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Più Dai Più Hai

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view post Posted on 30/1/2014, 13:06     +1   -1
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Imperatrice della bambagia!

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Dalla terra dei carciofi!!! io adoro i carciofi!!!!

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di Adam Grant

>> http://goo.gl/Y31EC8

Cambia le regole

Raggiungi il successo, nella vita e sul lavoro

Per molto tempo hai pensato al successo come una conseguenza di fattori
individuali: passione, lavoro duro, talento e fortuna. E, magari, ti sei
nascosto dietro un alibi diffuso (e menzognero): non si può far carriera se
non si è (almeno un po') «stronzi», e ai «buoni» è riservato - al massimo -
un posto in paradiso ma non nelle classifiche dei più ricchi.

Eppure nel mondo di oggi, in rapida e drammatica evoluzione, l'affermazione
di sé dipende sempre più da come interagiamo con gli altri.

Lo dimostra Adam Grant, giovane e brillante docente alla Wharton School, in
un libro illuminante e controintuitivo. L'autore traccia tre profili che
corrispondono ad altrettanti stili di azione:

il giver (colui che antepone il dare al ricevere)
il matcher (colui che, nel rapporto dare-avere punta al pareggio)
il taker (colui che prende e basta)
Crediamo che i vincenti appartengano a queste ultime due tipologie?

A uno sguardo più attento è invece il giver a salire i gradini che conducono
all'eccellenza,
mentre il taker è condannato ad affondare.

Più dai più hai ci costringe a ribaltare lo schema abituale, secondo cui
prima bisogna arrivare all'affermazione e poi (casomai) concedere qualcosa
agli altri. Il successo dell'«altruista» è unico e duraturo: non crea
divisioni, conduce a un risultato pieno e senza compromessi, si riflette
positivamente su chi sta attorno, si moltiplica anziché concentrarsi su una
persona sola.

Con una prosa avvincente e godibile, Grant presenta casi di giver attivi in
diversi settori - consulenti, avvocati, medici, ingegneri, venditori,
scrittori, imprenditori, commercialisti, ma anche premi Nobel e capi di
Stato -, evidenziando i tratti salienti del loro modo di agire, indicando
nelle reti di rapporti i punti di qualità che fanno la differenza e
spiegando come possiamo trasformarli in una strategia consapevole.

Più dai più hai ha scalato le classifiche dei bestseller USA e ha ottenuto
un consenso unanime fra psicologi, esperti di teoria aziendale e leader
delle più grandi società: un libro che ridefinisce per sempre il paradigma
del successo - professionale e non - e che offre a ciascuno nuove
prospettive di cambiamento.

Dicono di questo libro

"Ricerche affascinanti, uno stile gradevole e tanto buon senso: Più dai più
hai è un vero e proprio manifesto su come fare le cose importanti in maniera
sostenibile."
David Allen, autore di Detto, fatto!

"Potrebbe essere il libro più importante di questo giovane secolo.
Penetrante ed efficace, ha profonde implicazioni sul nostro modo di
intendere la carriera, il rapporto con gli amici e i famigliari, su come
alleviamo i figli e organizziamo le istituzioni."
Robert Sutton, autore de Il metodo antistronzi

Speciale: Più dai, più hai

Più dai più hai
è la legge del karma , dove ricevi ciò che offri.

E a sorpresa è anche la legge dei soldi:
del lavoro, degli affari e del business.

Questa è l'inaspettata scoperta di Adam Grant, docente universitario di
Philadelphia, documentata nel libro “Più dai più hai”, pubblicato da
Sperling&Kupfer.

La maggior parte delle persone ritiene che per essere individui di successo
occorrano:

1. duro lavoro, sostenuto da una forte motivazione
2. la capacità, il talento
3. il famoso “colpo di fortuna” ossia la capacità di trovarsi al posto
giusto nel momento giusto

E basta?

