. A volte una persona molto insicura sul proprio aspetto e una che soffre di dismorfofobia possono risultare, specialmente a prima vista, simili, possono dire frasi simili, avere comportamenti che sembrano simili, e via dicendo. Ma le posso assicurare che si tratta di situazioni profondamente diverse nella loro stessa natura intrinseca, e, anche, nella conseguente possibilità di risollevarsi attraverso l'operato di un educatore estremamente bravo nel suo lavoro. In taluni casi, spiegare quello che lei ha, umanamente e saggiamente, spiegato e mostrato ai suoi ragazzi non basta, anzi rischia di pressare la persona che non riesce a gestire quelli che sono a tutti gli effetti sintomi. In alcuni casi serve lo psicologo, anzi, nemmeno, serve una psicoterapia, un tipo di operato ancora diverso sia da quello dello psicologo che da quello dell'educatore. Non è un caso se esistono queste differenti figure. Non è un caso se spesso esiste una stretta collaborazione fra educatori e psicologi. Non è un caso se io e i miei colleghi conosciamo educatori che svolgono il loro lavoro egregiamente, e alcuni pochi altri (e confido e sono sicura lei non faccia parte di questa seconda categoria, ci mancherebbe) meno coscienti dei confini del loro operato e di quello degli psicologi. Sembra retorica, ma ho visto personalmente gente finita all'ospedale per questi motivi qua, per esser stata forzata a fare qualcosa prematuramente, pressata ad essere migliore senza prima aver costruito, in terapia, gli strumenti per gestire meglio il proprio problema, pressata ad essere "forte" come quei ragazzi che hanno problemi ben più gravi ma si sono risollevati e sorridono alla vita. Persone che hanno sviluppato attacchi di panico, i cui sintomi si sono aggravati, e altro, perchè "deve partecipare all'attività x per forza perchè lo fanno tutti", "è partecipando che impara", "sta solo facendo le bizze e il/la frignone/a". Ripeto che non la ritengo appartenente a questa seconda categoria, e che confido nel suo buon operato con i suoi ragazzi. Tutto questo era per ribadire xome qui si parlasse di altro, che la dismorfofobia è una situazione seria che non corrisponde a una "semplice" insicurezza, e che a volte, nella vita, serve qualcosa di più dell'umanità di un bravissimo educatore o amico, serve qualcosa di più di qualche saggio consiglio, o di qualche complimento, o di qualche dimostrazione di ciò che è vero e ciò che non è vero. Infine, e qui mi taccio, per mia personale etica, mai mi permetterei di definire "frignogne" o di dire che qualcuno "insulta chi sta peggio" solo perché ha delle difficoltà, non lo direi nè di chi (o a chi) ha un disturbo diagnosticato, e nemmeno di chi (o a chi) ha una profonda insicurezza personale.
Edited by NastroBlu - 18/3/2022, 13:39
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