| del Dr.Mario Rizzi
da lista_sadhana
Viviamo in un'epoca di estremismi e di contrasti impressionanti in cui le più straordinarie scoperte scientifiche nel Regno Materiale coincidono con quelle ancora più sorprendenti del futuro della Coscienza. Ma se le prime sembrano reali scoperte, le seconde non sono altro che riscoperte della Conoscenza degli Antichi. Infatti realizziamo poco alla volta che gran parte di questa conoscenza scartata dai razionalisti come semplice superstizione, non può essere ignorata o negletta in modo così sistematico e che i fenomeni supernormali (paranormali), prima attribuiti all'intervento sporadico della divinità, erano solo manife-stazioni di forze naturali, in mano a coloro che le sapevano manipolare o facoltà percettive ancora so-pite nella maggior parte degli uomini.
Così, quello che una volta era chiamato con devozione "miracolo", è oggi considerato più freddamente come un caso di chiaroveggenza, chiarudienza, mesmerismo ipnotico, guarigione metafisica o magne¬tica, secondo le circostanze.
L'uomo ha scoperto che queste facoltà sono in lui e possono essere, in parte, sia ereditate sia scientificamente sviluppate grazie agli insegnamenti di un maestro qualificato. In tal caso è possibile provare a se stesso con le sue proprie percezioni l'esistenza dei piani superfisici, stati superiori di co-scienza, delle molteplici entità disincarnate e dei numerosi poteri e potenzialità di cui aveva, fino ad allora, ignorato l'esistenza. Attendendo di possedere queste facoltà, fa dipendere la sua conoscenza dalla testimonianza di coloro che le hanno acquisite, nello stesso modo in cui accetta come vere le testimonianze scientifiche degli scienziati sull'astronomia, o altri fenomeni scientifici che non ha il desiderio o la possibilità materiale di scoprire da solo. In una parola la scienza occulta è, nel minimo dettaglio, altrettanto scientifica di quella della materia ed il fatto che ci siano occultisti mediocri, indifferenti o fraudolenti non può rimettere in ogni modo in causa la Verità stessa.
La Verità è unica (4)
... esiste una unità di fondo di tutte le religioni; non vi è differenza fra le verità professate dalle varie fedi che il mondo si evolve, sia esteriormente sia inte¬riormente, secondo il medesimo procedimento e che tutte le Scritture riconoscono una sola Meta. Eppure questa verità fondamentale non è facilmente compresa. Il disaccordo esistente tra le diverse religioni, e l'ignoranza umana, rendono quasi impossibile sollevare il velo e intravedere questa grande verità. Le varie confessioni religiose alimentano l'ostilità e le divergenze, mentre l'ignoranza accentua il divario che separa una fede dall'altra. Solo pochi esseri particolarmente dotati riescono a sottrarsi all'influenza del proprio credo e a scorgere l'identità perfetta delle verità sostenute da tutte le grandi religioni.
Definizione della "spiritualità" (5)
Noi diamo al vocabolo "spirituale" un significato ampio. Non parlo qui di verità religiose; le varie formulazioni che ci provengono da teologi ed ecclesiastici appartenenti alle grandi organizzazioni reli¬giose, sia orientali che occidentali, possono essere vere o meno. Usiamo la parola "spirituale" per intendere quel mondo di luce e di bellezza, di ordine e di proposito, del quale parlano le sacre Scritture, quel mondo che è oggetto di attenta ricerca da parte degli scienziati e in cui sono sempre penetrati i pionieri della famiglia umana, per tornare poi a narrarci le loro esp¬rienze. Consideriamo spirituali tutte le manifestazioni della vita, ed estendiamo così il significato usuale di questa parola, in modo che includa le ener¬gie e le potenze che sono alla base di ogni forma della natura e conferiscono loro le qualità e le caratteristiche essenziali.
La vita spirituale non consiste... (6)
La vita spirituale non consiste nell'andare in chiesa, accendere ceri, confessarsi, dare qualche spicciolo ai poveri e mormorare qualche preghie¬ra. No, la vera spiritualità è una qualità della vita e sottin¬tende un contatto con la vita celeste, pura, armoniosa, perfetta. Infatti "spirituale" significa che lo spirito si manifesta, che la Divinità si manifesta.
Ora, spesso sono le forme che occupano il primo posto senza che il contatto con lo spirito sia stabilito. Si incontrano dei sedicenti spiritualisti che hanno tutto tranne lo spirito. In questi casi vedrete delle commedie, delle messe in scena, ma lo spirito sarà assente. Quando lo spirito si manifesta, apporta la nuova vita, una vita che fluisce, che purifica, che risuscita. Quando un essere umano è animato dallo spirito, anche se non fa' nulla, anche se non dice nulla, si sente che in lui lo spirito è presente.
