Anello di sosta forum

Psicofiologia del sogno lucido

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 6/7/2010, 11:38     +1   -1
Avatar

Imperatrice della bambagia!

Group:
Administrator
Posts:
10,492
Reputation:
+58
Location:
Dalla terra dei carciofi!!! io adoro i carciofi!!!!

Status:


Il sogno lucido nel laboratorio del sonno

Fino al giorno in cui non si è avuta una empirica verifica del fenomeno
all’interno di un laboratorio, chiunque poteva esprimersi sull’esistenza dei
sogni lucidi, sia a favore che contro, senza che le sue affermazioni
potessero essere confutate, e quindi, verificate. Le affermazioni erano
basate su esperienze soggettive non verificabili.
Nel 1978 Hearne, nel suo dottorato di ricerca, ha riportato la prima
verifica empirica del fenomeno presentando le registrazioni
polisonnografiche (il polisonnografo registra vari movimenti muscolari del
dormiente, il suo elettro-encefalo-gramma, il suo elettro-cardio-gramma) di
un soggetto molto esperto nella capacità di avere sogni lucidi. Questi era
stato preventivamente istruito a inviare specifici messaggi attraverso i
propri movimenti oculari, che furono così rilevati durante otto sogni
lucidi, tutti durante fasi REM del sonno.

Negli studi di Hearne [1978], di LaBerge, Nagel, Dement e Zarcone [1981] e
in molti studi successivi i soggetti sperimentali hanno comunicato
volontariamente con gli sperimentatori per lo più dalla fase REM del sonno.
Tali comunicazioni avevano luogo attraverso i movimenti degli occhi e la
contrazione della muscolatura degli avambracci, che i soggetti mostravano di
poter controllare volontariamente allorché divenivano consapevoli di star
sognando. I soggetti erano in grado di riprodurre sequenze di movimenti
oculari stabilite insieme agli sperimentatori durante la veglia, ovvero
producevano nuove sequenze di cui avevano memoria una volta risvegliatisi.
Addirittura, con il procedere degli esperimenti, i soggetti arrivarono a
comunicare, esprimendosi nel codice morse, delle parole e delle iniziali di
nomi.

Tali esperienze hanno dimostrato che è possibile, per alcuni individui,
controllare volontariamente il movimento degli occhi durante il sogno.
Conseguentemente le stesse esperienze hanno anche dimostrato la possibilità,
per alcuni individui, di essere consapevoli di star sognando, in quanto tale
consapevolezza è la condizione necessaria della capacità di compiere
movimenti volontari con un intento comunicativo. Hanno dimostrato la realtà
del sogno lucido.

Per questo motivo i suddetti studi hanno avuto un valore fondamentale nella
storia della ricerca nel campo del sogno lucido. Infatti da quel momento
l’assunto: "Esiste il fenomeno del sogno lucido" è divenuta una affermazione
scientifica in senso popperiano. Karl Popper sosteneva [Popper, 1970] che
una affermazione, per essere scientifica, dovesse essere passibile di
falsificazione, doveva lasciare una porta aperta alla possibilità di essere
smentita dai fatti osservabili. Ora, dal momento che è possibile verificare
l’assunto: "X è, talvolta, consapevole di star sognando" attraverso l’uso
del polisonnografo, l’assunto stesso diviene una affermazione di dignità
scientifica (sempre che si accetti il pensiero epistemologico di Popper).

Una volta considerata la natura scientifica della affermazione circa
l’esistenza del fenomeno, bisogna attirare l’attenzione sul pericolo di
attribuire tale caratteristica di scientificità ad ogni studio in materia di
sogno lucido. Ad esempio le favorevoli testimonianze dell’uso del sogno
lucido in clinica e psicoterapia, essendo tali testimonianze soggettive, non
falsificabili né, dunque, verificabili, non sono una forma di sapere
scientifico, per lo meno secondo la concezione epistemologica di Popper.
L’argomento del sogno lucido è stato indagato attraverso strumenti
scientifici, ma anche attraverso strumenti non scientifici, peculiarità
comune a molti altri argomenti di pertinenza della psicologia. E’ importante
avere chiara questa distinzione.