Fortuna a parte, tutti noi abbiamo qualcosa che desideriamo fortissimamente,
per cui lavoriamo duramente, ma non sempre riusciamo ad ottenerla.
Perché?

Perché non teniamo in considerazione un quarto, importantissimo fattore:

4. il modo in cui ci poniamo nelle relazioni interpersonali

Spesso ci troviamo a dover fare delle scelte: dare in funzione di ciò che
riceviamo? Spenderci senza pensare a ciò che avremo in cambio? O prendere e
basta?

Adam Grant ha studiato come le persone di successo rispondono a queste
domande, e le ha suddivise in 3 categorie:

i GIVER: coloro che danno senza pretendere niente in cambio, pensando più al
beneficio collettivo che al loro beneficio personale
i MATCHER: coloro che puntano al pareggio del bilancio
i TAKER: coloro che puntano a prendere, dando le minor contropartite
possibili

E inaspettatamente è emerso che mentre taker e matcher ottengono risultati
intermedi, i giver sono quelli che emergono sopra gli altri, diventando vere
e proprie persone di successo.

Infatti i giver non sono necessariamente gentili, né altruisti, anzi
inseguono i loro obiettivi con la stessa passione e determinazione di
matchers e taker. Semplicemente per progredire fanno leva sui valori umani
come rispetto, lealtà ed empatia.

Il giver all'inizio ha bisogno di più tempo per crearsi attorno un clima di
benevolenza e di fiducia, ma alla lunga il suo comportamento aperto e
disponibile gli permette di creare attorno a sé una rete di sostenitori che
lo appoggia, che lo spinge verso il traguardo, e con cui divide i meriti (il
giver è generoso).

Molti di noi sono giver nelle loro relazioni interpersonali: con gli amici,
con i parenti, ecc.
Ma quando ci troviamo al lavoro diventiamo tutti matchers o takers.

Anche coloro che sono consapevoli di essere giver tentano di nascondere tale
tendenza: la paura di esser considerati deboli, ingenui, e pertanto di
essere sfruttati è troppo forte.

Eppure dare agli altri è considerato uno dei principi più importanti, in
tutte le culture del mondo.

Ogni uomo deve decidere se camminerà
nella luce dell'altruismo creativo o nel buio dell'egoismo distruttivo
Martin Luther King

E tu dove cammini?

Indice

1. Il bene ripaga
Dare più di quanto si riceve: rischi e vantaggi

2. Il pavone e il panda
Giver, taker e matcher: come si costruisce una rete di relazioni

3. Reazione a catena
Riconoscere i meriti degli altri o prenderli tutti per sé: dinamiche della
collaborazione

4. Il diamante grezzo
Riconoscere il potenziale nascosto: fatti e fantasie

5. La forza della comunicazione debole
Come essere modesti e influenzare gli altri

6. L'arte di mantenere la motivazione
Perché alcuni giver si esauriscono mentre altri non mollano mai

7. Catalizzare il cambiamento
Come superare l'effetto «zerbino»

8. La redenzione di Scrooge
Perché una squadra di calcio, un'impronta digitale e un nome ci possono
spingere nell'altra direzione

9. Uscire dall'ombra
Come agire in concreto

Adam Grant
Più Dai Più Hai - Libro >> http://goo.gl/Y31EC8
Un approccio rivoluzionario al successo
Editore: Sperling & Kupfer Editori
Data pubblicazione: Settembre 2013
Formato: Libro - Pag 385 - 14,5x22,5
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__piu-da...bro.php?pn=1567
 
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Aloysius70
view post Posted on 30/1/2014, 16:52     +1   -1




Il motto di Grant "Più Dai Più Hai" riecheggia il classico stemma di D'Annunzio che è all'ingresso del Vittoriale, che poi riproduceva anche negli ex libris,
sui sigilli

image003

citato anche da Seneca al 6,3 del De beneficiis sul poeta Rabirio e il donare

Scrooge è Ebenezer Scrooge del Canto di Natale di Dickens, l'avaro finanziere dalle mani adunche.
Ovviamente Grant mi pare suggerisca di fare l'opposto di Scrooge....
 
