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Perché ci offendiamo?

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view post Posted on 18/6/2007, 09:15     +1   -1
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Imperatrice della bambagia!

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Uno degli ostacoli alla comunicazione autentica, e quindi all'incontro
piuttosto che allo scontro, è dato da automatismi che ci spingono ad aderire
all'idea di quello che dovremmo essere piuttosto che alla realtà di quello
che siamo.

L'offesa è un automatismo, condiviso dalla maggior parte delle persone della
nostra cultura, che viene alimentato socialmente dalle organizzazioni
gerarchiche di cui facciamo parte.

Il meccanismo che produce il senso di offesa è molto utile alle
organizzazioni gerarchiche perché, inducendo il conformismo e l'alienazione,
fa guadagnare prevedibilità e controllo delle persone, dunque facilità di
governo.

Come funziona l'offesa? Ci offendiamo quando, per sentirci amabili, ci
obblighiamo a corrispondere a un'immagine di ciò che crediamo di dover
essere.

L'offendersi si basa quindi su un inganno: il credere di essere come ci si
immagina di essere, quando si prende molto sul serio l'idea che si ha di sé.

Questo inganno è uno dei presupposti più nascosti e infidi che vengono
inculcati con l'educazione. Una volta addestrati a conformarci a un'immagine
precisa, ci alieniamo e diventiamo i nostri migliori secondini, punendoci
con il disagio, e con il timore di non essere amati, ogni volta che ci
pensiamo diversi da come crediamo di dover essere.

Quando ci offendiamo rimaniamo chiusi nel dialogo mentale rabbioso e/o
triste del confronto di due immagini di noi (l'immagine di come desideriamo
essere e quella di come temiamo di essere stati) e intanto perdiamo il
contatto con il presente, dunque con la possibilità di soddisfarci
veramente.

Offendendoci con qualcuno, ingaggiamo una lotta per la difesa dell'immagine
in cui ci identifichiamo e intanto ci distraiamo dal perseguire i nostri
veri obiettivi, di volta in volta, nella relazione.

Non appena riconosciamo la natura del meccanismo ingannevole dell'offesa,
possiamo recuperare la libertà di essere noi stessi, e la responsabilità di
esserlo.

Quando riconosciamo che non dobbiamo necessariamente aderire a nessuna
immagine preconfezionata di ciò che dovremmo essere e ci accettiamo
liberamente per ciò che siamo, non abbiamo più bisogno esasperato
dell'apprezzamento altrui e nutriamo la nostra autostima col rispetto per
noi stessi. Che, vedremo, diventa una solida base da cui sviluppare il
rispetto per gli altri.
(Emma Rosenberg Colorni )



ciao
sara
 
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^francy^
view post Posted on 18/6/2007, 11:01     +1   -1




O______o
billo questo topic ^_^
 
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OStella
view post Posted on 18/6/2007, 17:13     +1   -1




Veramente interessante! ;)

CITAZIONE
Quando riconosciamo che non dobbiamo necessariamente aderire a nessuna
immagine preconfezionata di ciò che dovremmo essere e ci accettiamo
liberamente per ciò che siamo, non abbiamo più bisogno esasperato
dell'apprezzamento altrui e nutriamo la nostra autostima col rispetto per
noi stessi. Che, vedremo, diventa una solida base da cui sviluppare il
rispetto per gli altri.

Giustissimo :)...
Questo è stato uno dei miei più grandi problemi in passato... credevo di dover dare sempre un'immagine di me quasi "perfetta", pensavo che solo così mi sarei meritata di essere amata... mamma mia, quante paranoie che mi creavo!!! :( E che, ogni tanto, mi faccio ancora, ahimè :(... eh, il percorso per l'autoaccettazione è lungo...

Grazie Sara, i tuoi topic sono sempre molto belli e profondi! :) ;)
 
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view post Posted on 19/6/2007, 07:39     +1   -1
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Imperatrice della bambagia!

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CITAZIONE
O______o
billo questo topic

CITAZIONE
Grazie Sara, i tuoi topic sono sempre molto belli e profondi!

Grazie a voi che li apprezzate!

ciao
sara
 
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jungleanimal
view post Posted on 24/6/2007, 16:59     +1   -1




QUOTE (babysara @ 18/6/2007, 10:15)
Uno degli ostacoli alla comunicazione autentica, e quindi all'incontro
piuttosto che allo scontro, è dato da automatismi che ci spingono ad aderire
all'idea di quello che dovremmo essere piuttosto che alla realtà di quello
che siamo.

L'offesa è un automatismo, condiviso dalla maggior parte delle persone della
nostra cultura, che viene alimentato socialmente dalle organizzazioni
gerarchiche di cui facciamo parte.

Il meccanismo che produce il senso di offesa è molto utile alle
organizzazioni gerarchiche perché, inducendo il conformismo e l'alienazione,
fa guadagnare prevedibilità e controllo delle persone, dunque facilità di
governo.

Come funziona l'offesa? Ci offendiamo quando, per sentirci amabili, ci
obblighiamo a corrispondere a un'immagine di ciò che crediamo di dover
essere.

L'offendersi si basa quindi su un inganno: il credere di essere come ci si
immagina di essere, quando si prende molto sul serio l'idea che si ha di sé.