La Fig.1 riporta il tracciato polisonnografico di 8 minuti di sonno REM in
cui ha avuto luogo un sogno lucido. In questo caso il polisonnografo ha
registrato l’elettroencefalogramma (C3-A2), l’elettrooculogramma (LOC, ROC)
e l’elettromiogramma (EMG). Quest’ultimo, come si può vedere non presenta
oscillazioni in quanto al momento della registrazione il soggetto si trovava
durante la fase REM del sonno. Negli ultimi istanti del tracciato, nel
momento segnato dal numero 5, ha luogo il risveglio. A questo punto
l’elettromiogramma riporta delle contrazioni muscolari.

Al risveglio il soggetto ha affermato di aver inviato, attraverso i
movimenti degli occhi, 5 segnali. I segnali sono indicati nella figura con i
numeri da 1 a 5. Il segnale numero 1 testimonia l’inizio del sogno lucido ed
è costituito da due coppie di movimenti oculari da sinistra (Sx) a destra
(Dx). Complessivamente si compone di quattro movimenti: Sx-Dx-Sx-Dx. Nei
successivi 90 secondi il soggetto ha riferito di aver esplorato il mondo
onirico volando fino al momento in cui ha creduto di essersi svegliato. A
questo punto (2) ha prodotto il segnale precedentemente stabilito per
comunicare il risveglio: quattro coppie di movimenti oculari
(Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx). Per altri 90 secondi il soggetto ha creduto di
essersi svegliato pur essendo ancora addormentato. Trattasi di un "falso
risveglio". Allorché si è reso conto di stare ancora sognando (3) ha
segnalato questa sua consapevolezza attraverso tre paia di movimenti oculari
(Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx). Riconoscendo di aver effettuato troppi movimenti
oculari, il soggetto ha subito dopo prodotto il segnale corretto: due coppie
di movimenti, Sx-Dx-Sx-Dx. Dopo altri 100 secondi ha avuto luogo il
risveglio (5), correttamente segnalato: Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx-Sx-Dx.

Il sogno lucido e la fase REM

Nel 1978 alcuni ricercatori [Olgivie, Hunt, Sawicki, McGowan, 1978] stavano
cercando di scoprire in quale fase del sonno avessero luogo i sogni lucidi.
La metodologia utilizzata in questo caso era elementare e poco probante: i
sognatori venivano svegliati durante le fasi REM del sonno e veniva chiesto
loro di riferire i sogni. In tre casi i soggetti riferirono di essere stati
consapevoli di star sognando. Gli autori ne conclusero: il sogno lucido
dovrebbe aver luogo durante la fase REM. Il condizionale, a quello stadio
della ricerca, era d’obbligo non potendo la ricerca dimostrare se i sogni
lucidi fossero avvenuti immediatamente prima del risveglio, e quindi durante
il sonno REM, ovvero molto tempo prima, e quindi durante il sonno non-REM.

LaBerge insieme ai suoi colleghi della Standford University [LaBerge, Nagel
,Dement, Zarcone, 1981] ha messo in luce come il fenomeno studiato riguardi
prevalentemente la fase REM, ma non solo. La sua ricerca ha utilizzato la
tecnica della segnalazione attraverso i movimenti oculari e le contrazioni
della muscolatura degli avambracci durante il verificarsi del sogno lucido.
I segnali del sognatore lucido consistevano in specifici movimenti oculari,
rilevati attraverso l’elettrooculografia (EOG), e contrazioni degli
avambracci, rilevate attraverso elettromiografia (EMG). Veniva rilevata
anche l’attività elettroencefalografica (EEG). I soggetti, che partecipavano
a questi rilevamenti in un laboratorio del sonno, venivano precedentemente
addestrati a compiere specifici movimenti oculari allorché l’esperienza del
sogno lucido avesse avuto luogo. Dovevano muovere gli occhi secondo la
sequenza: Sx-Dx-Sx-Dx. L’EOG, così, tracciava nettamente la sequenza:
su-giù-su-giù, mentre contemporaneamente l’EEG rilevava le onde del sonno
(Fig.1). Nel corso di 34 notti furono rilevati 35 sogni lucidi di cui: 32
durante la fase REM, 2 durante la fase 1 del sonno non-REM, 1 durante la
transizione dalla fase 2 non-REM alla fase REM. Ciò sembrerebbe dimostrare
come il fenomeno in esame appartenga principalmente alla fase REM del sonno.

