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Mitologia astrologica

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view post Posted on 13/1/2021, 20:44     +1   +1   -1
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Ariete
Marte, una lama a doppio taglio: il tenero Dumuzi e il terribile Ares

La figura del dio Marte subisce, nel passaggio da una mitologia all'altra nell'arco di un millennio, una trasformazione così radicale da diventare incarnazione della morte dopo essere stata quella della vita...
Ma seguiamo insieme, brevemente, il tracciato di questa parabola discendente: presso i Sumeri (circa 2500 prima di Cristo) Marte si chiamava Dumuzi. Dio-pastore, egli è il seducente e amabile rappresentante delle forze fecondatrici della natura nel suo ciclo dalla vita alla morte. E' figlio e allo stesso tempo marito di Inanna, dea della vita in quanto Regina assoluta assoluta del Cielo e della Terra. Non paga del proprio potere, però, Inanna decide di conquistare anche il Regno della Morte, dove regna la potente sorella Ereshkigal. Ella scende dunque negli Inferi, ma solo, alla fine, per restare fulminata dallo sguardo mortale della sorella. Per interessamento degli dèi, a Inanna viene concesso di poter resuscitare, a patto però che spedisca laggiù qualcun altro dello stesso rango. Dopo febbrile e vana ricerca, Inanna scopre che Dumuzi aveva intanto approfittato della propria assenza per gozzovigliare e usurpare il regno. Indignata, lo punisce facendolo morire e spedendolo dunque agli Inferi... al suo posto.

Presso i Babilonesi (civiltà che subentra a quella sumera verso il 2000 a.C.) Dumuzi è chiamato Nergal, il quale, una volta sceso nel Regno dei Morti, sposa la regina Ereshkigal, ma solo per vincerla e umiliarla. Assurto al trono, Nergal si mette a seminar guerre, malattie e lutti per popolare il proprio regno e diventar così più potente...

Presso i Greci (circa 1300 a.C.) Nergal prede il nome di Ares (che poi i latini chiameranno Marte) e diventa esclusivamente il dio della violenza e della guerra. Incline alla lite e all'imponderatezza, egli non dà mai prova di particolare intelligenza e se a tratti riesce valente soldato, non di rado lo sorprendiamo atterrato (lui, di stazza doppia di quella umana!), scorticato e piagnucolante. Incestuoso (è sposato con la sorella Venere) e prepotente, Ares è inviso a tutti gli dèi, tanto che lo stesso padre Zeus (il latino Giove) lo bolla come 'il più odioso di tutti gli immortali'. E se consideriamo infine la fama che egli si guadagna passando, nelle varie guerre, ora da una parte e ora dalla parte opposta, risulta chiaro come i Greci abbian fatto di questo dio l'archetipo delle forze del male, della violenza e della passionalità che sfugge alla disciplina della ragione...

Ecco, ora che abbiamo delineato, seppur fugacissimamente, il carattere mitologico di Marte, non ci resta che tradurlo nel carattere psicologico del suo segno di domicilio diurno, l'Ariete. A dar retta al solo mito greco, dovremmo credere che questo segno sia affollato di gente prepotente, goffa, passionale e scarsamente intelligente. Il che, ovviamente, non corrisponde in alcun modo alla realtà. Anzi, nonostante le famose 'impuntature', c'è nell'Ariete, più che in ogni altro segno, una preponderante componente di garbo (paradossalmente, poi, più nell'uomo che nella donna!) che contraddice clamorosamente il mito dell'Ares greco. E allora? E allora, se la cocciutaggine, l'intempestività, l'oscillazione da una convinzione all'altra e la scarsa attitudine alla riflessione, tipiche dell'Ariete, rispecchiano senz'altro alcuni tratti peculiari di Ares, è indubbiamente anche al Dumuzi sumero che dobbiamo far riferimento per una più approfondita comprensione degli atteggiamenti di questo segno: egli è sposo-bambino, senza il quale nulla può nascere. L'Ariete è infatti il 'segno-bambino' dello Zodiaco che inizia tutta la fascia zodiacale; esso è solitamente anche l'iniziatore di imprese, l'ispiratore, il trascinatore. Fecondatore d'idee, quindi, come Dumuzi è fecondatore di vita (come si vede anche dal simbolo essenzialmente fallico che rappresenta Marte).


