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Smettere di fumare attraverso il respiro

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view post Posted on 20/11/2006, 09:46     +1   -1
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Imperatrice della bambagia!

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di Alessandro D’Orlando - auraweb.it

Siamo tutti come neonati.
Il nostro è il potere di crescere.
Rabindranath Tagore

La nicotina, per la diffusione e per gli effetti a lungo termine sulla
salute, è la droga più pericolosa nella nostra società, assieme all’alcol
(1).

Il consumo di sigarette è oramai impopolare in Occidente dove le iniziative
contro i fumatori sono sempre più numerose (anche se l’inquinamento da
veicoli è ben più letale…) e si moltiplicano le iniziative per aiutare la
gente a smettere con questo vizio (2) . Questo atteggiamento sociale se da
una parte tutela i non fumatori, dall’altra rischia di creare un giudizio
morale forte verso la sigaretta, il che non aiuta: bisogna infatti
considerare ciò che il fumo rappresenta per la persona.

Un modo per esplorare queste motivazioni consiste nel trasformare il fumo in
una meditazione: ciò che prima era fonte di sofferenza si trasforma così in
uno spazio di ascolto partecipato, di amore e attenzione incondizionati
verso sé stessi.

L’ascolto all’inizio non è semplice, perché ci fa capire quanto il nostro
corpo è disturbato dal fumo, o quanto le nostre emozioni ed i nostri
pensieri sono alterati da esso. Questo ascoltarsi mentre il fumo scende
attraverso la gola, mentre gli effetti della nicotina vengono in essere non
ha niente a che fare con il masochismo: non c’è desiderio di sofferenza nel
percepirsi mentre ci si intossica, ma solo di conoscenza. Non ha niente a
che fare con l’ostinazione o l’ostentazione di forza e virtù: non c’è nulla
da combattere, perché la sofferenza non è un avversario, è semplicemente
qualcosa che non ha una grande importanza.

La sofferenza è una etichetta che diamo ad un insieme di sensazioni sulle
quali non ci soffermiamo adeguatamente: così non le capiamo e perdiamo la
possibilità di cambiare. Non solo non comprendiamo le cose perché ci fanno
paura e le evitiamo, come la sofferenza appunto, ma anche perché le
combattiamo. Dato che il fumo viene vissuto come l’elemento malefico, da
eliminare, da bandire, da condannare e dato il presupposto per cui "ciò a
cui resisti persiste", è comprensibile come l’abitudine permanga.

C’è anche chi nasconde la testa sotto la sabbia e pur di non ammettere che
non ce la fa a lasciare le sigarette dice che il fumo è un piacere troppo
importante per la propria vita. Per loro, forse è il caso di sperimentare
altre modalità per provare piacere.

Ha molte più possibilità di uscire dal tunnel del tabacco chi ha
riconosciuto la sua dipendenza, smette di combattere il fumo, di fuggire
alla consapevolezza del male che si sta facendo, va oltre le etichette di
"piacevole" e "spiacevole" in una calma auto-osservazione. Per questo
raccomando ai miei clienti un rituale, in cui ogni sigaretta si accompagna
ad un insieme di accorgimenti che aiutano ad ascoltarsi con calma
disponibilità.

Per esempio, per le sigarette a casa, ci si siede tranquilli sulla poltrona,
con la schiena diritta per un migliore ascolto del corpo. Poi si pone il
pacchetto di sigarette davanti a sé con l’accendino… si accende la sigaretta
e si percepisce il calore della stessa sulle dita e l’odore del primo fumo…
si mette la sigaretta tra le labbra e si percepisce il calore ed il sapore
del fumo nella bocca e poi nella laringe, nella faringe, nei bronchi, nei
polmoni… Si rimane in ascolto del proprio respiro e si osserva come cambia
mentre si fuma.

L’uso di un cronometro, permette di dedicare ne più né meno spazi del
necessario: il tempo non è più una preoccupazione se lo si affida ad un
timer e ciò consente di evitare la fumata veloce ed affrettata, o quella
soprappensiero in compagnia di amici. Si fuma ancora, ma solamente in un
momento interamente dedicato a sé stessi, né più lungo né più corto di
quello prestabilito. L’uso della sveglia è importante: controllare l’
orologio sarebbe infatti un’altra distrazione.

Per le sigarette sul lavoro si cerca un posto tranquillo dove fumare, o
comunque sospendere le altre attività che si stanno portando avanti, sempre
con un timer che suoni alla fine.

