| “Non ho rimpianti, non chiamo, non piango, Tutto passerà, come fumo dai bianchi meli. Afferrato dall’oro dell’appassimento, Io non sarò mai più giovane. ” SERGEJ A. ESENIN (da “Poesie e poemetti, Bur)”
In suo ricordo voglio anche riportare le parole d’addio da lui scritte prima di suicidarsi.
« Arrivederci, amico mio, arrivederci.
Mio caro, sei nel mio cuore. Questa partenza predestinata Promette che ci incontreremo ancora.
Arrivederci, amico mio, senza mano, senza parola Nessun dolore e nessuna tristezza dei sopraccigli. In questa vita, morire non è una novità,
ma, di certo, non lo è nemmeno vivere. »
“Non ho rimpianti, né parole, né lacrime”
Non ho rimpianti, né parole, né lacrime. Tutto passerà, come la nebbia dai rami bianchi del melo. Appassito in una decadenza dorata mai più io sarò giovane. Anche il mio cuore toccato dal gelo ha smesso di battere come una volta. E questo paese di betulle, di indiana, più non mi attira, cammina a piedi scalzi. Spirito vagabondo, di raro ormai cerchi il fuoco delle mie labbra. Dove siete, freschezza degli anni passati, ardore degli occhi, piena impetuosa dei sensi! Adesso, quasi, non ho desideri. Eppure vita, che ho fatto io se non sognarti di continuo? Era come se a primavera, in un mattino sonoro, me ne andassi in giro sopra un cavallo rosa. Tutti in questo mondo sono votati alla fine. Dolcemente intristisce il rame degli aceri… Ma chiamiamoci dunque felici, benedetti per sempre, d’essere nati per fiorire e morire.
(Sergej A. Esenin - 1922)
Ogni cosa viva e’ segnata Sin dalla prima eta’ Se io non fossi un poeta Sarei un ladro e imbroglione
Scarno, di statura bassa Tra i ragazzi sempre eroe Spesso, spesso col sangue al naso Ritornavo nella mia casa.
Ed incontro alla madre spersa Rispondevo a denti stretti: “Non e’ niente, son inciampato All’indomani saro’ gia’ guarito!”
E addesso, quando ormai si e’ sciolto Di quei giorni il tormento ardente, Una forza indomita e audace Si e' riversata sopra i miei versi.
L’oro dei verbi e il grano, Sopra ogni riga dei versi Si riflette ancor l’ardore Di quel vecchio monello.
Come allora, ardito e fiero Solo il mio passo si e’ cambiato... Mi picchavano prima nel muso, Ma ora mi sanguina il cuore.
E non piu’ alla mamma confesso Bensi’ a canaglia che sghignazza e ride: “Non e’ niente, son inciampato All’indomani saro’ gia’ guarito!”
Io lo ricordo, amata, io lo ricordo, Lo splendore dei tuoi capelli; Non fu allegra vicenda, né leggera, Per me l'abbandonarti.
Delle notti autunnali mi ricordo, Del murmure nell'ombra di betulle: E se allora più corti erano i giorni, Più a lungo dava luce a noi la luna.
Ed io ricordo che tu mi dicevi: "Questi anni azzurri se ne andranno via, E tu, mio amato, dimenticherai, Per sempre, per un'altra".
Ma oggi il tiglio che va rifiorendo Di nuovo ha ricordato ai sentimenti Come teneramente cospargevo A quel tempo i tuoi riccioli di fiori.
E il cuore, non disposto a raffreddarsi, E amando un'altra con malinconia, Va ricordando con quell'altra te, Come un lungo racconto prediletto.
Una sera azzurra
Una sera azzurra, una sera di luna Sono stato giovane e bello.
Irrevocabile, irripetibile Tutto è volato via...lontano, senza sosta...
Il cuore è freddo ormai e gli occhi senza luce. Azzurrà felicità! Notti di luna!
Io ricordo
Io ricordo, o amata, ricordo Lo splendore dei tuoi capelli, Senza gioia, con pena Mi toccò abbandonarti.
Ricordo le notti autunnali, Il fruscio dell'ombre di betulla. Fossero stati più brevi i giorni allora Più a lungo per noi Avrebbe avuto splendore la luna.
Ricordo, tu mi dicevi: < E tu, o amato, con un'altra Mi dimenticherai per sempre>>.
Oggi il tiglio in fiore Ha rinnovato i sentimenti, M'ha ricordato come teneramente Spargevo di fiore le ciocche ricciute
E il cuore che mai Non scema d'ardore Tristemente amando un'altra, Come tu fossi la novella preferita, Con un'altra ti ricorda.
Voi ricordate, Voi certamente tutto ricordate: Come io stavo Alla parete appoggiato, E come, andando su e giù per la stanza Un discorso tagliente Mi scagliavate in faccia. È tempo di lasciarci, dicevate; E che vi aveva sfinito La vita mia dissennata, Ch'era tempo per voi di lavorare, E mio destino Rotolarmene ancora più in basso. Amore mio! Voi non mi avete amato.