Alcune ricerche, che hanno studiato il sogno lucido considerandolo un
fenomeno di quasi esclusiva pertinenza del sonno REM, ne hanno confermato la
presenza durante la fase del "sonno paradosso". Questo è il caso delle
ricerche che hanno studiato la relazione tra sogno lucido e riflesso di
Hoffman. La soppressione del riflesso di Hoffman, il riflesso elettricamente
evocato di una monosinapsi spinale, viene spesso considerata la
caratteristica che discrimina il sonno REM dal resto del sonno. Diversi
autori [Brylowski, 1987; Brylowski, Levitan, LaBerge, 1989] hanno studiato
la soppressione di tale riflesso durante il sogno lucido. In particolare
Brilowski, Levitan e LaBerge [1989] hanno osservato per quattro notti,
attraverso la metodologia della comunicazione con i movimenti oculari, un
sognatore lucido esperto. Il riflesso veniva evocato e misurato ogni 5
secondi. Le misure della soppressione del riflesso sono state confrontate
tra fasi REM con sogni lucidi e fasi REM senza sogni lucidi. I ricercatori
hanno osservato che il riflesso di Hoffman era significativamente più
soppresso nelle fasi REM con sogni lucidi che nelle fasi REM senza sogni
lucidi.

Anche gli studi, che hanno analizzato come vari quantitativamente la
presenza del fenomeno nell’arco della notte, hanno testimoniato a favore
della presenza dei sogni lucidi durante la fase REM. Come è stato da tempo
notato [Van Eeden, 1913] i sogni lucidi compaiono maggiormente durante le
ultime ore del sonno. LaBerge [1979] ha ipotizzato che tale distribuzione di
frequenza rifletta semplicemente la maggiore presenza di sonno REM nelle
ultime ore del sonno. Inoltre sempre LaBerge [1980a] ha evidenziato che la
distribuzione della frequenza dei sogni lucidi, osservata attraverso la
rilevazione di movimenti oculari volontari, nelle prime tre fasi REM non
differisce significativamente dalla distribuzione della frequenza dei sogni
lucidi stimata in base alla lunghezza media delle stesse fasi REM. Dunque i
sogni lucidi hanno una distribuzione quantitativa che rispecchia il variare
della lunghezza delle fasi REM, e quindi hanno luogo, prevalentemente (ma
come si è visto non solo) durante la fase REM.

Elettroencefalogramma del sogno lucido

L’elettroencefalogramma dei sogni lucidi è significativamente diverso da
quello dei sogni non-lucidi?

Olgivie, Hunt, Tyson, Lucesnu, Jeakings [1982] cercarono di verificare la
propria ipotesi che il sogno lucido, rispetto all’ordinario sonno REM, fosse
caratterizzato da alti livelli di attività alfa, in uno studio con 10
soggetti esperti nelle capacità di ricordare i propri sogni e di avere sogni
lucidi. Ogni soggetto passò due notti in un laboratorio dove veniva
svegliato durante le fasi REM per essere interrogato circa la propria
attività onirica in corso. I soggetti potevano essere risvegliati durante un
alto livello di attività alfa del sonno REM, ovvero durante un basso livello
di attività alfa. I dati raccolti convalidarono l’ipotesi di partenza.
Tuttavia una ricerca di un anno più recente [Olgivie, Hunt, Kushniruk,
Newman, 1983] che ha utilizzato la stessa metodologia non ha evidenziato una
differenza statisticamente significativa per quanto riguarda la presenza di
sogni lucidi tra periodi REM ad alto livello di attività alfa e periodi REM
a basso livello di attività alfa. Ulteriori ricerche sembrano essere
necessarie per rispondere al quesito iniziale.

Gackenbach, invece, ha cercato di applicare la nozione di sincronizzazione
interemisferica al fenomeno del sogno lucido in un articolo in cui propone
un parallelismo tra questo fenomeno e la Meditazione Trascendentale
[Gackenbach, Cranson, Alexander, 1986]. Sebbene vi siano diverse
osservazioni [Orme-Johnson, Hayenes, 1981; French, Beaumont, 1984] della
correlazione positiva tra Meditazione Trascendentale e sincronizzazione
interemisferica misurata attraverso la Coerenza dell’EEG (in genere definita
come la stima statistica della correlazione tra coppie di segnali
elettroencefalografici della stessa frequenza), non si hanno dati sulla
sincronizzazione intercerebrale durante il sogno lucido. Rimane, comunque,
il valore euristico dell’ipotesi.