Toro
Venere: il tramonto di una stella

Con la vittoria, verso il finire del secondo millennio prima di Cristo, del Patriarcato sul Matriarcato, cioè del Dio-maschio-padre sulla Dea-femmina-madre, anche i miti connessi alla mascolinità (rappresentata da Marte) e alla femminilità (rappresentata da Venere) subiscono dei radicali mutamenti. Come abbiamo visto parlando dell'Ariete, la figura di Marte perde col tempo i caratteri più 'morbidi' delle prime mitologie matriarcali per assumere quelli, incredibilmente 'duri', della mitologia greca patriarcale. Con processo uguale e contrario, anche la figura di Venere, verrà man mano spogliata dai caratteri 'maschili' delle mitologie antiche per assumerne di così 'femminili' (cioè 'bizzosi', dal punto di vista maschilista dei Greci) da risultare, con le sue folli gelosie, le sue ire isteriche e le sue volubilità, un modello in cui qualunque donna moderna farebbe gran fatica a riconoscersi... Ma ripercorriamo brevemente lo sviluppo di questa parabola.

Nel mito Sumero (circa 2500 a.C.) Venere si chiama Inanna. Regina del Cielo e della Terra, ella viene venerata nella sua doppia veste di stella della sera e di stella del mattino. La prima incarna le qualità femminili della bellezza, della fecondità e dell'amore; mentre la seconda incarna quelle maschili dell'odio, della vendicatività e della guerra. Ma Inanna non è paga di di possedere il Regno dei Vivi e vuole arricchirsi anche del Regno dei Morti, ove governa l'aborrita sorella Ereshkigal. Scende dunque nel 'Gran Laggiù', Inanna, ma viene uccisa dallo sguardo mortale di Ereshkigal e sarà solo dopo aver disinvoltamente barattato la propria rinascita con la vita del marito Dumuzi che potrà recuperare il regno. Ma la sua importanza, a questo punto, è già sminuita: infatti nel mito Babilonese (civiltà che si sovrappone a quella sumera verso il 2000 a.C.) Inanna, che ora si chiama Ishtar, comincia a venir considerata anche adescatrice di uomini, fomentatrice di liti tra loro e persino ispiratrice di riti orgiastici.

E si arriva così al Mito Greco (circa 1300 a.C.), dove contano ormai solo gli dèi maschi capitanati da Zeus (Giove) e dove Ishtar, venerata col nome di Afrodite, non è più che l'ombra di se stessa. Dimezzata nei significati, Afrodite passa a rappresentare una femminilità di abbacinante bellezza, è vero, ma ridotta ormai quasi esclusivamente a oggetto di piacere erotico, mentre l'animo è fondamentalmente geloso, capriccioso, incostante... Ecco, ora che abbiamo ristabilito la verità 'storica' del mito, non possiamo che sorridere sulle tanto decantate 'dolcezze' e 'armonie' di questa dea e dei segni che ella governa (Toro di sera e Bilancia di mattino). E' vero che, come stella notturna, ella regala al Toro squisiti caratteri di amorevolezza femminile (gli affetti, le tradizioni, la famiglia etc...), ma è anche vero che c'è un non meno importante rovescio della medaglia.
Il Toro è generalmente disponibile, è vero, ma con una oculatezza che può infastidire, e con una sottaciuta promessa che un giorno all'altro arriverà il conto! E non sono poche le amicizie che questo segno può incrinare per questioni d'interesse. L'Afrodite greca, inoltre, così sensuale e promiscua, ricorda un lato del Toro in cui esso può indulgere. Specie l'uomo, infatti, quando è libero di farlo è spesso 'carnale' e si lascia andare ad ogni forma di piacere dei sensi: benvenga questa carnalità, ma non è infrequente il caso di Tori che, impigliati in caparbie storie di sensi, non esitano a mandar all'aria ciò che hanno costruito..!