CHE NOTTE
Che notte! lo non posso. Non riesco a ubriacarmi. C'è un tale lume di luna! É come se ancora custodissi Nell'anima la giovinezza perduta.
Amica dell'estati ormai fredde, Non chiamare il giuoco amore, Meglio che questo lume di luna Filtri sul mio guanciale.
Lascia che i tratti guastati Esso disegni arditamente: Tu non potrai disamare Così come non hai saputo amare.
Amare si può solo una volta, E tu mi sei lontana Perché invano ci chiamano i tigli, Coi piedi affondati nei mucchi di neve.
Io so e lo sai anche tu Che in questo azzurro riflesso lunare, In questi tigli non ci sono fiori: Su questi tigli c'è neve e brina.
Che più non ci amiamo da tempo, Tu non mi ami, io ne amo un'altra E a tutti e due è indifferente Giocare in un amore a buon mercato.
Ma anche se mi abbracci e accarezzi Coi baci di un'astuta passione, Il cuore eternamente sogni il maggio E colei che per sempre io amo.
Amore mio! perdonami, perdonami, Niente io ho trascurato, Ma ciò che ho più caro sul cammino É quello che per me è irripetibile. Irripetibili siamo tu e io. Morremo ed altri dopo noi verranno. Ma saranno sempre diversi: Non sono tuo ormai, tu non sei mia.
CON RIMPROVERO NON MI GUARDARE
Con rimprovero non mi guardare, Io non celo il mio disprezzo per te, Ma amo il tuo sguardo languido E la tua astuta dolcezza.
Sì mi ti mostri distesa E, magari, son lieto di vedere, Come la volpe, fingendosi morta, Sta all'agguato dei corvo e dei suoi piccoli.
Ebbene, fa' così pure con me, Ma perché non s'è spento il tuo ardore? Nella mia anima indifferente ormai Si sono imbattute altre simili a te.
Non sei tu che io amo, mia cara, Tu sei soltanto un'eco, solo un'ombra: In te io sogno un'altra, Che ha occhi cerulei.
Anche se essa non appariva dolce E, magari, era fredda all'aspetto, Con la sua maestosa andatura Profondamente mi scuoteva l'anima.
E una come lei non l'offuschi, E te ne andrai, anche se non vuoi, Ma non potrai già ferirmi il cuore Con una menzogna intrisa di carezze.
E tuttavia, pure disprezzandoti, Sconcertato scopro per sempre Che se non ci fosse inferno e paradiso, L'uomo stesso l'inventerebbe
L'uomo nero
Amico mio, amico mio, Sono molto molto malato. Io stesso non so da dove mi venga questo male. Se sia il vento che sibila Sul campo vuoto e deserto, forse, come a settembre al boschetto, È l’alcool che sgretola il cervello.
La mia testa sventola le orecchie, Come fa un uccello con le ali. La mia testa non è più capace Di ciondolarsi sul collo. Un uomo nero, Nero, nero, Un uomo nero Si siede sul mio letto, Un uomo nero Non mi lascia dormire per tutta la notte.
L’uomo nero Scorre il dito su un libro schifoso E, con canto nasale sopra di me, Come un monaco su un morto, Mi legge la vita Di un certo mascalzone e furfante, Cacciando nell’anima angoscia e paura. L’uomo nero Nero, nero...
«Ascolta, ascolta, - Mi farfuglia, - Nel libro ci sono molti bellissimi Pensieri e progetti. Quest’uomo Viveva nel paese Dei più repellenti Teppisti e ciarlatani.
In dicembre in quel paese La neve è pura fino al demonio, E le bufere mettono in moto i più allegri filatoi. Quell’uomo era un avventuriero, Ma della marca migliore La più alta.
Egli era elegante, E per giunta poeta, Anche se piccola, Afferrava la sua forza, E una certa donna, Che aveva quarant’anni e passa, Lui la chiamava bambina cattiva E la sua amata».
«La felicità – diceva,– È destrezza di mente e mani. Tutte le anime maldestre Sono note per la loro infelicità. Non importa, Se molti tormenti Sono frutto di gesti Tortuosi e menzogneri.
Nelle tempeste, nei temporali, Nella gelida vita, Nelle perdite gravi E quando sei triste, Apparire sorridente e semplice – È l’arte più sublime del mondo».
«Uomo nero! Non osare questo! Tu non sei in servizio Come un palombaro. Che m’importa della vita Di un poeta scandaloso. Per favore, a qualcun altro Leggi e racconta».
L’uomo nero Mi guarda fisso. E gli occhi si tingono Di un vomito azzurro, Quasi volesse dirmi, Che io sono delinquente e ladro, Che in modo svergognato e impudente Ha derubato qualcuno.
"Alenushka"
Fiorisci fiore fiorisci respira l’aria di primavera esci e cresci tremante e spera che l’umore non sia confuso con l’amore e tu non sia sacrificato e offerto nel nome di un sentimento indistinto spinto dal cuore che batte soltanto più forte.
"Stagno"
Penso: "nel bene e nel male: io ti amo!" ma forse più nel male che nel bene. oggi. domani notte baciarti il sesso mi auguro abbia più senso. rimane dunque un sonetto incompleto il mio amore per te.
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