L’oggetto di studio della lateralizzazione della attività elettrica ad onde
alfa rilevata attraverso EEG è stata applicato all’argomento del sogno
lucido da LaBerge e Dement [LaBerge, Dement, 1982b]. Questi osservarono
quattro soggetti, tutti sognatori lucidi esperti, addestrati a compiere
l’attività di cantare ovvero quella di contare durante il sonno REM. Tali
attività venivano previamente segnalate attraverso specifici movimenti
oculari. Gli autori hanno potuto osservare, e in tal modo confermare
l’ipotesi di ricerca: in corrispondenza dell’attività di contare l’emisfero
sinistro era più attivo del destro (presentando un minore livello di onde
alfa), e viceversa per l’attività di cantare. Inoltre tale lateralizzazione
di funzionamento cerebrale era presente, negli stessi soggetti, anche
durante le stesse attività durante la veglia.

Sogno lucido e attivazione

LaBerge, Levitan e Dement hanno analizzato i correlati fisiologici di 13
soggetti addestrati a segnalare l’acquisizione della consapevolezza nella
fase REM attraverso il movimento degli occhi [LaBerge, Levitan, Dement,
1986]. Le misurazioni fisiologiche erano: la frequenza cardiaca, la
frequenza respiratoria, l’attività elettrodermica e la densità dei movimenti
oculari. Gli autori hanno evidenziato che il momento del passaggio alla
lucidità è accompagnato da un aumento di tutte le grandezze misurate. Prove
identiche di attivazione fisiologica in concomitanza di sogni lucidi
segnalati attraverso movimenti oculari sono riportate anche in una ricerca
più recente [Brylowski, Levitan, LaBerge 1989]. LaBerge, Levitan e Dement, e
altrove LaBerge [1988b], ipotizzano che l’alto grado di funzioni cognitive
coinvolte nel sogno lucido richieda una corrispondente attivazione
neuronale. Tuttavia va notato che nella ricerca sopra descritta il confronto
tra i valori medi delle quattro grandezze rilevate durante i sogni lucidi e
i valori medi delle stesse quattro grandezze durante le fasi REM senza sogni
lucidi hanno dato luogo a differenze significative solamente in due
parametri: ossia vi è un incremento significativo solo per quanto riguarda
la densità dei movimenti oculari e l’attività elettrodermica; tale
incremento manca nella frequenza respiratoria e nella frequenza cardiaca.

Si potrebbe ipotizzare che l’attivazione fisiologica misurata da LaBerge et
al. sia da attribuire alla esecuzione della richiesta sperimentale di
segnalare l’acquisita lucidità attraverso i movimenti oculari, piuttosto che
alle caratteristiche intrinseche del fenomeno in esame. Quest’ultima
ipotesi, inoltre, sarebbe coerente con i dati raccolti attraverso
l’osservazione di un soggetto molto abile nella capacità di essere
consapevole durante il sonno da Gackenbach, Moorecroft, Alexander, Laberge
[1987]. Il soggetto, un assiduo praticante di Meditazione Trascendentale,
asseriva di rimanere cosciente per l’intero periodo del sonno e si dimostrò
capace di segnalare attraverso movimenti oculari la propria lucidità dalla
fase REM, nonché dalle fasi 1 e 2 non-REM. In concomitanza con la
segnalazione si verificava un’attivazione fisiologica che, in contrasto con
l’ipotesi di LaBerge et al. [1986], in breve tempo tornava al livello di
base. In questo caso sembrava, dunque, che l’attivazione fisiologica fosse
dovuta al compito della segnalazione oculare più che alle caratteristiche
intrinseche del fenomeno studiato.

L’argomento della attivazione del sistema vestibolare è stato studiato da
Gackenbach, Snyder, Rokes e Sachau [1986] in una ricerca in cui venne
misurata la responsività elettronistagmografica (ENG) di 48 soggetti
attraverso una stimolazione calorica (veniva iniettata dell’acqua calda nel
canale auditivo esterno). La frequenza dei sogni lucidi dei soggetti veniva
stabilita attraverso la somministrazione di un questionario. La responsività
del sistema vestibolare era misurata attraverso i tracciati del ENG, che
riportava la velocità del nistagmo dei soggetti, e attraverso i resoconti
delle esperienze soggettive di vertigine. L’alta velocità nella fase lenta
del nistagmo è considerata [McCabe, Ryu, 1979] essere la migliore misura
dell’integrità funzionale del sistema vestibolare. Poiché i risultati della
ricerca indicavano una maggiore velocità della fase lenta del nistagmo nei
soggetti frequentemente lucidi, Gackenbach et al. hanno proposto che i
sognatori frequentemente lucidi presentino una intensa attivazione del
sistema vestibolare durante il sonno e che la specifica attività mentale del
sogno lucido rifletta tale attivazione.