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view post Posted on 30/1/2014, 20:07     +1   -1

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Io ho visto due versioni di film. L'attore migliore mi e' sembrato Patrick Stewart.

200px-AChristmasCarol1999Cover

Ebenezer Scrooge è il personaggio focale di Charles Dickens nel romanzo del 1843, A Christmas Carol.
All'inizio del romanzo, Scrooge è rappresentato come un avaro dal cuore di ghiaccio che disprezza il Natale.

Dickens lo descrive così: "Il freddo dentro di lui ha congelato le sue antiche caratteristiche, morse il naso appuntito, fece gli occhi rossi, le labbra sottili blu, e lui parlava in modo astuto con la sua voce stridente ..."

Il suo cognome è considerato in lingua inglese come sinonimo di avarizia e di misantropia.

Il racconto della sua redenzione da parte dei tre fantasmi del Natale (Fantasma del Natale Passato, Fantasma del Natale Presente, e il fantasma del Natale che deve ancora venire) è diventato un racconto che rappresenta le feste di Natale nel mondo di lingua inglese.

Lo slogan di Scrooge, "Bah, imbroglio!" è spesso usato per esprimere disgusto per molte delle tradizioni natalizie.

La storia di A Christmas Carol inizia alla vigilia di Natale nel 1843 , con Scrooge al suo business prestito di denaro .

Tra i suoi molti difetti , disprezza il Natale come una " Menzogna " , e sottopone il suo impiegato , Bob Cratchit , ad estenuanti ore a bassa retribuzione. Il giorno della vigilia di Natale , rifiuta bruscamente l'invito del nipote Fred alla cena di Natale dove Fred e' figlio di sua sorella defunta, e si allontana da due operai in cerca di donazioni di beneficenza per i poveri .
Mentre si sta preparando per andare a letto , è visitato dal fantasma del suo socio in affari ed amico passato, Jacob Marley , morto sette anni prima alla vigilia di Natale . Come Scrooge , Marley aveva trascorso la sua vita ad accumulare la ricchezza e lo sfruttamento dei poveri , e di conseguenza viene condannato a camminare sulla Terra per l'eternità legato nelle catene della sua stessa avidità. Marley avverte Scrooge che rischia di incontrare la stessa sorte , e che, come ultima possibilità di redenzione sarà quindi visitato da tre spiriti del Natale passato, presente , e quello che deve ancora venire.

Personalmente mi ha colpito soprattutto la scena del Fantasma del passato. :(

Il Fantasma del Natale Passato prende Scrooge con se' a vedere il suo passato di scolaro e giovane. Queste visioni rivelano che Scrooge era un bambino solo il cui padre lo mandò via a un collegio . ( In alcuni adattamenti cinematografici della storia , il fantasma spiega che la madre di Scrooge morì dandolo alla luce , per la quale il padre lo ha accusato . ) Il suo unico conforto era la sua sorella amata minore Fan , che ripetutamente pregò il padre di permettere a Scrooge di tornare a casa , e lui alla fine cedette . Fan più tardi morì dando alla luce suo figlio , Fred, il nipote di Scrooge. Lo spirito poi lo porta a vedere il Natale di qualche anno più tardi , in cui si e' divertito ad una festa di Natale tenuta dal suo capo di buon cuore , signor Fezziwig . Poi , lo spirito gli mostra un Natale in cui la sua fidanzata, Belle , lo lascia poiche' realizza che il suo amore per il denaro ha sostituito il suo amore per lei. Infine , lo spirito gli mostra una vigilia di Natale alcuni anni più tardi , in cui Belle è felicemente sposata con un altro uomo .

Nella seconda scena, Scrooge osserva come si stanno divertendo alla festa del nipote.