Questo inganno è uno dei presupposti più nascosti e infidi che vengono
inculcati con l'educazione. Una volta addestrati a conformarci a un'immagine
precisa, ci alieniamo e diventiamo i nostri migliori secondini, punendoci
con il disagio, e con il timore di non essere amati, ogni volta che ci
pensiamo diversi da come crediamo di dover essere.

Quando ci offendiamo rimaniamo chiusi nel dialogo mentale rabbioso e/o
triste del confronto di due immagini di noi (l'immagine di come desideriamo
essere e quella di come temiamo di essere stati) e intanto perdiamo il
contatto con il presente, dunque con la possibilità di soddisfarci
veramente.

Offendendoci con qualcuno, ingaggiamo una lotta per la difesa dell'immagine
in cui ci identifichiamo e intanto ci distraiamo dal perseguire i nostri
veri obiettivi, di volta in volta, nella relazione.

Non appena riconosciamo la natura del meccanismo ingannevole dell'offesa,
possiamo recuperare la libertà di essere noi stessi, e la responsabilità di
esserlo.

Quando riconosciamo che non dobbiamo necessariamente aderire a nessuna
immagine preconfezionata di ciò che dovremmo essere e ci accettiamo
liberamente per ciò che siamo, non abbiamo più bisogno esasperato
dell'apprezzamento altrui e nutriamo la nostra autostima col rispetto per
noi stessi. Che, vedremo, diventa una solida base da cui sviluppare il
rispetto per gli altri.
(Emma Rosenberg Colorni )



ciao
sara

excellent!
in sintesi ci offendiamo perche' dominati dal nostro ego che ha appunto determinate immagini di se e l'allontanarsi da queste immagini lo scatena..di qui il sentimento di offesa..di sentirsi offesi...e' l'ego che si vede defraudato da una cosa cui vuole corrispondere per sentirsi vivo..
piu realizziamo che e' in realta' l ego a soffrire questa cosa, e non noi, meno questa cosa..chiamiamola cosi, fara' parte di noi e influenzera' il nostro vivere.
 
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Le-Pointe_Du-Lac
view post Posted on 18/1/2014, 16:16     +1   -1




Grazie babysara per questi topic profondi che mi aiutano a pensare a tante cose, cosa che purtroppo non sto facendo in questo periodo, o comunque faccio in modo molto confusionario.
Spero tanto di ricollegare il prima possibile un' intesa con me stesso, leggere i topic su questo forum non mi aiuta a riassemblare, ma almeno mi fa trovare qualche pezzo.
 
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bullex
view post Posted on 13/4/2014, 12:42     +1   -1




Molto bello ciò che hai espresso. Sono d'accordo!
 
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donna lunare
view post Posted on 21/4/2014, 18:23     +1   -1




Questo topic è interessante ma credo che il discorso non si debba esaurire qui. E' necessario distinguere nello specifico tra offesa e offesa. Un conto è non soddisfare le aspettative di qualcuno senza arrecargli nessun danno (che ne so, disdire un appuntamento, esprimere opinioni diverse, ironizzare simpaticamente), altro conto è arrecargli un'offesa che lede i suoi diritti e la sua persona. Non a caso la giurisprudenza ritiene sia un reato, ad esempio, ledere l'immagine di qualcuno (è il caso della diffamazione o delle ingiurie).
Sorridere come ebeti e sorvolare di fronte a qualcuno che prevarica nei nostri confronti, rischia di far passare il messaggio che al danno si debba aggiungere anche la beffa: la vittima dovrebbe tacere, altrimenti sarebbe psicologicamente instabile e schiava di un Ego prevaricante, mentre colui che andrebbe giustamente redarguito e punito, e che mostra atteggiamenti prevaricanti e lesivi, la passa liscia al punto tale che la volta successiva raddoppierà la dose.

Mai offendersi dunque per sciocchezze, ma mai perdere la capacità di discernere atti lesivi e di reagire con durezza, quando è il caso.
 
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view post Posted on 22/4/2014, 05:00     +1   -1

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Il tema e' complesso. A volte, la verita' dolorosa su qualcuno o qualcosa, puo' essere interpretato come una lesione dell'immagine di qualcuno. Ma non e' cosi'... Si rischia cosi' di annuire a tutte le cose negative che qualcuno fa, col 'problema' di potergli dire direttamente che e' un cretino. :D

Trovo, invece, molto piu' criminali, le 'offese' arrecate ad una persona, quando si attua di fatto una lesione all'immagine di qualcuno, che sia essa fisica o, puramente, materiale tipo degradare qualcuno da un posto di lavoro o altro, per motivi tutt'altro che giusti. Questo lo trovo piu' pesante. E, soprattutto, infido.
 
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donna lunare
view post Posted on 22/4/2014, 11:41     +1   -1




Ovvio che io mi riferivo a ingiurie e diffamazioni che il nostro legislatore decide di punire quando, ad esempio, si diffondono voci non veritiere anche allo scopo, come da te sottolineato, di far perdere il posto di lavoro o ostacolare la carriera di qualcuno di cui magari si vorrebbe prendere il posto.

Se invece ci si comporta male e qualcuno lo fa notare dando magari del cretino, ovvio che non si è più vittime e che quel "cretino" lo si è meritato appieno.

Ovviamente il mio discorso era riferito a vittime ingiustamente lese e che rischiano di essere ritenute patologiche solo perchè reagiscono :)
 
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view post Posted on 22/4/2014, 17:31     +1   -1

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In effetti! ;)
 
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10 replies since 18/6/2007, 09:15   642 views
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