La meditazione sul fumo serve per portare l’attenzione sull’aspetto fisico,
emozionale, mentale, spirituale, rispetto ai quali si possono fare
osservazioni interessanti e domande altrettanto proficue.

1. Sul piano fisico si potranno percepire:

- una aumentata concentrazione a causa di squilibri chimici ed ormonali che
determinano un minor impatto degli stimoli esterni e distraenti sul sistema
nervoso (3);

- Un momentaneo senso di benessere. Le sostanze irritanti della prima
boccata spingono infatti ad una profonda inspirazione che allievi lo stress
dei tessuti e come effetto secondario di questa aumentata ossigenazione
anche la tensione psicologica si allenta inizialmente. L’associazione tra
sigaretta e breve sollievo porta quindi all’erronea equivalenza inconscia
"fumo = rilassamento" ed al rafforzamento del vizio;

- variazioni nel volume inspiratorio ed espiratorio durante le boccate.
Spesso è più lungo il tempo dedicato all’espirazione rispetto all’
inspirazione quando si fuma, ignari del fatto che è proprio il prolungamento
dell’espirazione rispetto all’inspirazione a dare una sensazione di sollievo
dallo stress.

Una domanda utile a questo livello è:

"Come posso calare l’impatto degli stimoli esterni sulla mia tranquillità
interiore, aumentare il mio volume respiratorio, prolungare il tempo dell’
espirazione e dello svuotamento dei polmoni con il conseguente senso di
benessere che ne deriva, senza ricorrere al fumo? ".

2. A livello emozionale, si potrà notare che:

- emozioni che non si vuole sentire, come rabbia, tristezza, paura o una
spiacevole mescolanza di queste chiamata "stress" – allentano la loro presa
sul nostro stato d’animo. Si pensi a quanto aumenta il consumo di sigarette
sotto stress.

- allo stato di benessere e vitalità della prima boccata segue
inevitabilmente uno stato di tensione che prepara il corso alla successiva
sigaretta – purtroppo però a livello inconscio rimane forte la prima
impressione di benessere associato alla sigaretta, più che il malessere
successivo.

Le domande saranno allora:

"Come posso lasciar andare l’emozione senza fumare?". Ed ancora: "Come posso
sentirmi vivo senza usare la sigaretta?", ed infine "Come posso gestire il
malessere della sigaretta senza passare a quella successiva?".

3. A livello mentale, possiamo individuare molti giudizi e biasimo per il
proprio comportamento:
si ritiene la propria abitudine un qualcosa di
"sporco" – come ci si può buttare via così? -, di "cattivo" – metto a
rischio la salute dei miei cari -, come un sintomo di una propria debolezza
intrinseca, quasi una ammissione di resa, di "diversità". Così il fumo,
premessa di quel giudizio, diventa anche conseguenza, come tentativo di
autopunizione inconscia o di gestione degli ulteriori sentimenti di
disistima che emergono.

Altri giudizi possono essere invece di approvazione verso la propria
condotta, che corrisponde a quella della persona ammirata – genitore o star
del cinema che sia.

La domanda su questo piano è:

"come posso ascoltare di più il mio corpo e dare meno retta a questi
pensieri di critica o giustificazione?".

4. Sul piano spirituale, se portiamo l’attenzione all’anima, ai suoi
orientamenti, forse si percepirà, aldilà della pura conoscenza
intellettuale, che attraverso la sigaretta essa forse esprime disaffezione
verso la vita, forse in un moto di espiazione rispetto ad una determinata
colpa, di ricongiungimento con qualcuno di caro che non c’è più, oppure di
annullamento – scomparire dalle difficoltà del presente - in vista di una
futura rinascita – in una nuova realtà: così infatti può essere anche
interpretato il cancro dal punto di vista psicosomatico.

Oppure c’è un anelito al Tutto, però mal indirizzato, nel senso che esso
viene perseguito attraverso la fine dell’esistenza fisica e non durante
essa. Come direbbe il Buddha: "La Via non è nel Cielo, è nella Terra".

Una domanda che aiuta in questo caso è:

"Come posso provare la felicità che cerco qui ed ora?".

La risposta a tutte le domande è sempre la stessa: "Respirando!": imparando
a giocare con il respiro e ad usarlo per indurre gli stati di calma o di
energia desiderati, mentre la mente, nell’atteggiamento del "va bene",
lascia che tutto sia, anche i suoi stessi pensieri di critica o
giustificazione – semplicemente essi perdono di importanza.

ciao
sara
 
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