Nella terza scena, del Fantasma che verra', il figlio piccolo del suo subordinato morira', perche' suo padre non ha soldi per offrirgli le cure adatte. Inoltre, vede come i suoi soci d'affari parlano male della morte di qualcuno...che poi si rivelera' essere sua, quando vedra' inciso il suo nome su una lapide al cimitero.

Da allora, preso dalla paura, cambia a 360 gradi, diventando generoso con tutti. E, soprattutto, comincia a ridere di piu'.

ebenezer_scrooge
 
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Aloysius70
view post Posted on 31/1/2014, 12:11     +1   -1




Per chi fosse interessato:

Seneca, in origine al "Io ho quel che ho donato"...per estensione..."più dai più hai"

"Egregie mihi videtur M. Antonius apud Rabirium poetam, cum fortunam suam transeuntem alio videat et sibi nihil relictum praeter ius mortis, id quoque, si cito occupaverit, exclamare:

“Hoc habeo, quodcumque dedi.”

O quantum habere potuit, si voluisset! Hae sunt divitiae certae in quacumque sortis humanae levitate uno loco permansurae; quae cum maiores fuerint, hoc minorem habebunt invidiam. Quid tamquam tuo parcis? procurator es. Omnia ista, quae vos tumidos et supra humana elatos oblivisci cogunt vestrae fragilitatis, quae ferreis claustris custoditis armati, quae ex alieno sanguine rapta vestro defenditis, propter quae classes cruentaturas maria deducitis, propter quae quassatis urbes ignari, quantum telorum in aversos fortuna conparet, propter quae ruptis totiens adfinitatis, amicitiae, conlegii foederibus inter contendentes duos terrarum orbis elisus est, non sunt vestra; in depositi causa sunt iam iamque ad alium dominum spectantia; aut hostis illa aut hostilis animi successor invadet. Quaeris, quomodo illa tua facias? dona dando. Consule igitur rebus tuis et certam tibi earum atque inexpugnabilem possessionem para honestiores illas, non solum tutiores facturus. Istud, quod suspicis, quo te divitem ac potentem putas, quam diu possides, sub nomine sordido iacet: domus est, servus est, nummi sunt; cum donasti, beneficium est. "

Seneca, De beneficiis 6,3


Trad.

Mi sembra che Marco Antonio, vedendo che la sua fortuna passava ad altri e che a lui non era rimasto nulla se non la facoltà di morire e anche questa se l’avesse esercitata in fretta, esclami mirabilmente in un’opera del poeta Rabirio:

“Ho quello che ho donato”

Oh! Quanto avrebbe potuto avere se avesse voluto! Questa è la ricchezza sicura, destinata a rimanere sempre nello stesso posto in qualunque volubilità della sorte umana; e questa quanto più grande sarà, tanto minore invidia si attirerà. Perché risparmi come se si trattasse di un patrimonio tuo? Tu ne sei solo l’amministratore.
Tutte codeste cose che vi fanno dimenticare la vostra fragilità, tronfi come siete e sprezzanti della umana condizione, tutte codeste cose che voi con le armi in pugno custodite con serrature di ferro, che difendete con il vostro sangue dopo averle strappate ad altri versandone il sangue, per le quali varate flotte che insanguineranno i mari, per le quali squassate le città ignorando con quanti colpi la sorte vi prenderà alle spalle, per le quali, infranti tante volte i legami della parentela, dell’amicizia, di un’associazione, il mondo è stato diviso fra due contendenti, ebbene tutte codeste cose non sono vostre; sono presso di voi in conto deposito, pronte a rivolgersi da un momento all’altro ad un altro padrone; vi piomberà sopra o un nemico o un successore dall’animo nemico. Domandi come tu possa renderle tue? Donandole.
Provvedi dunque alle tue cose e procurati un possesso di esse sicuro e inespugnabile e le renderai così più rispettabili non solo più sicure. Questo patrimonio che ammiri, grazie al quale pensi di essere ricco e potente, per tutto il tempo che lo possiedi, è oppresso da nomi volgari: questi nomi sono “casa”, schiavo”, “soldi”; ma quando ne hai fatto dono, il nome è beneficio.