La relazione tra sistema vestibolare e sogno lucido, è stata osservata in un
altro studio in cui è stata evidenziata una correlazione positiva tra la
stimolazione del sistema vestibolare e la frequenza dei sogni lucidi
[Leslie, Olgivie, 1996]. E’ stato osservato che i soggetti posti a dormire
su una amaca oscillante, e quindi in una condizione stimolante il sistema
vestibolare, riportavano un incremento nella frequenza dei sogni lucidi.

Va notato che in questo caso gli autori, sebbene abbiano tentato di
utilizzare la suddetta metodologia della comunicazione volontaria attraverso
i movimenti oculari, non hanno in questo modo raccolto dati attendibili. Gli
autori riferiscono che la comunicazione attraverso i movimenti oculari sia
stata tentata solamente poche volte (4) dai soggetti e che i relativi
tracciati polisonnografici siano confusi e non interpretabili. Gli autori
ipotizzano che ciò possa essere attribuito al fatto di aver utilizzato
sognatori lucidi non esperti nel compito della segnalazione attraverso i
movimenti oculari. In questo caso, dunque, i dati circa la presenza dei
sogni lucidi sono stati raccolti attraverso i resoconti dei soggetti.

Equilibrio fisico

Come sopra riportato Gackenbach, Snyder, Rokes e Sachau [1986] hanno
verificato la maggiore responsività nistagmografica dei sognatori lucidi
alla stimolazione calorica delle membrane del timpano. Esssendo tale
responsività nistagmografica considerata [McCabe, Ryu, 1979] essere la
migliore misura dell’integrità funzionale del sistema vestibolare, gli
autori ipotizzano che una maggiore attività vestibolare abbia luogo durante
il fenomeno stesso del sogno lucido. Come è noto il sistema vestibolare
svolge un ruolo essenziale nell’orientamento e nell’equilibrio fisico.
Coerentemente con la suddetta ipotesi è stata rilevata una maggiore capacità
di equilibrio tra i sognatori frequentemente lucidi. In particolare è stato
osservato [Gackenbach, Snyder, Rokes, Sachau, 1986; Snyder, Gackenbach,
1988] che i sognatori frequentemente lucidi sono in grado di rimanere in
equilibrio su uno stabilometro più a lungo che i sognatori non
frequentemente lucidi e dei sognatori non lucidi (in questo caso la
frequenza dei sogni lucidi è stata determinata a partire dai resoconti dei
soggetti circa la propria vita onirica). Questa forma di equilibrio è
chiamata equilibrio statico. Per quanto riguarda l’equilibrio dinamico,
misurato camminando su un’asse di equilibrio, non è emersa nessuna
differenza significativa tra classi di sognatori.

Psicofisiologia del sonno REM

La possibilità di lavorare in laboratorio con soggetti, talvolta,
consapevoli durante le fasi REM, permette di allargare le conoscenze
psicofisiologiche del sonno REM, ossia la fase del "sonno paradosso".
Essendo lo studio psicofisiologico caratterizzato da variabili indipendenti
di tipo psicologico e da variabili dipendenti di tipo fisiologico (e l’EEG
ne è lo strumento principale), risulta evidente quanto maggiori siano le
possibilità di ricerca nel campo del sonno REM potendo disporre di sognatori
lucidi. Questi infatti sembrerebbero [LaBerge, Nagel, Dement, Zarcone, 1981]
poter essere preventivamente addestrati a mettere in atto durante il sogno
lucido determinati comportamenti (le variabili indipendenti), dando la
possibilità allo sperimentatore di osservare i concomitanti fenomeni di
ordine fisiologico (le variabili dipendenti).