Gemelli
Mercurio: la storia di uno, nessuno, centomila

La mitologia ha attribuito mille ruoli a questo piccolo dio, tanto amato dai Greci (col nome di Hermes) quanto trascurato dai Latini. Il messaggero degli dèi, il ladro, l'imbroglione, il dottore, l'inventore, il musico, il mercante, l'indovino, e altri ancora. Così tanti da far sospettare che, per la solita teoria degli opposti, egli non sia alla fine... nessuno!
Ma vediamo il mito: Mercurio nasce di nascosto, in una grotta, dalla relazione clandestina fra Giove, luminoso re del giorno, e Maia, scura ninfa della notte. Già il primo giorno di vita scappa dalla culla e ruba 50 vacche al fratellastro Apollo. Per non farsi scoprire, lega ai loro zoccoli certi calzari, e le fa marciare indietro, cosicchè sembri che vadano nella direzione da cui invece provengono. Poi, trovata una tartaruga la sventra e, applicando al guscio le budella di due vacche uccise, inventa il primo strumento musicale, la lira. Nasconde infine le vacche, ritorna a casa in un baleno, e si rificca nella culla come se nulla fosse stato. Quando, al mattino, Apollo si accorge del furto cerca disperatamente per ogni dove, ma invano. Intanto dei pastori, attratti dal suono della lira, notano le budella adibite a corde e riferiscono il fatto ad Apollo, che accorre infuriato. Maia non sa nulla e Mercurio mente spudoratamente; ma Apollo lo prende per un orecchio e lo trascina al cospetto di Giove per il giudizio finale. Giove è divertito dall'impertinenza del suo rampollo e vorrebbe aiutarlo, ma Apollo è irremovibile e Mercurio deve confessare e restituire il bestiame. A questo punto Apollo, invaghitosi della lira, suggerisce a Mercuio di barattarla con le sue vacche e così avviene.
Sulla strada verso casa, già annoiato, Mercurio inventa il flauto, ricavandolo da una canna. Ma Apollo si innamora anche di questo strumento e Mercurio glielo cede a patto di venir iniziato alle arti divinatorie (cioè delle previsioni) proprie di Apollo. E' conscio ormai del proprio valore, reclama dal padre un suo posto nell'Olimpo, sebbene figlio illegittimo. Sorridendo, Giove gli accorda di diventare il dio degli inventori e dei commercianti, lo nomina suo messaggero personale e per questo gli regala un cappuccio alato e calzari alati per volare dappertutto. Gli dà inoltre il Caduceo, una sorta di piccolo scettro formato da una verga d'oro, alata pur essa, intorno alla quale si attorcigliano due serpenti contrapposti, che ha il potere di addormentare e svegliare. Potremmo andar avanti all'infinito, tante sono le nobili e malandrine imprese del piccolo grande signore del Gemelli. Ma tanto ci basta per un aggancio con il carattere di questo segno. Mercurio, come abbiam visto, nasce di nascosto dalla fusione fra il giorno-veglia (Giove) e la notte-sonno (Maia).
Proprio come il pianeta Mercurio in cielo, se ci pensate: visibile solo al crepuscolo e all'alba, seminascosto com'è fra sole e luna, fra luna e sole... c'è e non c'è proprio come il Gemelli più tipico, che fa come il gatto: quando lo vuoi non viene e quando meno te lo aspetti ti salta sulla biancheria appena stirata..! E come le sue parole, anche: per esserci ci sono, a iosa come uno sciame di mosche impazzite. Ma se cerchi di acchiapparle non ci riesci perchè volan via... E poi Mercuio baratta, e così il Gemelli: se solo ti invaghisci di una sua cosa (facile, perchè è un segno di raffinato buon gisto) è raro che lui te la regali (troppo banale!), preferisce barattarla. Con un tuo disco, una giacca, una corsa la mare con la tua bici...
Mercurio usa il Caduceo per addormentare o svegliare la gente a seconda delle occasioni. Il Gemelli fa lo stesso con la sua parlantina. Che può essere tanto forbita da confondere il prossimo se c'è da perorare una causa impossibile, o tanto colorita da tener sveglia l'attenzione di chi gli interessa. E quei due serpentelli che si affrontano attorno al Caduceo? Beh, da temerario trapezista della parola qual è, capita spesso che il Gemelli sappia sostenere una tesi e, all'occorrenza, la tesi esattamente opposta!