------

Per Scrooge che si trova nel "Canto di Natale" di Dickens ecco il testo per chi non l'avesse in cartaceo

http://www.liberliber.it/mediateca/libri/d.../html/testo.htm
 
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view post Posted on 1/2/2014, 11:45     +1   -1

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Aloysius70, bello il pensiero di Seneca...

Una parentesi.

Che poi, Seneca, approvo' il matricidio di Nerone nei confronti della madre.

Leggo su Wikipedia:
Agrippina divenne sempre più potente e popolare e riuscì a far sposare il figlio Nerone con Claudia Ottavia, figlia di Claudio e Messalina, nonché a convincere Claudio a designare erede al trono non il figlio Britannico, avuto da Messalina, ma Nerone stesso.
Passarono alcuni anni e l'anziano Claudio si ammalò senza rimedio. Avvicinandosi alla morte, egli si pentì di aver posposto il figlio naturale, Britannico, a quello adottivo, Nerone. Questo suo ripensamento ingenerò dissidi con Agrippina. Poiché la morte intervenne in un tale contesto, molte voci si levarono contro di lei.
Il rapporto tra madre e figlio, però, non era destinato a mantenersi solido e collaborativo: Agrippina non tollerava ombre al proprio potere e, quando il figlio prese a preferirle come consiglieri Sesto Afranio Burro e Lucio Anneo Seneca e a mostrare scarsa disponibilità al sacrificio, nonché a tradire Ottavia con la liberta Atte, ella cominciò ad esercitare pressione sul figlio, avvicinandosi al giovane Britannico, suo figliastro.
Nerone, insofferente dell'autorità materna, tolse di mezzo Britannico, avvelenandolo durante un banchetto. Da allora, madre e figlio si dichiararono guerra aperta. Nerone tolse ogni protezione alla madre e la fece allontanare dalla corte. Prese quindi come amante la bella Poppea Sabina, la quale istigò l'imperatore a sbarazzarsi di sua moglie Ottavia e della stessa madre Agrippina.
Nerone si risolse dunque al matricidio, senza temerne le conseguenze, che lo porteranno invece ad un inesorabile declino.


Seneca approvò l'esecuzione di quest'ultima come male minore. Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" (54-59), in cui Nerone governò saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo si trasformò progressivamente in un tiranno, e Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, costretto al suicidio dall'imperatore.

Giulia Agrippina (in latino: Iulia Agrippina Ara Ubiorum) nacque il 6 novembre 15. Una Scorpiona. ^_^

.............................................................................................................

Disckens... Grazie per il testo. :)

Ritornando alla novella di Dickens, mi chiedo se tutti i potenti del Mondo incontrassero sti' benedetti Fantasmi-Spiriti, cosa accadrebbe. I loro cuori si scongelerebbero, ritrovando un passato sofferente ed un cuore d'oro.
Poi, mi fa pensare, che se 'qualcuno' gli mando'' quei Spiriti, e' perche' a confronto degli altri esseri, doveva vederne un potenziale interiore maggiore. Qui' sarei daccordo in parte sull'affermazione: ''Non giudicare per non essere giudicato''. Aggiungo, invece di giudicare, agisci e vedi prima te stesso che ti compiangi...

Il giorno di Natale tutti diventano piu' buoni, ma lo fossero anche nel resto dei giorni...Non basta.

Vengono da Scrooge solo per staccare soldi, volendo ''dimostrare'' che e' cattivo...ma perche' vorrebbero i suoi soldi sporchi allora? Io non li vorrei, mi chiedo? Sono sporchi...Chi li chiede e' nella stessa barca, senza dignita' personale e non c'e' scusa che tenga per fare l'onore di Dio.
Il nipote, spinto da un momento di gloria interiore, lo invita...ma il resto dell'anno lo comprende o dimentica? Non credo, comunque, si tratta solo di egoismo, non meno a quello che fa Scrooge.