Lo scopo finale (7)
... lo scopo di tutte le autentiche discipline religiose, o dello Yoga, è condurre l'individuo al punto in cui egli vedrà, e saprà, di per se stesso la realtà delle cose. Non è costringere la gente a ciò che si considera essere una buona condotta, anche se la condotta stessa, con la crescita della conoscenza interiore, deve inevitabilmente diventare "buona" e sociale. Molti metodi sono stati usati per addestrare la gente, ogni religione accentuando un qualche aspetto particolare delle direttive, e ognuna avendo, anche nel proprio ambito, variazioni senza fine di tali aspetti. In tutte, però, e in qualsiasi modo ciò venga espresso, l'essenziale è che l'essere individuale deve essere cambiato in modo che l'identità personale, così come la messa a fuoco della sua coscienza, vengano sostituite da qualcosa che va oltre l'ego separatista intorno al quale, di norma, sono accentrate le nostre vite. In taluni casi viene richiesta l'osservanza di un rituale e di azioni esteriori, anche in misura esagerata. In altri si dice che la verità esiste e può essere trovata soltanto mediante la meditazione e una elabora¬zione inte¬riore. In alcuni il tema centrale è la devozione a un dio o a un Maestro; in altri è detto che l'igno¬ranza, o la conoscenza parziale, sono la causa del nostro "estraniamento" dalla realtà ultima. Comunque per tutte il punto culminante è il principio che fino a quando viviamo focalizzati sul nostro sé personale, identificandoci a ciò che chiamiamo l'Io e che consideriamo come scisso da una qualun¬que "esistenzialità" universale, restiamo nel buio, meglio, rimaniamo ciechi alla Luce che è sempre presente intorno a noi.
Lo spiritualista può essere ricco quanto il Signore (8)
Se lo spiritualista ha una coscienza vasta e illuminata, è ricco quanto il Signore, poiché si sente figlio Suo e Suo erede. Mentre il materialista che non si riconosce erede di Dio, si crede soltanto erede di suo padre, del nonno o dello zio, ed è ben poca cosa. Lo spiritualista è colui che si considera un erede di Dio, sapendo che la ric¬chezza si trova nella sua coscienza. Fino a che non penserete in questo modo, sarete poveri e miserandi.
Se amate la vita spirituale... (6)
Se amate la vita spirituale, se non l'abbandonate mai, qualsiasi vostra difficoltà si trasformerà in suc-cesso, in vittoria. Ma se, per sfortuna, decideste di lasciare la vita spirituale perché vi impedisce di realizzare nel mondo qualcosa di più interessante, siete naturalmente liberi di agire come più vi piace; presto però vedrete l'enormità del vostro errore e di che cosa vi siete privati.
La vita spirituale è un contatto coi mondi superiori, un rapporto grazie al quale imparate a progredire anche a vostra insaputa. Se interrompete questo legame siete perduti, perché vi ponete fuori dalla luce.
Se finora non avete ottenuto grandi vittorie, ciò è dovuto al fatto che ancora non avete veramente spe¬rimentato la potenza dello spirito. Incominciate a credere in questo potere, e scoprirete quanto è reale. Più tempo passerà e più lo vedrete manifestarsi in tutto il suo splendore.
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Riferimenti bibliografici
1) Max Heindel, La Cosmogonia dei Rosacroce, Edizioni Il Cigno, Peschiera del Garda (1996). 2) Hilarion, Le stagioni dello spirito, pag.123, Edizioni Crisalide, Saturnia (LT), (1992). 3) David Anrias, Attraverso gli occhi dei Maestri, pag. 17, Edizioni Amiedi, Milano (1932). 4) Swami Sri Yukteswar, La scienza Sacra, pag. 12, Edizioni Astrolabio, Roma (1993). 5) Alice Bailey, Dall'Intelletto all'Intuizione, pag. 30, Edizioni Nuova Era, Roma. 6) Omraam Mickhael Aivanhov, Un pensiero al giorno, Edizioni Prosveta, Moiano (PG), (1977). 7) Luarence J. Bendit, Autoconoscenza, pag. 15 Edizioni Astrolabio, Roma (1969). 8) Amadeus Voldben, I prodigi del pensiero positivo, Edizioni Mediterranee, Roma (1992).
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