Cancro
Il Cancro, la Luna e... l'Eternità

Atterrita fin dai primordi dalla morte fisica, l'umanità ha sempre cercato di lasciare una traccia di sé sul mondo, di tramandarsi nel futuro, nell' 'eternità'. Ma come, in mancanza di gesta che potessero essere ricordate dai posteri? Con la procreazione dei figli e dei figli dei figli. Chi 'generava', chi rispondeva con la vita all'inevitabile richiamo della morte era il più forte, vinceva rispetto e potere... Già, ma a chi va il merito della procreazione, al maschio o alla femmina? La risposta a questa domanda costituì, già nella notte dei tempi, il motivo di antagonismo fra l'uomo e la donna. E fin verso il 3000 prima di Cristo, nel periodo detto del Matriarcato, fu la donna ad arrogarsi questo privilegio vincendo così la lotta di potere con l'uomo. Da una parte conservava le tipiche mansioni femminili di madre, nutrice e amante, e dall'altra assumeva quelle maschili di intraprendenza e di comando. Considerato 'inferiore', l'uomo era relegato a funzioni di scarso rilievo. Era naturale che una tale situazione sulla terra si riflettesse pure in cielo, nel mondo dei miti, dove le figure femminili erano ovviamente in primissimo piano. Anzi, fu così che la Luna stessa, simbolo di maternità per eccellenza, venne venerata sia nella sua veste naturale di femmina che in quella, 'usurpata' di maschio...
Con i secoli le filosofie cambiarono, l'uomo si riprese la rivincita e cominciò il periodo chiamato Patriarcato, in cui anche la mitologia fu rimaneggiata in senso maschile.
Ma torniamo al tempo del Matriarcato, quando presso i Sumeri, civiltà nella quale nacque l'astrologia, la Luna era naturalmente il corpo celeste più importante del cosmo, di gran lunga più importante del Sole. Già le sue fasi, ognuna delle quali aveva un preciso significato, affascinavano la fantasia popolare: dal femminile plenilunio, che rischiarava le tenebre della notte, al punitivo novilunio, che sprofondava i cuori nei cattivi presagi. I suoi 'umori' (i banchi di nuvole intorno all'astro, i diversi toni di luce che esso può assumere, e così via) sgomentavano uomini e animali, mentre il suo ciclo mensile, più prontamente di quello annuale, del Sole, forniva un prezioso strumento di misurazione del tempo oltre che di condotta nella vita prettamente contadina di allora. Una presenza, insomma, ora carezzevolmente femminile, ora spaventosamente maschile... E infatti nel mito, la Luna veniva rappresentata dal dio maschio di nome Nanna, tanto importante da venir venerato come il 'Gran Padre'. Esso era figlio degli dèi della terra, Enlil e Ninlil. La vezzosa Ninlil tenta Enlil, che senza troppo sforzo la stupra. Gli dèi si indignano e lo puniscono spedendolo nel Regno dei Morti. Ninlil, incinta del dio-luna Nanna, segue Enlil e, per evitare che il figlio venga inghiottito dal 'Gran Laggiù', vien fatta partorire, con mille sotterfugi, sull'orizzonte, cosicchè egli possa ascendere liberamente in cielo. Qui si ferma il Mito Sumero, di cui purtoppo non restano che poche tracce. Con l'avvento del Patriarcato, questa divinità a poco a poco scompare. E in un mondo ormai maschile, ovviamente avverso alla maternità-potere, la Luna rivive in miti di dee meno importanti e comunque... vergini. Dalla greca Atena (la latina Minerva) ad Artemide (la latina Diana). Il Cancro è dunque il segno della donna potente al tempo di Nanna-luna che, forte della propria maternità, cerca di esautorare l'uomo e di assumerne il ruolo, prima nell'ambito della famiglia e poi nel mondo professionale.

Leone
C'era una volta Re Sole...