Forse, non sono psicologa, ma se qualcuno si fosse degnato di avvicinarsi a lui senza ''moreleggiare, ma realmente con il cuore, capendo che Scrooge ha subito dei 'traumi di perdite', che avevano fatto scattare in lui il complesso, forse anche Scrooge si sarebbe 'aperto'. Invece, bello il testo, meraviglioso, vengono le lacrime agli occhi, ma Scrooge era solo e forse piu' sensibile della maggioranza dei personaggi che incontra nella novella, pronti a parlare di cose etiche e col sorriso in faccia per 'lavarselo', ma vedere realmente nel suo cuore manco uno.
E' chiarissimo che suo nipote voleva staccare un sorriso da lui, ma certamente Scrooge non e' un falso che se lo sarebbe dipinto...non affatto. Ha una dignita'.
Faceva errori, ma forse, oso dire, spinto proprio (almeno in parte) dal comportamento di codesta gente? Non a caso, gli Spiriti vengono a salvare lui e non gli altri...i poveri. :)

E' solo una mia riflessione. A parte che la novella potrebbe far trasparire come un po' 'istrigatrice' alla paura, se rifiuti di festeggiare il Natale...ed essere ''buono'' in quel giorno. Non basta la carita', i soldi non contano. I veri 'poveri' non sono coloro senza soldi, come si esprime esagerando Scrooge ''I nullafacenti'', ma c'e' una realta' differente...

E' sul piatto d'argento che e' servita la scusa di autocompiangersi, di poterlo fare appunto: ''Io sono povero, quindi poveretto...lo vedete, no?'', per caricare. Ma chi non ha il piatto d'argento nelle mani, non trova scuse di fronte a nessuno.
Ehm, che non si fraintenda, non sto' affatto difendendo il comportamento di Scrooge, ma la sua persona. Quella si'.

Inoltre, il numero pagano (?) 3 ritorna nei 3 Spiriti, nella trinita' Cristiana, ecc...E' un po' di parte il testo, forse? Per parlare al cuore, non c'e' religione che tenga.
E, per religione, non intendo la fede...

Ma sono solo mie riflessioni... ^_^
 
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Aloysius70
view post Posted on 1/2/2014, 19:39     +1   -1




Anansi, beh la ..."famiglia" di Nerone era una specie di paniere di granchi, legata più da lotte di potere che da altro, tremenda.
Seneca come spieghi sopra ne fece anche le spese. Rimane però un grande autore latino...le Epistole a Lucilio sono forse il suo capolavoro, insieme alle tragedie piuttosto "moderne"...hanno influenzato anche Shakespeare e il teatro elisabettiano, col loro senso un po' sanguinolento e Grand-Guignol....
del resto gravitando la sua vita anche intorno a Nerone,
il tragico, la vendetta, il sangue e la questione morale erano per forza sempre dietro l'angolo. ^_^
Diciamo che come Nerone era pazzo, Agrippina era più che altro una vera...iena :D E Seneca ci ha rimesso le penne, poveretto.

Dickens è stato un narratore più fine di quanto si dica di solito, un indagatore della psiche, come hai notato anche tu poco sopra per la Christmas Carol.
Gli altri libri famosi, Oliver Twist, David Copperfield, Grandi Speranze non sono romanzi per bambini, nè solo romanzi sociali, tutt'altro, ma affreschi della società inglese in cui si stagliano vite di diseredati raccontati in tutto il loro ...familienroman (direbbe Freud), e nella formazione della loro psiche. Leggendo, sembra di sentire i loro pensieri.
Qui, solo per dare un'idea rapida del suo modo di narrare, una brevisima recensione del suo "Il nostro comune amico"
in cui il protagonista vero sembra il Tamigi...un fiume nero, infernale e che inghiotte tutto, come fosse l'anima nera londinese, un magma...impressionante. La rivoluzione industriale, gli affari avevano rotto l'armonia naturale dell'uomo per Dickens (e dagli torto), nei suoi affreschi del mondo che andava verso la modernità c'è la critica all'uomo di oggi attraverso simboli molto eloquenti.