Attraverso la metodologia dei sogni lucidi ocularmente segnalati LaBerge
[1980a; 1985] ha potuto verificare la corrispondenza temporale tra sogno e
realtà chiedendo ai suoi soggetti di stimare vari intervalli di tempo. I
segnali dei soggetti prodotti prima e dopo gli intervalli di tempo stimati
hanno permesso il confronto con il tempo oggettivo. Secondo l’autore i
soggetti erano in grado di stimare gli intervalli di tempo durante il sogno
lucido con un livello di imprecisione moderato e, comunque, simile a quello
mostrato dagli stessi soggetti nello stesso compito durante la veglia.

In una ricerca [Fenwick, Schatzman, Worsley, Adams, Stone, Baker, 1984] che
si proponeva di rilevare le eventuali corrispondenze tra eventi sognati ed
eventi reali vennero prese misurazioni elettromiografiche di numerosi gruppi
muscolari di un sognatore lucido esperto nel compito della segnalazione
attraverso i movimenti oculari. Gli autori sono giunti a varie conclusioni.
Innanzi tutto sembrerebbe che l’atonia muscolare della fase REM abbia un
gradiente variabile, essendo presente maggiormente nella muscolatura
assiale, e in misura minore nella muscolatura distale: sono stati misurati
piccolissimi movimenti delle dita delle mani, delle dita dei piedi e dei
piedi stessi. L’inibizione motoria colpirebbe maggiormente i muscoli
estensori rispetto ai flessori. Emergerebbe una precisa corrispondenza tra
il corpo sognato e il corpo fisico: i movimenti del primo provocherebbero
corrispondenti contrazioni nei gruppi muscolari del secondo, seppure in
misura attenuata e secondo le caratteristiche anzi esposte.

Sono state compiute osservazioni psicofisiologiche dei sogni lucidi a
contenuto erotico di un soggetto di genere femminile [LaBerge, Greenleaf,
Kadzierski, 1983]. I dati fisiologici comprendevano: l’EEG, l’EOG, la
frequenza respiratoria, la frequenza cardiaca, la conduttanza dermica, l’EMG
vaginale e l’ampiezza delle pulsazioni vaginali. Fu possibile analizzare i
dati fisiologici corrispondenti alle varie fasi dell’attività erotica
onirica del soggetto, poiché questi era in grado di segnalarle attraverso
specifici movimenti oculari. La frequenza respiratoria, la conduttanza
dermica, l’EMG vaginale e l’ampiezza delle pulsazioni vaginali, rilevati
durante l’orgasmo, mostravano un generale aumento rispetto ai valori medi
delle altre fasi REM. Contrariamente alle aspettative, invece, la frequenza
cardiaca non mostrava un aumento significativo.
LaBerge ha replicato questo esperimento [LaBerge, 1985] con due soggetti di
genere maschile. Anche in questo caso la frequenza respiratoria aumentò
significativamente, mentre la frequenza cardiaca rimase stabile. Bisogna
notare, inoltre, che entrambi i soggetti, pur raggiungendo l’orgasmo nei
propri sogni lucidi, non eiacularono.

LaBerge [1988b] ha proposto che i risultati della ricerca psicofisiologica
sul sogno lucido suggeriscano conclusioni valide anche per la
psicofisiologia del sonno REM in genere. Gli eventi che noi immaginiamo di
sperimentare durante i sogni sarebbero il risultato di una attività
cerebrale che produrrebbe effetti sul corpo simili a quelli che avrebbero
luogo se sperimentassimo gli stessi eventi nello stato di veglia. E questo
perché, come è stato sostenuto da Finke [1980] l’immaginazione multimodale
del sogno sarebbe prodotta dagli stessi sistemi cerebrali che producono le
percezioni equivalenti del mondo reale. LaBerge ha sostenuto [ibidem] che
questo potrebbe spiegare anche perché generalmente noi scambiamo i nostri
sogni per realtà: perché per i sistemi funzionali cerebrali che costruiscono
il nostro mondo esperienziale sognare di percepire qualcosa o farlo
realmente sarebbero la stessa cosa.

Fonte:
http://spazioinwind.libero.it/sogno_lucido...htm#laboratorio

Libro www.macrolibrarsi.it/libri/__sogni-lucidi.php?pn=1567

CD
http://www.amadeux.net/sublimen/catalogo/m...i_battimenti_hr
m.html#OOBE_EE01_-_Esperienze_extracorporee
 
Top
0 replies since 6/7/2010, 11:38   22 views
  Share