Prima di avventurarci nella mitologia del Sole, astro che governa il segno del Leone, un'importante premessa appare doverosa; la scoperta che esso è al centro di un universo che gli ruota intorno è relativamente recente, visto che risale solo a circa 400 anni fa. Mentre per oltre 45 secoli l'uomo aveva semplicemente creduto a quel che aveva visto con i propri occhi: che la terra fosse al centro e che il Sole e le stelle le girassero intorno. Nessuna sorpresa, quindi, se la figura del Sole non è mai stata così importante nella vita della maggioranza dei popoli antichi. Anzi, specie in Mesopotamia, patria dell'Astrologia nel tempo cosiddetto del Matriarcato, a questo astro, così inscrutabile nel suo lontano fulgore e così spietato nella sua cocente arsura portatrice di siccità e di epidemie, veniva decisamente anteposta la Luna. Più vicina e più 'umana', era alla sua carezzevole luce che si muovevano, per esempio, le carovane dei commerci, ed era sulle sue fasi che si fissava il calendario dei rituali religiosi del tempo... Non si dispiaccia il Leone che legge: non si vuol qui sminuire il suo fulgido segno, ma solo serenamente sottolineare che alla maggiore importanza data oggi dall'Astronomia al Sole, per via di quella sua centralità, non corrisponde certo in Astrologia una maggiore importanza del suo segno rispetto agli altri, come invece il Leone tende a orgogliosamente credere. Ma passiamo ai miti.
In quello dei Sumeri, la più antica civiltà conosciuta (circa 2500 a.C.), il Sole, col nome di Utu, è significativamente solo il figlio della Luna, il dio Nanna, di cui poi diventerà poi semplice ministro. Utu-Sole è temibile poichè nega ai mortali ogni ombra nella quale ripararsi dai suoi raggi inesorabili; ma è anche giusto, non concedendo così neppure rifugio a ladri e malfattori. Così lontano com'è, così 'superiore' alle cose umane, egli funge da naturale, imparziale giudice nelle contese: è lui che tutti invocano per un ultimo, definitivo verdetto. Stesse funzioni conserva il corrispondente dio greco Helios (circa 1500 a. C.). Ogni giorno egli conduce infaticabilmente il pianeta Sole attraverso i cieli sopra un carro trainato da alati cavalli fiammeggianti. Sorveglia alacremente che in terra e in cielo tutto si svolga secondo le leggi e secondo i giuramenti di cui viene eletto garante. Castiga i colpevoli e riporta le malefatte al re degli dèi, Zeus (il latino Giove). Queste brevi descrizioni ci portamo a uno dei punti centrali della personalità del Leone, il suo grande amore per la giustizia (e per i suoi meccanismi: il mondo forense è pieno di Leoni!). Di straordinaria lealtà, il Leone è infatti il segno del 'rispetto' fino all'ossessione: della legge, della parola (i 'giuramenti'...), dell'onorabilità. Una posizione che lo fa tendere istintivamente a giudicare con invidiabile obiettività l'operato della gente e a ergersi ad arbitro delle dispute, capace com'è di tenersi al di sopra delle parti. Per non parlare del suo spiccato spirito legalitario, che gli fa spesso puntare il suo dito accusatore contro ingiustizie e soprusi. Ma, come sempre, non è tutto oro ciò che riluce. E' altrettanto facile, infatti, imbattersi in Leoni che vivono quelle belle qualità in maniera un po' troppo... arrogante, giungendo anche ad inutili pettegolezzi e gratuite indiscrezioni nei confronti di chi vorrebbero indagare.
Helios è solo il portatore del Sole, non è il pianeta stesso. Il che sta a dimostrare anche che il Leone non è autorizzato a dimostrare sentimenti di superiorità agli altri. Ma torniamo brevemente al mito. A Helios subentra, poi, Febo Apollo. Pur essendo 'bello come il sole' ed eternamente giovane, Febo Apollo è decisamente il più sfortunato degli dèi in campo amoroso. E il Leone, una delle 'bellezze' dello Zodiaco, pur ricco di simpatia e calore, non ha sempre maggior fortuna...


Vergine
La Vergine... una bianca cicogna col suo fardello... di bambini...

E' un fatto noto che i segni d'Aria (Gemelli, Bilancia e Acquario), a differenza degli altri, non sono rappresentati, in Astrologia, da animali ma da figure umane, in quanto la psicologia assegna all'elemento Aria la facoltà di raziocinio negata (pare!) agli animali. Stesso discorso vale per il segno della Vergine che, pur appartenendo all'elemento Terra, è governata, come il Gemelli, dall' 'intelligente' Mercurio e quindi viene simboleggiato da una figura umana.
Ma come abbiamo dimostrato proprio a proposito del Gemelli, non può esser che dietro ad ogni segno non ci sia un animale. E ciò per la semplice ragione che ai tempi della nascita dell'Astrologia (almeno 3000 anni prima di Cristo) la psicologia era del tutto sconosciuta.

...


Da Barbanera 1991


Continua...

Edited by ~Reenesme~ - 8/9/2021, 18:47
 
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