@Anansi: sul "non giudicare per non essere giudicato"...dunque bisogna chiarire una cosa. Anche lì dove è scritto nei Vangeli, quando viene detto va inteso un po' in senso lato, non vuol dire di non avere un proprio parere o giudizio, noi giudichiamo tutto perchè la nostra mente è proprio fatta così, è basata sul principio di individuazione, sul principio di scelta, sul discrimine che sentiamo passare tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, questo sì e questo no.
Il "non giudicare per non essere giudicato" è inquadrato almeno nel testo originale nell'ottica di non esprimere un giudizio finale di condanna, senza appello, quello che spetta solo a Dio sulle esistenze degli altri. Sempre quel "Misericordia io voglio e non sacrificio" detto tante volte nel testo.
Dice cioè di non sostituirsi a Dio nel giudizio di condanna eterno (in pratica, è come dire all'uomo di non condannare all'inferno nessuno) Ma è chiaro che per es. il male va condannato.
Ma finchè siamo al mondo e ci svegliamo a un nuovo giorno e possiamo ancora dire "oggi..."
beh anche gli altri (non sempre eh) possono risvegliarsi e cambiare...significa solo "non condanniamoli senza appello prima del tempo."
Come a noi è stata fatta grazia, dobbiamo permetterlo anche agli altri (non parla ovviamente di colpe gravi verso la società civile da trattare in tribunali, e carcere, quelle vanno perseguite).
Intendo, va poi a finire che per strade diverse, stiamo dicendo la stessa cosa ;)

Scrooge era chiuso, proprio perchè aveva subìto il trauma della perdita, ci voleva qualcuno che sapesse toccarlo nell'intimo (in questo caso gli spiriti, a volte un amico sincero, o l'amore)
la "carità" sicuro non è solo dare soldi, quella è proprio una deformazione della parola...in origine charis, è amore spirituale, grazia....
quando anche nel vangelo si parla di ricco e di povero, è molto spesso riferito infatti al "ricco di sè" (quindi l'orgoglioso, quello che si sente già giusto ai propri occhi...alla cui sventura non c'è rimedio) e il povero (colui che cerca la grazia perchè se ne riconosce privo, o sente il bisogno di ricevere ancora spiritualmente)

mi sembra quindi prima di tutto si tratti di un atteggiamento verso le cose e verso la vita: il consiglio di Dickens non è una minaccia per chi non festeggia il Natale,
ma il suo consiglio è di vivere aprendo il cuore, fondamentalmente.
E' solo aprendo il cuore che anche Scrooge può ricominciare a vivere, in fondo. :)
 
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view post Posted on 1/2/2014, 20:02     +1   -1

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Ho capito, grazie.

Scrooge, comunque, secondo me' era bloccato e non poteva. Ci volevano proprio i Fantasmi-Spiriti. :P

Dai, non mi dirai ora, che non c'e' almeno un briciolo di propaganda natalizia, qui? Bah, sara'. :D Naturalmente, spero sia inteso in senso benevolo e non, come dici tu, da ''ricco di se'''.

A proposito della fatidica frase sul giudizio; anche qui' si intende come si vuole. Accetto volentieri la tua interpretazione, che mi sembra equilibrata. Ma tu sai quante menti squilibrate (e non intendo i matti, ma i malati d'anima) leggono sta' frase? A loro l'interpretazione esatta e possiamo solo sperare..

Quando riesco, leggo anche il ''Nostro comune amico''. :)
 
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bullex
view post Posted on 13/4/2014, 12:48     +1   -1




Parole veramente sincere! Più dai più hai è il mio motto
 
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